L'invidia nelle rappresentazioni artistiche, letterarie e religiose
Estratto della Tesi di Melania Cabato

6 illusorio: l’avarizia ha in sé il piacere del possesso, l’ira quello della vendetta, la superbia il compiacimento di sé, l’accidia la ricreazione del corpo e dell’anima, la gola e la lussuria poi sanno offrire svariati piaceri della carne. L’invidia no, è puro dolore, peccato senza piacere. Per l’invidioso “nessuna lusinga di possibili piaceri, nessuna seppur vaga ombra di letizia, nessuna immagine di felicità”, “solo un tormento senza refrigerio, una malattia senza medicina, una fatica senza respiro, una continua pena”. 7 Un exemplum 8 illustra il furore autodistruttivo dell’invidia: “un re domanda a due uomini, uno avaro, l’altro invidioso, di chiedergli ciò che vogliono; sappiano però che ciò che il primo chiederà sarà dato anche al secondo in misura doppia; l’avaro decide di non rispondere per primo, sperando di vedere raddoppiata la sua parte, l’invidioso si interroga a lungo e alla fine chiede che gli venga tolto un occhio; in tal modo all’avaro ne verranno tolti due ed egli potrà così vantare sull’altro una sia pur miseranda superiorità.” 9 L’exemplum coglie anche un altro aspetto di questo peccato: l’estensione degli oggetti cui si rivolge. L’invidia può essere provocata da beni temporali e allora, soprattutto nel caso della ricchezza, si colora di cupidigia e in parte con essa si confonde, ma anche da beni spirituali e allora diventa un peccato gravissimo perché si pone contro il volere di Dio mettendone in discussione i criteri di ripartizione della grazia tra gli uomini. Insomma, beni terreni, beni corporali, beni spirituali, non c’è bene altrui, piccolo o grande che sia, che non possa suscitare invidia. Chaucer dice in The Parsons Tale “L’invidia è senz’altro il peccato peggiore che esista; tutti gli altri peccati infatti sono rivolti contro una sola virtù, mentre l’invidia è senz’altro rivolta contro tutte le virtù e contro tutte le bontà.” A secoli di distanza dagli eventi biblici l’estensione dell’invidia a ogni tipo di bene goduto dal prossimo, ricchezza, felicità, salute, forza, bellezza, potere, scienza, virtù, resta una delle caratteristiche più inquietanti di questo vizio. Solo la miseria non conosce invidia, scrive il Boccaccio (Decameron, IV Giornata)! 7 Alano di Lilla, Summa de arte predicatoria, VIII, coll. 128-29. 8 Battaglia, S. La coscienza letteraria del Medioevo, Liguori, Napoli, 1965. 9 Giovanni di Salisbury, Policraticus, VII,24, p. 213.
Estratto dalla tesi:
L'invidia nelle rappresentazioni artistiche, letterarie e religiose
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Informazioni tesi
Autore: | Melania Cabato |
Tipo: | Diploma di Laurea |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Pontificia Università Salesiana |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Salvatore Capodieci |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 47 |
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