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La didattica antica della musica: una risorsa per la formazione musicale contemporanea

In questa tesi ho cecato di tracciare un filo d'unione tra i Seminaria Nobilium (attraverso i quali la nobiltà nel Rinascimento e primo Barocco acquisiva la propria formazione musicale teorico-pratica) e l'attuale Ordinamento Scolastico delle Scuole ad Indirizzo Musicale con particolare riferimento al D.M. 6 agosto 1999 che riconduce ad Ordinamento le Scuole Medie ad Indirizzo Musicale; parallelamente ho analizzato come nel corso del '700 la didattica strumentale (con particolare riferimento a quella violinistica) fosse funzionale ai canoni estetici coevi attraverso le testimonianze di J. J. Quantz, F. S. Geminiani e L. Mozart, proponendo in fase di tirocinio la messa di voce violinistica barocca come alternativa attuale per la risoluzione di problematiche tecniche inerenti l'emissione sonora dello strumento.

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INTRODUZIONE Il deserto dei tartari, celebre romanzo del bellunese Dino Buzzati, oggigiorno potrebbe essere considerato una valida metafora della situazione della formazione musicale in Italia: abbiamo tanti piccoli allievi musicisti Drogo seriamente impegnati in un ‘addestramento’, svolto in un contesto isolato dal resto del mondo ed in vista di una battaglia che, quando avviene, spesso li coglie impreparati perché nelle fasi dell’apprendimento è mancata una corrispondenza concreta con il contesto reale della disciplina. Fuori dalla fortezza, costituita dalle sedi di formazione musicale, abbiamo alunni della scuola pubblica che vivono in un deserto arido in cui troppo spesso la musica è vista come una materia che costituisce un’ora di ricreazione aggiuntiva. Contro questa visione, diffusa nella popolazione, non c’è un’opposizione istituzionale o professionale forte, ma piuttosto insegnanti troppo spesso impreparati nella materia ed istituzioni che puntano a riformare le fasi finali dell’Alta Formazione Musicale senza considerare il problema della formazione musicale di base, ad esempio creando dei corsi seri di formazione musicale, o quantomeno di avvicinamento alla musica, all’interno delle fasce scolastiche primarie. La moderna pedagogia sostiene che la formazione musicale di base dovrebbe avvenire in modo analogo all’apprendimento della lingua materna e quindi, parafrasando Zoltan Kodaly, dovrebbe avvenire attraverso la precedente formazione della madre e con un uso giornaliero del ‘linguaggio’ musicale, senza il quale il grado di formazione dell’allievo non può che essere, in alcuni ambiti, lacunoso. Preso atto di questo panorama, nelle pagine seguenti ho cercato di analizzare, dal punto di vista storico, la formazione musicale e quella strumentale che, fino almeno alla fine del XVII secolo, coincidevano in un unico intento: formare le persone contemporaneamente al canto e all’esecuzione strumentale. La tesi in sé, dunque, propone la didattica ‘antica’ della musica come una risorsa da cui attingere per la formazione strumentale e musicale ai giorni nostri, tanto più che, almeno nei propositi ed in buona parte dei contenuti, essa non differisce molto dalla didattica ‘moderna’. Il mio lavoro inizia, nel primo paragrafo, con una dissertazione del contesto culturale in cui si praticavano vari tipi di eventi musicali nel rinascimento, in particolar modo con riferimento alle corti italiane, da cui si può comprendere quale fosse il ruolo della musica all’interno del contesto culturale e, di conseguenza, quali fossero gli obbiettivi formativi della pedagogia musicale riferiti al contesto sociale. Questa dissertazione inizia con un accenno al Cortegiano di 3

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Informazioni tesi

  Autore: Gianluca Dai Prà
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2009-10
  Università: Conservatorio di Musica
  Facoltà: Discipline musicali
  Corso: Didattica musicale
  Relatore: Stefano Lorenzetti
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 177

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