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La realtà virtuale e il giornalismo del futuro

Narrativa non-lineare

Approcci e strutture narrative complesse sono ormai parte integrante dell'ambiente dei contenuti esperienziali in cui gli spettatori possono scegliere quale percorso narrativo intraprendere e con cosa interagire nella storia. Il New York Times, ad esempio, ha prodotto un servizio in cui la realtà aumentata consente agli utenti di impegnarsi nell’esplorazione tridimensionale dei costumi e del carattere dello storico cantante David Bowie. Grazie ad un’applicazione per smartphone lo spettatore può esplorare autonomamente i dettagli in modo non-lineare senza alcun percorso prestabilito, mentre una visualizzazione tridimensionale, interattiva e realistica gli permette di analizzare alcuni dei costumi più celebri dell’artista (Ryzik et al., 2018).
Molte delle tecniche narrative e delle strutture che emergono da questa strategia sono state esplorate anche negli anni '60 e '70 da giornalisti come Tom Wolfe, il quale utilizzò nuovi approcci alla narrazione attraverso una struttura prospettica in prima persona e altre tecniche come la narrativa non-lineare per coinvolgere il lettore nella storia. Tali storie solitamente non contengono un inizio, una parte centrale o una fine impliciti, le relazioni causa-effetto spesso non sono chiare e ogni individuo può sperimentare la storia in differenti varietà di narrazioni, o addirittura può contribuire alla conclusione della storia stessa (Pavlik, 2019).

Il Reynolds Journalism Institute del Missouri sta invece sperimentando il racconto di notizie in formato non-lineare tramite strumenti video a 360 gradi come quelli di Viar360 (Bentley, 20179). Con Viar360 gli utenti hanno la facoltà di creare storie virtuali in qualsiasi ambito: simulazioni, narrazioni informative, istruzione, giornalismo, formazione. Questo strumento fu eccezionalmente impiegato da una piccola redazione giornalistica slovena, Veer, utilizzando Viar360 per creare una copertura sportiva locale in formato virtuale (Gajsek, 2017). In questo modo gli utenti hanno potuto esplorare lo stadio di calcio locale per guardare la partita di qualificazioni alla Champions League tra NK Maribor e Zrinjski Mostar da prospettive omnidirezionali.

Le notizie esperienziali prodotte con una narrazione non-lineare non hanno alcun effetto significativo sull’aumento del senso di presenza, ma risultano efficaci per innalzare il grado di controllo percepito dall’utente sull’ambiente virtuale. In quest’ottica appare fondamentale comprendere il concetto di interazione dell’utente con il sistema virtuale. L’interazione è correlata a qualsiasi azione dell’utente che provochi un cambiamento all’ambiente virtuale (Eastgate et al., 2015), si riferisce al coinvolgimento attivo degli utenti nella storia e assume due forme principali: l'interazione tra utenti e giornalisti attraverso la partecipazione pubblica ai social media e tra consumatore e contenuto stesso. I movimenti del soggetto hanno il controllo sulla storia e il contenuto è stato progettato per consentire l'esplorazione, la partecipazione e le immersioni approfondite nei dettagli su cui poggia l’esperienza (Pavlik, 2019). Ovviamente, le eventuali limitazioni tecniche alla manipolazione degli oggetti da parte dell’utente sono da considerarsi come dei vincoli da ridurre al minimo durante un’esperienza in un sistema di realtà virtuale.
Un nuovo format giornalistico emerso negli ultimi due decenni che rappresenta una dimensione fondamentale delle notizie esperienziali sono i documentari interattivi. Essi risultano il formato all'avanguardia più utilizzato nel giornalismo internazionale, nonché uno standard globale per narrazioni virtuali professionali e di qualità. Potranno anche fungere da tabella di marcia per monitorare la qualità dei contenuti giornalistici nei prossimi anni. Per i giornalisti i cosiddetti “I-Docs” sono delle forme narrative avvincenti che fondono al loro interno l'eccellenza nella creazione di un report basato su audio, video e dati di qualità, con la possibilità dell'utente di navigare nel documentario in molteplici narrazioni intrecciate, vivendo un'esperienza progettata per evidenziare la complessità di alcune delle questioni più vitali al mondo (Pavlik, 2019). Si tratta di un genere costruito attorno a una cornice visiva, spesso utilizzando un'immagine panoramica come interfaccia utente interattiva, mentre i video vengono usati come componente centrale nella presentazione della storia.

Il primo documentario interattivo fu “Hunger in Los Angeles” di Nonny de la Peña (2012), presentato al Sundance Film Festival nel gennaio 2012. Durante la presentazione gli spettatori indossavano delle cuffie e degli occhiali specifici (mentre al giorno d’oggi utilizzerebbero gli occhiali Rift, ormai di fama mondiale) e la riproduzione del documentario ha avuto un notevole impatto: la maggior parte degli spettatori si è spaventata e ci sono state anche diverse grida, ma tempo dopo questo lavoro è stato descritto come – “un documentario al di sopra di quelli tradizionali, grazie alla sua capacità di immergere lo spettatore in un nuovo mondo” - dall’articolo Viewing the future? Virtual Reality in Journalism, pubblicato dal Knight Center nel marzo 2016 (Doyle et al., 2016).

Nikki Usher, professoressa associata all' Institute of Communications Research presso l'Illinois University, ha condotto un’analisi sull'avvento delle forme giornalistiche interattive e immersive. In Making News at New York Times (Usher, 2014), spiega come i dati interattivi saranno a breve una parte fondamentale del lavoro quotidiano di ciascun giornalista. Il giornalismo interattivo è sempre più integrato nelle redazioni giornalistiche moderne e il suo ruolo sarà sempre più importante per aiutare le testate a sopravvivere in un ambiente digitale sempre più frammentato e competitivo. Sempre dagli studi di Usher è emerso che i giornalisti sono spesso riluttanti a cambiare le proprie tecniche di lavoro: molti di loro pensano che le nuove tecniche possano aumentare la velocità a scapito della qualità, convinti che aumentando la velocità si innalzi allo stesso modo anche la probabilità di errore (Pavlik, 2019). Inoltre, il giornalismo del futuro richiederà nuovi modi di pensare a come produrre e raccontare in maniera innovativa le notizie e il sistema virtuale in quest’ottica consente al lettore di ottenere quello che Usher definisce come il punto di vista vicino e lontano (Usher, 2014). Questo può avvenire grazie all'uso di dati geo-localizzati offerti ai lettori sotto forma di mappa interattiva, dalla quale i lettori potrebbero avere un punto di vista generale o più specifico grazie alla possibilità di ingrandire la mappa fino a prendere in considerazione la propria comunità, il proprio quartiere o la propria abitazione.

L'avvento della tecnologia nelle pratiche giornalistiche ha permesso l'introduzione di un ulteriore dispositivo mediale all'interno del settore dell’informazione: il drone. Quest'ultimo è destinato a divenire particolarmente influente sulla produzione giornalistica dei prossimi anni, in quanto potrà essere utilizzato dai giornalisti di domani per differenti motivi (Pavlik, 2014):
• Incrementare il coinvolgimento del pubblico;
• Introdurre nuovi metodi di produzione video;
• Trasformare il contenuto attraverso l'uso di geotag;
• Acquisire nuove tipologie di dati da un'ampia gamma di sensori o di videocamere che potranno svolgere un ruolo centrale nella generazione di contenuti esperienziali unici;
• Offrire contenuti protetti da copyright fornendo ora, data, posizione e autore del video;
• Garantire la veridicità del video, poiché l'autenticità di qualsiasi contenuto può essere messa in discussione nell'epoca delle fake news.

Una delle prime testate giornalistiche mondiali ad adottare questo dispositivo nel settore dell'informazione è stata la CNN, usando un drone per catturare dall'alto l'area di Cuba, un territorio che è stato a lungo vietato ai cittadini statunitensi a causa della rivoluzione del 1959, ma che ora si sta di nuovo aprendo ai turisti americani grazie a un ordine esecutivo dell'ex presidente americano Barack Obama. Inoltre, le riproduzioni effettuate mediante i droni potrebbero essere efficacemente utilizzate negli ambienti virtuali riprodotti all’interno delle notizie esperienziali, in modo da consentire agli utenti di visitare virtualmente tali luoghi esotici da una prospettiva in prima persona, garantendo un notevole impatto e una facile comprensione agli spettatori. Un altro interessante cambiamento che potrebbe apportare l'introduzione del drone nel giornalismo esperienziale è una narrazione più veritiera e non filtrata, in quanto questi dispositivi non sono ancora sotto il controllo del governo. Tale capacità è stata ampiamente dimostrata da alcuni giornalisti indipendenti nel 2016, i quali grazie ai propri droni mostrarono la desolazione della città siriana di Homs, completamente rasa al suolo dopo cinque anni di guerra (Visser, 2016). A lungo termine l'inclusione di questo dispositivo nella professione giornalistica farà emergere nuove metodologie per il racconto delle notizie. Ad esempio, gli utenti avranno la facoltà di sperimentare video geo-localizzati di voli simulati grazie alla tecnologia indossabile. Durante l'esperienza saranno accompagnati dalla narrazione giornalistica e saranno anche in grado di condividere tali esperienze grazie alla possibilità di interazione tramite social media (Pavlik, 2019).

Questo brano è tratto dalla tesi:

La realtà virtuale e il giornalismo del futuro

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Informazioni tesi

  Autore: Lorenzo Messina
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi di Bergamo
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Media e Cultura
  Relatore: Federica Pallavicini
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 74

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