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Impatti antropici e consumo di suolo nelle regioni alpine - Il caso della Media e Alta Valtellina

Uso e valore agricolo del suolo

Come abbiamo potuto constatare, la porzione di territorio considerato strettamente di uso agricolo rappresenta un valore pari al 6,85% della MAV. Di questa ridotta quantità, non si può fare a meno di notare, grazie alla mappatura prodotta dal SIARL23, che le componenti fondamentali di questo sistema siano interpretate proprio dalle colture a vite e da quelle frutticole in particolare per la produzione di mele24, ma anche dal mais e dalle foraggere, in corrispondenza rispettivamente delle aree a seminativi semplici e dei prati permanenti e delle praterie d’alta quota. Ancora più significativa è invece l’estesa distribuzione dei terreni agricoli considerati come non classificabili, i quali spesso rappresentano allo stesso tempo le aree agricole di minor valore.

Proprio a tal proposito è interessante osservare la cartografia relativa al valore del suolo agricolo (ERSAF, 2023) realizzata basandosi sul metodo Metland25, il quale considera la vocazione agricola26 dei suoli in base alla loro capacità d’uso, ovvero la loro variabile potenzialità all’uso agricolo (se ne parlerà più approfonditamente successivamente - § 3.2.3 Funzione produttiva, protettiva e naturalistica dei suoli e il fenomeno di consumo ad esse correlate) e la destinazione agricola reale, ovvero l’uso effettivo che interessa un determinato suolo registrato dal DUSAF 7.0. La combinazione di queste variabili è affidata ad una valutazione a punteggio che attribuisce dei valori i quali rappresentano la risultante dell’interazione tra la potenzialità agricola naturale del suolo e gli effetti dell’uso del suolo presente.27

Ciò scaturisce in una ripartizione del territorio in classi di aree caratterizzate da:
valore agricolo alto, ovvero suoli adatti a tutte le colture o con moderate limitazioni agricole e/o dalla presenza di colture redditizie;
valore agricolo moderato, ovvero suoli adatti all’agricoltura e destinati a seminativo o prati e pascoli ma con limitazioni colturali di varia entità e soggetti talvolta a fenomeni di erosione e dissesto (sui quali peraltro l’attività agro-silvo-pastorale svolge spesso importanti funzioni di presidio ambientale e di valorizzazione del paesaggio);
valore agricolo basso o assente, ovvero porzioni del territorio che interessano le aree naturali e che non sono interessate dalle attività agricole o comunque da aree agricole marginali, abbandonate o in via di abbandono (ERSAF, Regione Lombardia, 2023).

Si può dunque concludere che, come anticipavamo in precedenza, la maggior parte delle aree agricole sono quelle di minor valore, le quali si estendono in particolare sui versanti dei rilievi, mentre quelle di medio e alto valore sono caratteristiche dei fondovalli: non solo il sistema principale racchiuso dalle Retiche, dalle Orobiche e dal massiccio dell’Ortles a nord-est, ma anche quella laterale in quota della Val Grosina (bipartita nei due rami del Malghero e dell’Eita) e della Val Verva.28 Tra questi, la porzione compresa tra il Tellinum e Mazzo di Valtellina emerge per la presenza di aree di valore elevato sicuramente anche grazie alle colture di pregio ivi localizzate.





23 Sistema Informativo Agricolo Regione Lombardia. Il dato è riferito al 2019.
24 Già storicamente, «il sostentamento della popolazione avveniva mediante lo svolgimento di attività economiche legate alla coltivazione di campi e dei vigneti, oltre allo sfruttamento dei boschi e dei castagneti. […] La coltivazione della vite era la più significativa […]» ma anche «il melo ha origini antiche, […]» seppure «nei secoli passati non era coltivato razionalmente». Fu soltanto «durante il primo dopoguerra, alcuni agricoltori della zona di Ponte iniziarono la conversione dei vigneti in meleti […]» e «soprattutto nel secondo dopoguerra che la melicoltura conobbe un notevole impulso, tanto da modificare fortemente il sistema agricolo e il paesaggio agrario locale.» (Schede AGP, Regione Lombardia, 2022)
25 Il metodo Metland (Metropolitan landscape planning model) è stato elaborato a partire dal 1971 da un gruppo interdisciplinare di ricercatori dell’Università del Massachusetts. Il suo scopo originario e principale è quello di misurare quanto l’azione antropica relativa all’urbanizzazione sia in grado di disturbare e sconvolgere l’ambiente naturale diminuendone il valore delle risorse paesaggistiche, ovvero tutti quegli elementi in grado di procurare utilità e vantaggi all’uomo. (Fabos, 1973)
26 Il dato deriva dalla Carta dei Suoli d’Italia del 2012.
27 Il calcolo viene realizzato assegnando un punteggio di base rispetto alla appartenenza ad una specifica
categoria di capacità d’uso del suolo, relativo proprio alla vocazione agricola, e un grado di riduzione della vocazione agricola basato sull’appartenenza ad una determinata classe DUSAF. Viene poi realizzato un ulteriore calcolato per l’ottenimento del risultato finale. Le specifiche di tale meccanismo possono essere consultate nel documento di riferimento “Aggiornamento dello strato informativo “Valore agricolo dei suoli” con metodo Metland utilizzando i dati DUSAF7”. ERSAF/Regione Lombardia, 2023
28 https://www.stradadelvinovaltellina.it/valli-laterali.html; Regione Lombardia, 2019

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Impatti antropici e consumo di suolo nelle regioni alpine - Il caso della Media e Alta Valtellina

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Informazioni tesi

  Autore: Davide Carrera
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2022-23
  Università: Politecnico di Milano
  Facoltà: Urbanistica: città ambiente paesaggio
  Corso: Urbanistica e scienze della pianificazione territoriale e ambientale
  Relatore: Silvia Ronchi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 156

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Parole chiave

montagna
valtellina
consumo di suolo
impatti antropici
gestione territoriale sostenibile
alpi italiane

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