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Atti Osceni in Luogo Pubblico: offese al pubblico pudore o molestie sessuali? Analisi critica della sentenza di Cassazione Penale, n. 32687 del 2 settembre 2021.

Le reazioni della vittima

Nell’ambito della criminologia una delle parti fondamentali nell’analisi di un reato è naturalmente la vittimologia, ossia lo studio della vittima in quanto tale.
La vittimologia è la scienza che studia la personalità della vittima, le sue caratteristiche fisiche, psicologiche, morali, sociali e culturali in funzione di una maggiore conoscenza della relazione vittima-reo, andando anche a sviscerare tutte le motivazioni che possono aver portato l’autore a scegliere tale vittima e le motivazioni interne che possono aver portato la vittima, inconsciamente, a diventare tale.
Naturalmente in ambito pratico un criminologo pone particolare attenzione nello studio della reazione che la vittima ha nel momento della consumazione del delitto poiché fornisce una panoramica più completa sul tipo di criminale che si ha davanti e, a livello legale, influisce sulla quantificazione della pena da infliggere al reo.
Analizzano vari aspetti della personalità della vittima, del suo vissuto e del contesto in cui è vissuta nonché la reazione che ha nel momento della consumazione del reato si riesce ad arrivare a capire quale tipologia di vittima la persona in questione sia, nonché a capire il perché l’autore del reato abbia scelto proprio lei.
Le tre modalità di reazione della vittima rispetto a un’aggressione, o reato efferato, sono la fuga dal reato, la paralisi da violenza, o effetto “freezing”, o la reazione attiva detta anche reazione “d’attacco”.

Sub. A: Fuga dal reato
La maggior parte delle persone che, per svariati motivi, poste davanti a un pericolo riescono a mantenere la freddezza e la lucidità tendono a provare a fuggire.
La fuga è una normale reazione difensiva dettata dalla paura e dall’istinto di sopravvivenza, quando ci si sente seguiti per strada si tende ad aumentare il passo e se per strada qualcuno inizia una sparatoria si corre via cercando riparo.
Psicologicamente alcune persone scelgono la fuga come reazione in situazione di pericolo perché terrorizzate da quello che appare subito come un problema irrisolvibile, a livello inconscio però hanno la certezza di riuscire a fuggire e quindi lo fanno.
Parlando delle molestie sessuali, e più specificatamente degli atti osceni in luogo pubblico, non essendo atti che prevedono il contatto fisico fra la vittima e il suo aggressore è ancora più facile, per la vittima, darsi alla fuga.
In primis perché non si è fisicamente costretti a rimanere dove si è, si può scendere dal mezzo di trasporto su cui ci si trova o cambiare strada, in secondo luogo per molte vittime è più semplice fuggire davanti a una molestia sessuale indiretta proprio perché avviene in luogo pubblico e quindi si hanno più possibilità di scappare e confondersi fra la folla.

Sub. B: Paralisi da violenza o effetto “freezing”
Nel momento in cui si subisce un trauma non sempre si è in grado di reagire o scappare, anzi, secondo uno studio condotto dallo psicologo John Leach il 75% delle persone perde la capacità di ragionare razionalmente “bloccandosi” anche fisicamente.
Psicologicamente quello che avviene nel caso del “freezing” è un vero e proprio blocco tanto mentale quanto fisico, solitamente succede che la vittima nel momento della consumazione di una violenza, o più in generale in una situazione di pericolo, viene sopraffatta dalla paura non riuscendo a metabolizzare quello che le sta succedendo e non riuscendo più a ragionare.
Chi vive una paralisi da violenza rimane inerme davanti al fatto e spesso non sembra nemmeno che stia vivendo un evento negativo, a volte può avere reazioni nervose come il riso compulsivo o aumento della sudorazione, ma comunque non riesce a “capire” cosa gli stia succedendo e ad allontanarsi o reagire alla situazione.
La paralisi da violenza nel contesto delle violenze e delle molestie sessuali è una risposta molto comune, molte vittime, soprattutto se in passato hanno vissuto violenze reiterate o situazioni simili, vanno in “freezing” perché inconsciamente si sentono inermi e incapaci di reagire avendo un’immagine svalutante di sé stesse.

Sub. C: Reazione attiva o “d’attacco”
La reazione meno comune fra le vittime è la reazione d’attacco, e quindi l’intervento attivo nel momento di pericolo o minaccia volto alla risoluzione diretta del problema. Solitamente poche persone riescono a mantenere un buon livello di ragionamento razionale per capire come reagire attivamente.
Più semplicemente sono capaci di reazione attiva coloro i quali, conservando una buona capacità di ragionamento, riescono a vedere la situazione che stanno vivendo come risolvibile e, avendo una buona consapevolezza delle proprie capacità, sanno come comportarsi.
La reazione attiva può essere allenata, basti pensare ai corsi di difesa personale, ed è indispensabile soprattutto perché nel contesto delle aggressioni, a scopo sessuale e non, è importante non andare nel panico e rimanere razionale per poter valutare tempestivamente la situazione e gestirla al meglio.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Atti Osceni in Luogo Pubblico: offese al pubblico pudore o molestie sessuali? Analisi critica della sentenza di Cassazione Penale, n. 32687 del 2 settembre 2021.

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Informazioni tesi

  Autore: Flaminia Borsci
  Tipo: Tesi di Master
Master in Master in Criminologia e Criminalistica
Anno: 2022
Docente/Relatore: Edmondo Capecelatro
Istituito da: Scuola Superiore per Mediatori Linguistici Società Umanitaria - SSML P.M. Loria di Milano
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 37

FAQ

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Parole chiave

psicologia
criminologia
molestie sessuali
legge
atti osceni
art 527 c.p.
art. 609bis c.p.

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