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Le parole che esprimono emozioni

Parole ed Emozioni

Parole definiscono e comunicano alcuni nostri stati interni che nell’uso comune definiamo emozioni. Teorie come quelle costruttiviste ipotizzano che parole quali felicità, rabbia, paura etc. contribuiscano a creare e modellare la percezione e la categorizzazione di quegli stati. Secondo quelle teorie, le emozioni sono una combinazione di una componente affettiva basilare (valenza) più la percezione di variazioni di parametri fisiologici (battito cardiaco, arrossamento del volto, tensione muscolare etc.), la riattivazione di ricordi e l’attivazione di programmi motori. Gli elementi che costituiscono le emozioni hanno carattere generale e non specifico ed entrerebbero a costituire numerosi altri stati mentali.
Pertanto, mentre la sensazione di piacere, o dispiacere, definita come affetto o valenza, potrebbe essere congenita e presente in varie specie animali e nei neonati della nostra specie, le emozioni sarebbero specifiche degli umani e maturate con il progressivo sviluppo di capacità cognitive durante la crescita dell’individuo. Tra quelle capacità il linguaggio sarebbe attivo anche nel rimodellamento dell’esperienze emotive, per cui la definizione di esse sarebbe un processo dinamico.

Una prova anatomica di questa ipotesi è la presenza di connessioni rapide e bidirezionali tra le regioni sensoriali del cervello e la corteccia orbito frontale associata alle conoscenze semantiche.
Le parole sono state costantemente usate negli esperimenti sulle emozioni.
In particolare, il paradigma della saturazione semantica ha permesso di avvalorare l’ipotesi costruttivista. La saturazione semantica consiste nel ripetere una parola ad alta voce numerose volte e questo fa si che la parola perda significato per chi la pronuncia. In uno studio di Lindquist (Lindquist et al., 2006) i partecipanti ripetevano per trenta (accesso semantico ridotto) oppure solo tre volte (accesso semantico intatto) una parola indicante un’emozione (es.: anger) e illustrante l’espressione di due volti presentati immediatamente dopo su uno schermo. I partecipanti dovevano giudicare se i due volti rappresentassero o non la stessa istanza della categoria emotiva indicata dalla parola.

Nella condizione di accesso semantico ridotto i partecipanti mostrarono difficoltà sia per l’esattezza della risposta, che per il tempo impiegato a rispondere. Ad escludere interferenze di fattori imprevisti dal primo esperimento, ne seguì un secondo modificando la procedura (Gendron M. et al. 2012). Alla fase di saturazione semantica faceva seguito la presentazione di un primo volto con la funzione di prime per lo stesso volto presentato di seguito. Se la semantica modifica la percezione dell’emozione la riduzione dell’accesso semantico al primo volto a sua volta dovrebbe impedire l’abilità di fare da prime a se stesso in seguito. In questo studio il tempo di risposta dei partecipanti a domande su caratteristiche non emotive del secondo volto era ritenuto misura dell’efficacia del priming. Il risultato fu che la ripetizione di una parola emotivamente rilevante impediva il priming al contrario della ripetizione di una parola neutra con funzione di controllo. Il giudizio di particolari emotivamente neutri dei volti impediva l’interferenza di un accesso a concetti riguardanti emozioni, possibile condizione invalidante l’esperimento.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Le parole che esprimono emozioni

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Informazioni tesi

  Autore: Antonio Giordano
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi Suor Orsola Benincasa - Napoli
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Neuroscienze cognitive
  Relatore: Simona Collina
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 48

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