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Islam e Stati Uniti nel contesto balcanico

Nel 1991 la guerra riapparve in Europa improvvisamente, interrompendo la lunga pace che durava dalla fine della seconda guerra mondiale. Dopo un decennio circa di crescenti tensioni politiche, mascherate dalla stabilità continentale determinata dalla guerra fredda, a pochi mesi dalla caduta del Muro di Berlino in Jugoslavia cominciarono a manifestarsi volontà separatiste e un risveglio di nazionalismo etnico che l'Europa aveva creduto scomparso per sempre. Nel giro di pochi mesi, il paese sprofondò in un conflitto sanguinoso, in cui appartenenze culturali, linguistiche e religiose tornarono in primo piano, come argomenti di legittimazione e mobilitazione usati da partiti e esponenti politici di tutte le parti in causa. In particolare in Bosnia e in seguito in Kosovo, dove il conflitto si protrasse nel tempo e anche dopo le paci rispettivamente del 1995 e del 1999 forti tensioni continuarono a manifestarsi, il conflitto assunse una connotazione più chiaramente religiosa, a seguito della compresenza di collettività musulmane e cristiane ugualmente radicate sul territorio. Benché diversi decenni di socialismo e di autoritarismo avessero reso l'Islam balcanico piuttosto laico e subordinato, il risveglio identitario che accompagnò il conflitto interessò anche questa comunità, mentre l'Europa scopriva l'esistenza entro i suoi confini di una numerosa comunità islamica e i caratteri e la sorte di questa popolazione divenne uno dei nodi del futuro europeo.
Intorno alla sorte dei musulmani balcanici si coagulò l'attenzione dei musulmani del resto del mondo. In Turchia, dove fin dai primi anni Ottanta era in corso una riscoperta dell'identità religiosa e del passato ottomano, si guardò ai Balcani come a una delle aree in cui si sarebbero dovuti riallacciare legami religiosi e storici e dove si sarebbe dovuto costruire un ruolo per un futuro da “superpotenza regionale”. Dall'Arabia saudita, molto attiva anche nelle repubbliche islamiche dell'Asia centrale appena diventate stati indipendenti in seguito al disfacimento dell'Urss, le fondazioni islamiche wahabite mostrarono un forte attivismo. Gli sciti iraniani e libanesi non mancarono di mostrare il proprio impegno per una nuova frontiera del confronto con l'Occidente Accanto a queste forme ufficiale e pubbliche di attivismo politico-religioso, la regione balcaniche divenne anche terreno d'azione per movimenti e singoli che militavano sul fronte radicale e leggevano la realtà internazionale attraverso le lenti dello scontro etnico, culturale e religioso.
Le vicende dei Balcani coinvolsero in prima linea gli Stati Uniti, che fin dall'invasione sovietica dell'Afghanistan avevano interloquito con i movimenti religiosi più o meno radicali che si opponevano all'Urss non solo in quanto potenza imperialista, ma anche come espressione di laicismo e di volontà di modernizzazione e colonizzazione culturale. Nel caso dei Balcani, gli Stati Uniti si trovarono coinvolti a diverso titolo, dal momento che la fine della guerra fredda aveva fatto di loro i garanti del nuovo equilibrio mondiale, ma come in Afghanistan anche in quella realtà il supporto dato inizialmente da Washington all'attività dei gruppi islamici vennero in seguito riviste e rivalutate quando essi imboccarono una via non controllabile e soprattutto quando l'Islam politico radicale cominciò a fare degli Stati Uniti il bersaglio politico e militare della propria azione. Dall'amministrazione Clinton all'amministrazione Bush, il rapporto con i movimenti di combattenti islamici rappresenta un aspetto caratterizzante della politica estera statunitense post-guerra fredda.
Nel corso dei capitoli verrà analizzata la questione balcanica attraverso l'analisi della società islamica nell'ex Jugoslavia, ponendo in particolare risalto la Bosnia e Erzegovina. La presenza dell'Islam radicale, molto forte a Sarajevo, la figura di Osama Bin Laden che assunse un ruolo attivo nelle vicende balcaniche, il ruolo del el-Mujahid come parte integrante dell'esercito bosniaco, il ruolo dell'Islam e del radicalismo islamico nella questione del Kossovo furono i principali terreni sui quali le amministrazioni americane guidate da Bill Clinton, George W. Bush e più tardi anche Barack Obama dovettero elaborare strategie di equilibrio.

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~ 4 ~ Il Novecento è stato il secolo che ha consacrato gli Stati Uniti al rango di unica superpotenza mondiale. Cosa li spinse ad estendere la propria politica estera oltre i propri confini nazionali? Perché gli interessi statunitensi non si limitarono al solo continente americano, così come sosteneva, in un celebre discorso al Congresso il 2 dicembre 1823, lallora presidente degli Stati Uniti James Monroe? 1 In questa sede approfondiremo la questione balcanica con particolare focus alla guerra bosniaca che ha segnato uno spartiacque epocale nelle vicende europee. In Europa la guerra riapparve quasi improvvisamente interrompendo la lunga pax europea. Le vicende europee nei Balcani coinvolsero in prima linea gli Stati Uniti chiamati ad intervenire per ergersi a garanti del nuovo equilibrio mondiale. Nel corso dei capitoli verrà analizzata la questione balcanica attraverso lattenta analisi della societ islamica nelle Jgoslaia, ponendo in particolare risalto la Bosnia e Erzegovina. La presena dellIslam radicale, molto forte a Sarajevo, la figura di Osama Bin Laden che assunse un ruolo attivo nelle vicende balcaniche, il ruolo del el-Mujahid come parte integrante dellesercito bosniaco sono solo alcne delle tematiche che andremo a presentare. 1 Bockman Johanna, David Ekbladh, The Great American Mission: Modernization and the Construction of an American World Order, Journal of Cold War Studies, 2010, pp.184-186.

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Informazioni tesi

  Autore: Nicola Francavilla
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Dipartimento di scienze storiche, geografiche e dell'antichità
  Corso: Scienze Storiche
  Relatore: Elena Calandri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 120

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