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LE SPECIAL PURPOSE ACQUISITION COMPANY. Uno strumento per raccogliere capitali e accedere alla quotazione

SPAC e Private Equity

L'investimento in SPAC viene spesso comparato all'investimento in private equity e l'apertura del capitale tramite business combination con una SPAC viene pensata come alternativa a un accordo con un fondo di private equity. 
D'altronde avevamo anticipato nel primo capitolo come la nascita delle SPAC fosse legata al tentativo di rendere disponibile l'asset class del private equity a un pubblico più vasto. 
Esistono sicuramente degli elementi in comune tra i due modelli di investimento, come il fatto che l'iniziativa sia promossa da professionisti con un track record essenziale per il successo, un management team che coinveste nell'iniziativa la cui remunerazione è in parte legata al risultato ed il fatto che non esista una target pre-identificata nell'investimento. 

È anche vero però, che si possono identificare alcune differenze tra SPAC e Private Equity, di seguito le più importanti secondo Fumagalli, op.cit: 
• le quote di investimento nella SPAC sono rappresentate da uno strumento finanziario quotato e quindi dotato di (una certa) liquidità; È invece noto che le quote di fondi di private equity sono difficilmente negoziabili prima della scadenza: spesso il trasferimento è subordinato al consenso del general partner, e comunque sul mercato secondario vi è un forte sconto sul net asset value; 
• gli investitori debbono immediatamente versare l'ammontare del loro impegno, anziché essere sottoposti al regime dei richiami (drawdown); 
• la SPAC effettua un unico investimento nella propria target, rinunciando così all'effetto di differenziazione tipico dei fondi di private equity; 
• non esistono costi di tipo continuativo (management fees) che gli investitori sopportano entrando nell'investimento; 
• gli investitori hanno una esplicita possibilità di esprimersi (voice) in merito alla proposta del management team; 
• esiste una facoltà di exit dall'investimento. 

Si osserva che nei fondi di private equity è ricorrente la presenza di un advisory board, nominato dai partecipanti del fondo con compiti consultivi in materia di investimenti e in rappresentanza dei partecipanti. Difficile trovare una simile struttura nelle SPAC invece, anche a causa della natura stessa delle società quotate e dei problemi che derivano in termini di diffusione di informazioni privilegiate. 
In ambito di private equity è prassi garantire l'exit dall'investimento con accordi parasociali che prevedono un percorso articolato e spesso impongono rigidi requisiti di corporate governance, con diritti di veto in capo alla minoranza che si riserva l'ultima parola in merito a operazioni straordinarie e investimenti strategici. 
Tutto questo non aiuta il già difficile dialogo tra private equity e imprese, specialmente in paesi come l'Italia dove le aziende sono controllate da imprenditori o famiglie imprenditoriali culturalmente abituate a non condividere il governo dell'impresa. 
In questo caso viene in aiuto la SPAC, che permette all'imprenditore di collocare una minoranza senza l'incertezza ed i costi tipici di un collocamento in borsa. 
Egli negozia infatti “privatamente” la valutazione dell'azienda con il management team. 
Non è vincolato da accordi parasociali e i suoi limiti nella governance dell'impresa sono solo quelli stabiliti dall'ordinamento del mercato di quotazione. 

Questo brano è tratto dalla tesi:

LE SPECIAL PURPOSE ACQUISITION COMPANY. Uno strumento per raccogliere capitali e accedere alla quotazione

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Informazioni tesi

  Autore: Filippo Caminati
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2019-20
  Università: Università degli Studi di Verona
  Facoltà: Scienze Economiche e Aziendali
  Corso: Finanza
  Relatore: Lorenzo Faccincani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 137

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