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La Pericolosità Sociale tra Diritto e Scienza: Riflessioni sull'aggressività in ambito sociale

Neuroscienze e pericolosità sociale

L'analisi della fattispecie riguardante la Pericolosità Sociale, che è stata condotta sino ad ora, ha permesso di ricostruire la genesi del fenomeno e di fornire una definizione puntuale dello stesso. Ma non solo questo.

La trattazione della questione ha, infatti, anche consentito di descrivere e individuare il prototipo del pericoloso/criminale ovvero le tipologie ad esso asso assimilabili, nelle sue più diversificate sfaccettature, nonché le varie forme che lo stesso pericoloso assume in correlazione alle diverse modalità di commissione del reato (ci si riferisce alle quattro figure di pericolosi qualificati già esaminate).

Dall'esame della norma e degli articoli del testo del Codice penale che si occupano di delimitarne il campo di applicazione, traspare che l'istituto della Pericolosità Sociale presenti carattere di trasversalità, in considerazione delle innumerevoli implicazioni scaturenti dalla relativa dichiarazione di questa particolare condizione, in sede giudiziale, oltre che delle conseguenze a cui il reo risulta assoggettato per via della sua condizione di pericoloso e di autore del reato.

La pericolosità sociale si distingue dal reato in senso stretto, in quanto quest'ultimo si pone in termini di rappresentazione in chiave criminale di un evento storicamente accaduto e circoscritto a un dato momento di riferimento, mentre la fattispecie della pericolosità sociale implica la sussistenza di una situazione soggettiva determinante e, soprattutto durevole nel tempo, del delinquente.

Il giudizio sulla pericolosità sociale del reo consiste, da un lato, in un accertamento delle qualità indizianti, per mezzo del quale si desume la capacità e il grado di probabilità, in capo al criminale, di commettere nuovi fatti costituenti reato, dall'altro, in una cosiddetta prognosi criminale e giudiziale (perché condotta direttamente dal giudice) effettuata sull'individuo, al fine di comprendere se su quest'ultimo rilevano la capacità e la propensione a delinquere.

L'odierna prognosi giudiziale del fenomeno relativo alla pericolosità sociale, che si caratterizza per essere una specifica peculiarità del soggetto criminale, oltre che condizione di imputabilità del reato al suo autore, va desunta dalle circostanze indicate dall'art.133 c.p. (per come si è già avuto modo di precisare) nonché dalle scoperte compiute dalle Neuroscienze, oltre che dalle valutazioni e formulazioni fornite da altri contesti multidisciplinari in grado di stimare il reale grado di pericolosità del soggetto.

Un esame completo della materia concernente la Pericolosità Sociale, non può, dunque, prescindere ad oggi dal corrisposto esame sul tema inerente alle Neuroscienze cognitive.

Il termine "Neuroscienza" inizia ad affermarsi negli anni Sessanta del XX secolo, ma lo studio del sistema nervoso e del cervello nelle sue funzioni ha una lunga storia: il primo studio scientifico sul cervello, infatti, si effettuò verso la fine dell'Ottocento, a seguito dell'invenzione del microscopio.

Il primo ad individuare la suddivisione in aree funzionali del cervello, altri non poteva essere se non il padre della Frenologia, Franz Joseph Gall, il quale credeva che a specifiche conformazioni del cranio fossero associate determinate caratteristiche di personalità degli individui. Concezione attualmente molto lontana dalle conferme a cui è giunta la materia delle odierne Neuroscienze.

I progressi fatti in campo medico, relativamente al cervello, alla sua conformazione e alla sua struttura, nonché sul sistema nervoso, ha condotto a distinguere nel cervello umano quattro aree distinte, ognuna demandata ad una funzione specifica propria che poi riporta influenze direttamente incidenti sul comportamento umano; dette aree, si distinguono in telencefalo, diencefalo, mesencefalo e metencefalo.

In particolare, sotto l'aspetto criminologico-forense, rileva nello specifico la prima di queste aree, dal momento che, gli studi condotti, hanno evidenziato come il telencefalo rappresenti la porzione di cervello che maggiormente è contrassegnata dal verificarsi del comportamento violento e quindi potenzialmente antigiuridico.

A queste conquiste se ne sono aggiunte altre e ulteriori studi hanno permesso di meglio comprendere il meccanismo cerebrale sia in condizioni di normalità che di malfunzionamento.

Ad oggi, sul panorama scientifico internazionale sono presenti innumerevoli associazioni e organizzazioni che focalizzano il loro impegno di medici e ricercatori sugli studi del sistema nervoso, allargando la cerchia di neuroscienziati che contribuiscono all'accrescimento delle competenze scientifiche neurologiche.

Le Neuroscienze rappresentano una branca delle scienze cognitive, all'interno delle quali ormai ricoprono un ruolo di estrema importanza, e che, negli ultimi anni, sono state caratterizzate da una rapida e continua espansione, in particolare, in riferimento all'utilizzo delle tecniche specifiche di cui queste si avvalgono e che sempre più spesso sono impiegate nel diritto penale come mezzo di prova scientifica.

Per entrare più nel merito della specifica questione, è necessario sottolineare la peculiare caratterizzazione di interdisciplinarità delle suddette scienze, in quanto, seppur interessate dallo studio del sistema nervoso, al loro ambito di intervento afferiscono anche l'anatomia, la biologia molecolare, la matematica, la medicina, la farmacologia, la fisica, l'ingegneria e, inevitabilmente, anche la psicologia.

Affinché si potessero studiare gli aspetti molecolari, cellulari, dello sviluppo, strutturali e funzionali, evoluzionistici, cognitivi, computazionali e patologici del sistema nervoso cerebrale, l'ambito già multidisciplinare delle Neuroscienze non ha smesso negli anni di ampliarsi notevolmente, al fine preciso di includere, all'interno del proprio settore di operazione, anche tutti gli altri approcci della scienza medica agli studi già avanzati e diversificati della materia.

Conseguentemente e in maniera automatica, si sono ampliate enormemente anche le tecniche scientifiche impiegate dai neuroscienziati, le quali sono attualmente in grado di studiare, partendo dagli aspetti molecolari delle singole cellule nervose, il funzionamento complessivo dei fenomeni emergenti del cervello, per il tramite di utilizzo di quelle tecniche che prendono il nome di "neuroimaging funzionale", il tutto corroborato dalla stretta collaborazione di modellizzazioni teoriche, simulazioni computazionali ed approcci sperimentali.

Il fatto che le Neuroscienze si presentino come un aggregato di materie che, sfruttando ognuna il contributo diversificato della branca di ricerca biomedica cui si riferiscono, prendono in esame diversi aspetti del sistema nervoso, si pone a favore dell'Ordinamento, in quanto l'attività fornita dalle Neuroscienze si propone di rispondere a quella serie di interrogativi a cui il sistema penale, per come oggi è disposto e organizzato, non sa dare la giusta inquadratura.

La disciplina scientifica delle Neuroscienze si occupa prettamente di indagare sullo sviluppo, la maturazione, il mantenimento e le risposte che, i dati provenienti direttamente dal sistema nervoso forniscono alla materia, con lo scopo di meglio evidenziare e comprendere la sua formazione anatomica, le modalità di funzionamento e le connessioni esistenti tra le diverse aree cerebrali e i comportamenti che esso manifesta.

Relativamente a queste ultime due questioni, connessione cerebrale e comportamenti conseguenti, è bene, però, sottolineare come le Neuroscienze cercano di comprendere in che modo lavori il sistema nervoso, non solo ed esclusivamente in una situazione di normalità, segnata da sanità mentale, ma anche e soprattutto come funzioni il cervello umano in condizioni di stato compromesse.

Più precisamente si cerca di capire come risponda il sistema cerebrale quando è contraddistinto da un certo grado di malfunzionamento, il quale può derivare da un deficit scaturente tanto da un fattore fisiologico, intervenuto in modalità di disturbo o di ostacolo al corretto sviluppo del sistema nervoso, quanto da un elemento di tipo patologico, il quale può presentarsi di origine psichiatrica o neurologica.

L'apporto che l'attività svolta dalle Neuroscienze offre all'Ordinamento nella sua battaglia contro la criminalità e, ancora, alla disciplina della pericolosità in ordine all'identificazione dei soggetti delinquenti, non si limita all'analisi e al riscontro (in maniera estremamente dettagliata) sul mancato o inadeguato funzionamento cerebrale del singolo individuo, ma è preliminarmente volto all'individuazione, attraverso una serie di studi empirici, di quegli strumenti che possono concretamente prevenire il verificarsi dei diversi deficit cerebrali, con la conseguenza che è più facilmente realizzabile un intervento ad hoc di tipo riabilitativo sul soggetto delinquente.

E ancora più apprezzabile per la comunità, se l'individuo in questione è un pericoloso qualificato.
In questo senso, si comprende appieno la significativa portata che la materia delle Neuroscienze riflette oggi sul tema della Pericolosità Sociale e sul sistema penale del doppio binario adottato dall'odierno Ordinamento, che basa tutta la sua idea di tutela sociale sull'adozione delle misure di sicurezza e sulle misure preventive.

Così descritte e definite, le Neuroscienze avrebbero implicazioni importanti relativamente al tema dell'imputabilità del soggetto autore del reato, in quanto sarebbero adottate come strumento primario di cui servirsi, in sede processuale, per l'elaborazione di perizie che vertono sull'individuazione di lesioni o disfunzioni cerebrali che rendono l'imputato incapace, o parzialmente incapace, di intendere e di volere e, dunque, fornirebbero al giudice un più preciso apprezzamento della sfera personale e medica dell'individuo.

Le Neuroscienze si presentano, dunque, come il nuovo strumento di indagine sulla mente criminale da adottarsi necessariamente, al fine di intensificare quella collaborazione tra giustizia penale e scienza che «riveste un'estrema importanza nell'accertamento dello status mentale che sorregge e guida la mano criminale».

L'ingresso nel diritto penale di tecniche scientifiche all'avanguardia come il neuroimaging, i test genetici e il particolare strumento della "macchina della memoria" (a cui è stata sottoposta a suo tempo Annamaria Franzoni), è evento destinato a rivoluzionare nel profondo l'intero sistema ordinamentale e non solo penale.

Procedendo ad un esame, che scende ancor più nel particolare, sugli studi neuroscientifici, ci si può fermare ad evidenziare la questione relativa alla funzione psicologica prodotta dai circuiti neurali.

L'emergere di nuove e potenti tecniche di misurazione degli stati del cervello e del suo funzionamento, permette tanto ai neuroscienziati quanto agli psicologi di affrontare questioni astratte come quella relativa al modo in cui la cognizione umana e l'emozione sono mappate dai substrati neurali specifici, e questo per mezzo delle tecniche scientifiche di cui le Neuroscienze di servono, prime fra tutte le tecniche di neuroimaging (nelle quali rientrano la risonanza magnetica funzionale, la Pet e la Spect), poi anche dell'elettrofisiologia e dell'analisi genetica umana.

Tutte queste combinate, poi, con sofisticate tecniche sperimentali della psicologia cognitiva.
Le Neuroscienze e le Neuroscienze cognitive sono, inoltre, alleate anche con le scienze sociali e comportamentali, allo scopo di meglio affrontare le complesse questioni sulle interazioni del cervello con l'ambiente circostante. [...]

Questo brano è tratto dalla tesi:

La Pericolosità Sociale tra Diritto e Scienza: Riflessioni sull'aggressività in ambito sociale

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Informazioni tesi

  Autore: Sara Nuzzo
  Tipo: Tesi di Specializzazione/Perfezionamento
Specializzazione in Criminologia e Scienze Forensi
Anno: 2020
Docente/Relatore: Vincenzo Lusa
Istituito da: PSICEF - Psicologia Clinica e Forense
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 47

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Parole chiave

criminologia
pericolosità sociale
neuroscienze
scienze forensi
art.203 cp
art.108 cp

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