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Disturbo Borderline di Personalità. Tra il disperato tentativo di evitare l'abbandono e lo sforzo disorganizzato di risolverlo. La resilienza come fattore di remissione del disagio

Questa tesi propone l’esplorazione del disturbo borderline di personalità tra gli aspetti principali che incidono significativamente sullo sviluppo e mantenimento del disturbo. Il primo capitolo indaga l’aspetto eziologico considerano l’interazione tra gene e ambiente. Un escursus sull’evoluzione del termine borderline menziona autori come Hughes (1884) e Rosse (1890), quali primi scienziati ad utilizzare la nozione di borderline; Stern (1938); Knight (1953), Otto Kernberg (1967), Grinker et al. (1968), considerati pionieri della diffusione del termine e della definizione delle caratteristiche di questo disturbo, fino ad allora difficilmente classificabile. Otto Kerneberg coniò l’espressione Organizzazione Borderline di personalità, per indicare quei soggetti caratterizzati da debolezza dell’IO (frammentazione dell’IO e diffusione dell’identità), utilizzo di difese primitive e relazioni oggettuali problematiche. La mancanza integrazione tra oggetti buoni e oggetti cattivi impedisce di creare un oggetto simbolico che colmi la mancanza di un oggetto reale, cosicché l’individuo sperimenta costantemente una dimensione di vuoto e di abbandono. Così “prende in prestito” l’identità altrui (IO ausiliario) nel tentativo di tenere lontana l’assenza di una struttura interna, secondo un funzionamento speculare, sviluppando dipendenza da esso (oggetto di salvezza vs oggetto di condanna). Il secondo capitolo affronta il BDP considerando il ruolo del trauma infantile come fattore eziologico significativo nello sviluppo e mantenimento della patologia. Viene analizzato il funzionamento neurocognitivo del BDP, considerato come un disturbo multidimensionale complesso, con un’ampia gamma di sintomi e deficit cognitivi, spesso accompagnato da altri disturbi psichiatrici (Paris, 2005). Infine, il ruolo dell’attaccamento e della mentalizzazione (Bowlby nel 1973), Ainsworth et al. (1978), Bateman Fonagy (2004). Bowlby ha postulato l’attaccamento durante l’infanzia come parte della funzione biologica che genera protezione dai pericoli e conforto durante i periodi di stress; il bambino utilizza le funzioni mature del genitore per organizzare i propri processi vitali. Fonagy ha approfondito il concetto funzione riflessiva (mentalizzazione) quale capacità di concepire se stessi e gli altri come esseri dotati di stati mentali, credenze, desideri e sentimenti e, sulla base di questi, prevedere o spiegare i comportamenti propri e altrui. Infine, il terzo capitolo affronta gli approcci terapeutici attraverso un breve escursus sulle terapie cognitivo comportamentali definite di terza generazione (ACT – MBST – MBCT – FAP), con particolare riferimento alla DBT, sviluppata dalla Dott.ssa Marsha Linehan all’inizio degli anni ’90 e indirizzata al trattamento del comportamento parasuicida nelle donne con disturbo borderline di personalità.
Concludendo, questa tesi evidenzia l’elevato livello di sofferenza che un individuo BDP si trova ad affrontare in tutti gli ambiti della vita.

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1 Introduzione Ho avuto l’opportunità di fare il tirocinio curriculare all’interno della Comunità Psichiatrica ad Alta Protezione e ad alta intensità terapeutico-riabilitativa che accoglie utenti adulti affetti da disturbi psichiatrici e comportamentali, con associato disturbo mentale di lieve o media entità, con obiettivi volti a sviluppare le residue capacità di autonomia in condizioni di residenzialità protetta. L’intervento riabilitativo proposto è quello di aiutare il paziente a convivere con il proprio disagio e a ridurre il disturbo comportamentale, prendere coscienza dei propri bisogni e difficoltà, stabilire relazioni funzionali, acquisire un’immagine di sé più adulta e gratificante, conquistare la maggiore autonomia possibile, sia nell’ambito della gestione quotidiana dei propri spazi e bisogni, che nell’ambito delle competenze relazionali, sociali e occupazionali; ridurre, quindi, globalmente il disturbo psichico e migliorare l’andamento per rendere possibile il rientro in famiglia o in strutture a minor protezione, come ad esempio, le case-famiglia. Ho avuto l’opportunità di fare questa esperienza all’interno di un’equipe multiprofessionale, dove ho potuto partecipare alle discussioni dei casi, alle dinamiche emerse nel corso delle giornate precedenti e alla valutazione e revisione degli interventi progettati per i pazienti. Ho avuto modo di osservare le fasi rilevanti del lavoro terapeutico multidisciplinare con patologie specifiche, quali: disturbi di personalità (borderline, istrionico, antisociale, paranoide), schizofrenia, disturbi correlati a sostanze. Ho partecipato ad un progetto di musicoterapia rivolto ai pazienti della comunità, ma anche a pazienti con disabilità grave, acquisita e degenerativa, finalizzato al mantenimento (ma, in alcuni casi, anche al recupero) di capacità psicofisiche. Non posso escludere che tale esperienza sia stata molto intensa anche in termini emotivi, data la presenza di un elevato livello di sofferenza

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Informazioni tesi

  Autore: Paola Ribaudo
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2021-22
  Università: Università Telematica eCampus
  Facoltà: Psicologia Clinica e Dinamica
  Corso: Psicologia Clinica e Dinamica
  Relatore: Francesco Vincelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 119

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Parole chiave

eziologia borderline
abbandono
disturbo borderline di personalità

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