Dietro lo specchio. The Lady of Shalott (1842) di A. Tennyson e The Gentleman of Shalott (1936) di E. Bishop

Nel 1900, gli specchi non erano più un lusso riservato ai ricchi, ma potevano essere trovati ovunque, grazie ai nuovi metodi industriali di produzione di massa, sebbene la loro qualità differisse a seconda di chi li aveva creati.

Questa produzione su larga scala causò un cambiamento ben esemplificato dagli "anni ruggenti" negli Stati Uniti, dove la sensibilità moderna dava importanza al consumismo, al piacere, al divertimento, alla giovinezza e all'immagine: i valori superficiali trionfarono su quelli etici che in passato avevano bilanciato i piaceri umani. Basti pensare al proliferare delle nuove vetrine dei negozi, nelle quali i passanti potevano specchiarsi mentre osservavano un mondo di merci in vendita, rendendo la Quinta Strada di New York un paradiso di specchi per i consumatori.

La cultura del salone di bellezza, sospinta dai nuovi ideali di bellezza delle celebrità di Hollywood e dalla sempre maggiore commercializzazione dei cosmetici, fornì alle donne un luogo sicuro in cui condividere gioie e dolori senza nessuna reale interazione diretta: avveniva tutto attraverso lo specchio, incluse le conversazioni e il contatto faccia a faccia, rendendo le estetiste le nuove consigliere. Lo "specchio magico" era tornato ora nella forma di uno strumento in grado di mostrare alle persone le loro fantasie o le peggiori paure, incitando le donne a cambiare il loro aspetto per stare al passo coi tempi.

Quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale, gli specchi erano diventati oggetti comuni nella vita di tutti i giorni, e la vanità che incoraggiavano era data per scontata. Persino i soldati al fronte avevano in dotazione uno specchio, e ricevevano cosmetici in regalo dalle proprie famiglie e amici. Gli specchi e i cosmetici sopravvissero anche al periodo del movimento di liberazione delle donne negli anni '60 e '70, spostandosi da una sottocultura ad un'altra, per esempio a quella punk delle vistose acconciature.

All'inizio degli anni '50 vennero costruiti i primi grattacieli dai muri di vetro a New York, per poi diffondersi nel corso degli anni '80 in tutto il Paese, all'alba della crisi energetica: permetteva alla luce di entrare nel palazzo riflettendo, allo stesso tempo, i raggi ultravioletti, oltre a consentire agli impiegati di osservare l'ambiente esterno. Funzionavano come giganti specchi per il cielo, le nuvole e i passanti.