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Il carcere è ancora la risposta adeguata alla punizione dei reati?

Problematiche psicologiche in carcere

Il detenuto, sin dall’ingresso in carcere, si trova a vivere in una condizione di stress elevato e di profondo disagio che coinvolge la sfera fisica, affettiva e sociale. I fattori che incidono su questi aspetti possono essere molteplici. In particolar modo, durante la prima fase di carcerazione, il pensiero dominante dei detenuti è rivolto alla propria famiglia, verso la quale provano un senso di vergogna, paura di averla delusa e timore di perderla. Nel periodo di detenzione, infatti, la vicinanza o all’opposto l’assenza dei propri legami affettivi possono condizionare il percorso processuale e trattamentale del singolo detenuto. Inoltre «La condizione di chiusura pressoché totale con il mondo esterno e l’impatto con il sistema penitenziario rappresentano senz’altro per il nuovo giunto un trauma, che ha inevitabilmente delle ripercussioni psicologiche». La letteratura specialistica evidenzia come il livello più alto di probabilità di sviluppare disturbi psicologici si manifesti nei primi mesi di detenzione, tanto che alcuni Autori sono arrivati a parlare di una “sindrome da ingresso in carcere”. Essa consiste in una serie di disturbi non solo psichici, ma spesso psicosomatici che può interessare diversi organi e apparati della persona. Generalmente tale sindrome si verifica soprattutto nei soggetti che possiedono un elevato livello di educazione, cultura e sensibilità, i cosiddetti “colletti bianchi”, per i quali il trauma della carcerazione risulta ancora più intenso in ragione del divario esistente tra la vita intra moenia e quella precedente. La capacità individuale e le modalità con cui gli interessati riescono a gestire questi fattori di stress dipendono da diversi fattori, che vanno dalla struttura della personalità, dalla cultura di appartenenza, dal contesto familiare e sociale di provenienza fino alle relazioni che si instaurano con gli operatori e gli altri detenuti. Coloro che hanno già vissuto esperienze detentive riescono generalmente ad adattarsi meglio, ma non si possono escludere reazioni sintomatiche anche tra di loro. Alcune manifestazioni di interesse clinico possono essere considerate come dirette conseguenze della detenzione, altre invece possono rappresentare l’aggravamento o l’espressione di disturbi psichici preesistenti. Ci sono comunque disturbi particolarmente significativi e frequenti.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il carcere è ancora la risposta adeguata alla punizione dei reati?

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Informazioni tesi

  Autore: Micol Gazzaniga
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Scienze Sociali
  Corso: Scienze del servizio sociale
  Relatore: Andrej Kristan
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 96

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Parole chiave

reati
carcere
suicidio
autolesionismo
garantismo
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