La Pericolosità Sociale tra Diritto e Scienza: Riflessioni sull'aggressività in ambito sociale

4 INTRODUZIONE Il tema che ci si appresta ad affrontare, in riferimento tanto alla nozione di Pericolosità Sociale quanto alla materia delle Neuroscienze, è un tema di interessante attualità, il quale però non ha ancora trovato una precisa definizione né collocazione sistematica all’interno dell’Ordinamento Italiano, dal momento che il sistema giuridico non è maturo al punto da considerare la possibilità di mettere in discussione, e quindi modificare, i capisaldi del diritto penale. Vi è da dire, comunque, che negli ultimi anni e grazie all’apporto che tali tecniche scientifiche stanno fornendo sia al sistema Penale che a quello Civile, la disciplina delle Neuroscienze si sta facendo strada nel panorama psico – giuridico a grandi passi, proponendosi come nuovo strumento di indagine sulla psiche del reo e intervenendo sulla crisi del sistema a doppio binario, ponendosi, altresì, quale occasione di rafforzamento e correzione, soprattutto in relazione al grado di determinatezza e scientificità della nozione di Pericolosità Sociale. Il termine “Neuroscienza” inizia ad affermarsi negli anni Sessanta del XX secolo e si riferisce ad un insieme di discipline che, sfruttando il contributo di diverse branche della ricerca biomedica (per citarne alcune: la Genetica, la Neurofisiologia, la Farmacologia, la Biochimica, la Biologia molecolare, la Biologia Cellulare e le tecniche di Neuroradiologia) prende in esame diversi aspetti del sistema nervoso e si pone l’obiettivo di individuare e comprendere i substrati neurali dei processi mentali, oltre che del comportamento umano, misurando la struttura e la funzionalità del cervello. Così descritte e definite, le Neuroscienze avrebbero implicazioni importanti relativamente al tema dell’imputabilità del soggetto autore del reato, in quanto sarebbero adottate come strumento primario di cui servirsi, in sede processuale, per l’elaborazione di perizie che vertono sull’individuazione di lesioni o disfunzioni cerebrali che rendono l’imputato incapace, o parzialmente incapace, di intendere e di volere e, dunque, fornirebbero al giudice un più preciso apprezzamento della sfera personale e medica dell’individuo.