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POUR VAINCRE, IL FAUT CONVAINCRE - Corsa all’Eliseo 2022: la comunicazione politica durante le presidenziali francesi, uno sguardo socio-politologico

Una campagna presidenziale dominata dal potere dei social

Sebbene la sfida per la corsa all’Eliseo sia stata oscurata dallo scoppio della guerra in Ucraina, le elezioni presidenziali hanno continuato a interessare gli utenti dei social: secondo Visibrain, il picco di attività più alto di tutta la campagna elettorale emerge durante il primo turno con 3,1 milioni di post pubblicati, ovvero l'8% in più rispetto al 2017.
I tre candidati di cui si è parlato di più sui social sono stati Emmanuel Macron, Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon e questo dato rispecchia difatti anche il risultato delle urne.
Un punto nevralgico di queste elezioni presidenziali resta però l’astensionismo. Quest’ultimo si è fatto sentire anche sui social network, poiché il tradizionale hashtag #JeVote ha generato quasi due volte meno post rispetto al 2017, mentre d’altra parte #JeNeVotePas è stato, al contrario, 8 volte più presente quest’anno. Se si pensa che candidati e attivisti si sono scontrati più che mai sulle diverse reti social, lasciando dietro di loro oltre 121 milioni di messaggi, abbiamo di fronte un impatto veramente storico che ci fa comprendere sempre di più l’attenzione da porgere a queste piattaforme, diventate ormai anche spazi della politica.
Tuttavia, se da un lato il potere dei social media per raccogliere consensi è ormai fondamentale, dall’altro destreggiarsi sulle tante piattaforme, dove non esistono regole per l’assegnazione del tempo di parola come invece avviene in televisione o alla radio, è diventato per i candidati politici tanto cruciale quanto arduo. Ammesso che in passato possedere un sito internet, un profilo Facebook o Twitter era visto come un gesto innovativo e audace, oggi invece è un obbligo finalizzato a raggiungere buona parte dell’elettorato attivo. Non è più un elemento di distinzione.
Ma cosa ricordare delle elezioni presidenziali del 2022 analizzate dal punto di vista dei social?
Le elezioni registrano un record di attività con 121.753.954 messaggi pubblicati dal Primo gennaio 2022. Siamo a 3,1 milioni di post nei giorni precedenti il primo turno. Con 4 milioni di messaggi, il tema della sicurezza appare il più commentato sui social network.
Inoltre, tra i dodici candidati, Emmanuel Macron è la personalità più discussa sui social durante l’intera campagna (51,7 milioni di post), seguito poi da Éric Zemmour (27 milioni di messaggi) che declassa Marine Le Pen (15 milioni di messaggi).
Da un punto di vista delle tematiche, la guerra in Ucraina, l’affare McKinsey e i programmi dei candidati sono i 3 argomenti più commentati online.
In questo scenario, proseguiamo ad analizzare come i vari candidati hanno utilizzato questi mezzi tecnologici per guadagnare consensi.
Già a inizio dicembre Éric Zemmour aveva conquistato il primato di candidato più citato sui social, restando accorti però del fatto che essere al centro delle discussioni non si traduce necessariamente in un gran numero di sostenitori, ma può piuttosto dimostrare la divisione che esiste attorno a questo candidato. Di conseguenza, le “dérapages” di questo controverso personaggio – come il suo dito medio immortalato da France Presse durante una visita a Marsiglia, le violenze scaturite durante il primo meeting o la pistola puntata contro i giornalisti – e la sua “mancanza di compostezza” hanno fatto reagire gli utenti di Internet nel mese di dicembre. Anche Valérie Pécresse nei primi mesi di campagna ha guadagnato un numero elevato di followers e pubblicazioni, soprattutto a seguito della sua vittoria il 4 dicembre al Congresso dei Repubblicani o del reiterato paragone a Macron da parte dell’elettorato.
«Pour les internautes, les politiques des deux candidats sont semblables, nous retrouvons ainsi des messages comme 'voter Pécresse, c’est voter Macron' ou encore 'Pécresse, c’est Macron en pire», riporta Visibrain.

Jean-Luc Mélenchon, che ha deciso di mettersi in gioco sulle varie piattaforme molto presto, detiene il record di iscritti al suo canale YouTube tra i contendenti per la carica presidenziale: quasi 800.000. Quindi, il candidato in questione non si è presentato ai suoi “followers-elettori” solo una volta cominciata la sfida, ma ha ben sviluppato il concetto di “campagna permanente”, di cui parlavamo nel primo capitolo di questo lavoro. Su un altro fronte, anche Emmanuel Macron registra centinaia di migliaia di opinioni con la sua serie web della campagna sulla piattaforma YouTube, avvalendosi inoltre di una vera e propria équipe dedicata esclusivamente ai social network nella sua squadra per la rielezione. Allo stesso modo anche Éric Zemmour, già in pre- campagna per le presidenziali e dopo essere stato estromesso da CNews, ha lanciato il suo canale Youtube. In questo caso specifico, appare chiaro come il palcoscenico offerto dai social network possa porre rimedio alla censura televisiva. Ad oggi, infatti, il canale del candidato di estrema destra conta ben 454.000 iscritti e 169 video caricati. Al contrario, Marine Le Pen, presente da ben più tempo sulla piattaforma, conta soltanto 71.400 iscritti anche se con 309 video condivisi. Ciò ci fa riflettere sul fatto che, nonostante la presenza in questi contesti digitali sia fondamentale, può però diventare poco efficace se non addirittura inutile, se non si comprendono le dinamiche del social stesso o non si sfrutta con costanza la ribalta guadagnata nel tempo.
Come affermato inizialmente in questo scritto, occorre sottolineare quindi che imparare a comunicare è ben differente dal parlare per dire qualcosa, ma significa soprattutto conoscere e sapere utilizzare il mezzo di comunicazione. È il mezzo di comunicazione che se sfruttato bene diviene più importante del messaggio stesso, ma un messaggio ben costruito e trasmesso con il mezzo idoneo diviene il fulcro della nostra attenzione e può quindi ‘massaggiare’, come scriveva McLuhan, i nostri sensi e stimoli.

Potrebbe apparire utopico, ma in realtà si potrebbe capire di quale politico stiamo parlando anche solo basandoci sul social che quest’ultimo si opera ad utilizzare. Come a dire: «Dimmi qual è il tuo social e ti dirò chi sei!» Notiamo, per l’appunto, come per i politici in corsa all’Eliseo le affiliazioni politiche si riflettano ampiamente nell’uso e nella scelta delle reti. La République en Marche, partito liberalista e corporativo, ama LinkedIn, mentre l’estrema sinistra, che odia i grandi capitali, è molto riluttante a usare i giganti della Silicon Valley, come Facebook e Instagram. Anche il Front National è restio all’utilizzo di LinkedIn, scelta che può essere dettata dalla vicinanza storica alle classi lavoratrici, poco presenti su questa piattaforma, ma è ben accorta all’utilizzo di Instagram e Facebook, dove Marine Le Pen conta rispettivamente 290 mila followers e 1,7 milioni di seguaci, tuttavia ancora lontana dai 3 milioni di followers e 4,4 milioni di seguaci del suo sfidante, Emmanuel Macron. Vi è, poi, la storica piattaforma molto amata dai politici di tutto il mondo, la quale pullula dei pensieri istantanei di questi ultimi e dei loro commenti a caldo, ma anche di scelte istituzionali, condivise come se fossero soltanto uno dei tanti post giornalieri, stiamo parlando di Twitter. Su questo social, Macron spicca in vetta per numero di followers e anche per la sua attività costante, seguito da Marine Le Pen e Jean-Luc Melanchon, entrambi assidui frequentatori, senza dimenticare Valérie Pécresse, anche lei molto attiva e seguita su questa piattaforma.
In ultimo, ma non meno importante, anzi potremmo dire fondamentale per raggiungere la fascia più giovane dell’elettorato, vi è TikTok. Questo social si distingue dagli altri per la peculiarità di essere una piattaforma dominata dall’audiovisivo. Se infatti un tempo per guardare un discorso politico, pensiamo a quelli di De Gaulle, ad esempio, si faceva riferimento all' INA, Istitut National de l’audiovisuel, oggi basta girovagare tra i trend di TikTok per imbattersi nei discorsi dei candidati oppure anche divertirsi insieme a loro. Ebbene sì, mi permetto di utilizzare in questa sede il termine divertirsi, perché questa piattaforma si dedica soprattutto all’intrattenimento creativo e in grado di produrre divertissement, e soprattutto a portata di tutti, in quanto non servono mezzi di ultima generazione in grado di produrre video di alta qualità o con montaggi complessi, bensì viene premiata la creatività, la semplicità e l’originalità, capaci di rendere virali anche contenuti ritenuti poco d’effetto sulle altre piattaforme. Qui la scena è dominata da Mélenchon, il quale ha saputo ben comprendere le dinamiche del social e sfruttarle a suo favore. Si può infatti ipotizzare che il raggiungimento dei giovani elettori sia stato anche una conseguenza del mirato utilizzo di questa piattaforma. «Oggi i giovani parlano ai genitori dei TikTok di Mélenchon», come citato nel titolo di un articolo di L’Obs, primo magazine di attualità francese. In quest’ultimo si parlava proprio di quanto fosse difficile per i candidati fare a meno dei social network per rivolgersi ai giovani elettori e di come, tuttavia, alcuni abbiano imparato a utilizzare questi strumenti meglio di altri. Gli stessi giovani filmavano i propri genitori esitanti sul voto e racchiudevano in pochi secondi le titubanze di molti francesi che si rispecchiavano in quei video, oppure ancora si erigevano a porta bandiera di Macron, associandosi a Young People with Macron (JAM), il movimento giovanile di LREM, e distillando quotidianamente il programma del presidente- candidato con video umoristici e politici.
In definitiva, possiamo notare come nel 2022 la campagna si sia giocata anche sui social network e, in particolare, su quelli apprezzati dai più giovani, come TikTok, Twitch o Snapchat. Inoltre, Ipsos, società leader nell’analisi dei sondaggi, anticipava oltre il 40% di astensioni tra gli under 35 (poi rivelatosi fallace a seguito dei risultati che hanno dichiarato una percentuale inferiore). Questa previsione ha spinto molti candidati a mettersi in gioco, con più o meno coinvolgimento e successo, per attirare l’attenzione dei più giovani, a volte anche facendo prevalere la forma sul contenuto.

Questo brano è tratto dalla tesi:

POUR VAINCRE, IL FAUT CONVAINCRE - Corsa all’Eliseo 2022: la comunicazione politica durante le presidenziali francesi, uno sguardo socio-politologico

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Informazioni tesi

  Autore: Alice Carrazza
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi della Tuscia
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Rosalba  Belmonte
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 80

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media e politica
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elezioni presidenziali 2022

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