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Quanto smart è lo smart working? Limiti, vantaggi, prospettive future di un'organizzazione del lavoro che cambia

Lavoro ibrido e settimana lavorativa corta

Negli ultimi tempi, sempre più spesso, anche in Italia, si parla della possibilità di implementare nelle aziende la settimana lavorativa di quattro giorni.

La settimana lavorativa corta non è un tema nuovo all'interno degli studi sull'organizzazione del lavoro. Primi studi ed esperienze pratiche possono essere ritrovate già agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso, anni in cui si pensava che questa modalità lavorativa si sarebbe inevitabilmente diffusa e avrebbe rivoluzionato l'intero mondo del lavoro (Bird, 2010), tanto da ipotizzare, in un futuro non troppo lontano, una «società del tempo libero» (Veal, 2022).

Molti decenni sono passati e nessuna di quelle profezie si è avverata.
Il successo dell'introduzione della settimana lavorativa di quattro giorni dipende, in misura considerevole, dall'incremento della produttività del lavoro, poiché per poter ridurre le ore a parità di stipendio è necessario che quelle ore compensino la produttività di quel giorno lavorativo a settimana mancante.

Una delle più grandi critiche rivolte a tale regolazione del lavoro consiste nell'intensificazione dei ritmi di lavoro poiché i lavoratori, consapevoli di dover svolgere in quattro giorni un lavoro che prima facevano in cinque giorni tendono ad incrementare l'intensità del proprio lavoro.

La sostenibilità in termini di costi di un tale regime nel lungo periodo non è nota (Veal, 2022). Ancora una volta ci si trova davanti a un paradosso.
Se, da un lato, il lavorare un giorno alla settimana richiede, per la propria sopravvivenza, un incremento della produttività, dall'altro, costringe il lavoratore a lavorare in modo più intenso rischiando, di fatto, di compromettere quella produttività da cui tanto dipende.

Come già sottolineato nel capitolo precedente, infatti, gli effetti dell'intensificazione del lavoro sulla produttività non trovano un punto di vista univoco tra i ricercatori (Howe & Menges, 2022). Si è soliti pensare alla settimana lavorativa di quattro giorni come un susseguirsi statico di quattro giorni lavorativi e tre giorni liberi che cominciano il venerdì, eppure, potenzialmente, si possono verificare diverse combinazioni, come un giorno extra in mezzo alla settimana, un weekend lavorativo e giorni libera in settimana o giorni liberi a rotazione per condividere i fine settimana di tre giorni tra la forza lavoro (Bird, 2010).

I permessi, l'orario flessibile, la settimana lavorativa di quattro giorni, il lavoro part-time e il lavoro da remoto sono solo alcuni tra i modi alternativi di organizzare il lavoro che in letteratura vengono definiti come lavoro ibrido.

Il lavoro ibrido è definito così perché permette di alternare la presenza in ufficio con il lavoro da remoto, che può essere da casa o spazi di lavoro condivisi come i coworking.
Questo modello risulta essere molto attrattivo sia per le aziende che per i lavoratori poiché permette di combinare i benefici del lavoro in ufficio con i benefici associati al lavoro svolto a casa (Sokolic, 2022).

Il lavoro ibrido richiede un cambiamento culturale da parte delle aziende, al fine di prevenire alcune delle conseguenze negative analizzate nel capitolo precedente, ovvero isolamento e solitudine del dipendente che lavora da remoto, con ripercussioni sul benessere e sull'equilibrio tra la sfera personale e la sfera lavorativa, e sul senso di appartenenza all'azienda.

Bisognerà costruire una cultura che promuova cooperazione (Kossen & Berg, 2022).
Sarà la cultura manageriale ad essere impattata maggiormente poiché «il cambiamento culturale necessario sarà innanzitutto legato alla vecchia concezione di autorità e non di autorevolezza (dove per autorità si intende un potere che si esercita con la centralizzazione delle informazioni e delle decisioni); alla scarsa capacità di lavorare per obiettivi; alla scarsa pianificazione delle attività » (De Masi, 2020:547).

Le aziende dovranno assicurare un buon funzionamento dei processi, che le risorse necessarie per il lavoro siano simili a quelle possedute negli uffici tradizionali, che il flusso di informazioni sia regolare e trasparente, che i valori degli impiegati e del datore di lavoro siano allineati, e che ci sia un senso di giustizia organizzativa (Sokolic, 2022).
Lo smart working e il lavoro ibrido rappresenteranno il futuro del lavoro. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

Quanto smart è lo smart working? Limiti, vantaggi, prospettive future di un'organizzazione del lavoro che cambia

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Informazioni tesi

  Autore: Svetlana Polshkova
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
  Facoltà: Sociologia
  Corso: Scienze dell'organizzazione
  Relatore: Lia Tirabeni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 42

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Parole chiave

controllo organizzativo
autonomia
work-life balance
lavoro agile
smartworking
futuro del lavoro
industrial smart working
lavoro ibrido

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