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La letteratura della migrazione in lingua italiana: Antonio Dikele Distefano

Riflessioni sull'italiano e sulla questione del nome proprio

All'interno della letteratura italiana della migrazione è possibile distinguere due grandi gruppi di scrittori: da un lato, gli scrittori della prima generazione sono coloro che non possiedono l'italiano come lingua madre e lo hanno appreso da giovani o da adulti; dall'altro, gli scrittori della seconda generazione sono di madrelingua italiani, ma i loro genitori sono stranieri. Una volta arrivati nel nostro Paese, nonostante avessero a loro disposizione altre lingue, i primi hanno scelto l'italiano come lingua di espressione per narrare il loro vissuto.
 
L'italiano appare loro come una lingua poco parlata fuori dai confini nazionali e, allo stesso tempo, gli italiani faticano ad imparare altre lingue. Gabriella Cartago riporta le parole dell'algerino Smari Abdel Malek tratte dal romanzo Fiamme in paradiso (Il Saggiatore, 2000): «Gli italiani, per la maggior parte, non sanno un'altra lingua! Non sanno né il francese né l'inglese! La loro lingua muore non appena passa il confine, proprio come il pesce quando esce dall'acqua!»33. Pertanto l'unica possibilità consiste nell'imparare la lingua del nostro Paese, non solo per comunicare ed essere compresi, dal momento che si rivolgono ad un pubblico italiano, ma anche per «essere riconosciuti come italiani, nuovi italiani»34, come afferma Sumaya Abdel Qader, nata in Italia e figlia di immigrati giordano-palestinesi. Continua: «Generalmente classificati come stranieri [...] dobbiamo avere padronanza, più degli altri, dello strumento di comunicazione per eccellenza che ci aiuta a porci sullo stesso livello degli altri».35 L'apprendimento dell'italiano, e delle lingue nel complesso, è caratterizzato da difficoltà di pronuncia, errori grammaticali, fenomeni di interferenza eccetera. Imparare l'italiano è certamente arduo e faticoso, ma perfettamente realizzabile. Però, spesso accade che gli autoctoni inspiegabilmente si sorprendano del fatto che gli stranieri parlino molto bene l'italiano. Al riguardo Mbacke Gadji, originario del Senegal, scrive nel suo racconto Pap, Ngagne, Yatt e gli altri (Edizioni dell'Arco, 2000):

Un piccolo sforzo per parlare correttamente l'italiano o qualsiasi altra lingua occidentale stupisce la gente come se si trattasse di un miracolo. Non è piacevole sentirsi complimentare per un così ovvio esercizio – fra l'altro indispensabile alla sopravvivenza del soggetto stesso.36

La relazione con la lingua del sì è piuttosto articolata e spinosa e molti sono gli autori che riflettono sul loro percorso di apprendimento dell'italiano e sull'italiano stesso.
Yousef Wakkas, di origine siriana, nella prefazione a La talpa nel soffitto (Edizioni dell'Arco, 2005), riflettendo sulla letteratura della migrazione, medita anche sulla lingua italiana e sul suo uso da parte di questi autori:

Oltre l'immigrazione, ciò che li accomuna è la scelta della lingua italiana come lingua franca […]: una lingua franca acquisita in una patria a noleggio che riesce ad accomunare arabi, slavi, latino-americani, persiani, senegalesi, albanesi, africani, asiatici e popoli dell'Europa dell'Est […] Questa letteratura, un ruscello timido che sta plasmando silenziosamente il suo percorso, parla in tutte le lingue attraverso una lingua adottiva che, forse per la sua bellezza e la sua ricchezza a tanti sembra la lingua materna.37

Conseguentemente la nostra lingua costituisce l'unico strumento di comunicazione che permette loro di relazionarsi e di solidarizzare sia con gli autoctoni sia con gli altri immigrati. Si comprende così il loro forte desiderio di integrarsi e la velocità nell'apprendimento dell'italiano. Nelle sue pagine Wakkas evidenzia come sia faticoso imparare una lingua straniera. In particolare, la maggiore sfida di uno dei suoi protagonisti riguarda la forma del rispetto38, ovvero l'utilizzo della formula di cortesia espressa mediante la terza persona singolare. Nonostante gli ostacoli, Wakkas loda la bellezza e la ricchezza della lingua italiana, ritenendola come una vera e propria madre. [...]


33 BENUSSI, CARTAGO 2009: 412.
34 GROPPALDI 2012: 39.
35 GROPPALDI 2012: 39.
36 BENUSSI, CARTAGO 2009: 416.
37 CARTAGO 2017 (senza indicazione di pagina).
38 Titolo omonimo di un racconto di Wakkas contenuto in Terra mobile (Cosmo Iannone Editore, 2004).

Questo brano è tratto dalla tesi:

La letteratura della migrazione in lingua italiana: Antonio Dikele Distefano

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Informazioni tesi

  Autore: Elisa Caldera
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Gabriella Cartago Scattaglia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 47

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