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Guido Gerosa tra cronaca e reportage: gli anni a “Epoca” (1961-1967)

Il presente lavoro, che non costituisce una monografia sull’opera di Guido Gerosa e nemmeno una biografia romanzata del giornalista lombardo, si propone di indagare quel periodo che, come ebbe modo di ribadire egli stesso alla fine degli anni ’90, rappresentò «un’esperienza straordinaria, il meglio della professione » ed in particolare gli anni di Guido Gerosa ad “Epoca” (dal 1961 al 1967 ), con particolare riferimento al biennio 1964-65, nel corso dei quali Gerosa fu corrispondente da New York per la prestigiosa rivista diretta da Nando Sampietro.
La tesi di fondo di questo lavoro è che Guido Gerosa rappresentò, nel particolare periodo preso in esame, una figura insolita per il panorama giornalistico italiano: un inviato ed un corrispondente con un gusto particolare ed una predisposizione naturale nei confronti del giornalismo di inchiesta.
Non solo: la convinzione di chi scrive, maturata nel lungo lavoro di ricostruzione della vicenda umana e professionale di Gerosa, è che il giornalista milanese sia stato, per certi versi, un precursore delle tendenze che il giornalismo (italiano e non solo) avrebbe assunto nei decenni successivi.
L’esperienza ad “Epoca” rappresenta, secondo lo studio proposto, il vertice dell’attività giornalistica di Gerosa. Gli incarichi precedenti e le successive collaborazioni, a cominciare da quella con “L’Europeo” (dal 1968 al 1977 ), non raggiunsero mai i risultati di prima grandezza raggiunti a metà degli anni Sessanta.
A metà dei Sixties, mentre la diffusione dei rotocalchi è ormai giunta al suo culmine, Gerosa dagli Stati Uniti prima e dal resto del mondo poi, focalizza la propria attenzione su poche, decisive questioni di straordinaria rilevanza sociale, storica, culturale e antropologica che, di lì a breve, esploderanno in tutta la loro complessità, dando il proprio personale contributo a quel nuovo modo di fare giornalismo che passerà alla storia con la definizione di new journalism.
È il caso, solo per citare degli esempi legati agli U.S.A., delle tensioni razziali negli Stati del Sud, mirabilmente raccontate da Gerosa nel corso di una lunga e approfondita inchiesta apparsa su “Epoca” nell’aprile del 1965.
O dell’attenzione manifestata nei confronti degli esperimenti spaziali legati alla N.A.S.A., che condurranno il giornalista a mettere a segno alcuni importanti servizi sulle attività aerospaziali di Houston. Senza dimenticare la guerra del Vietnam, questione politica cruciale per tutti i Presidenti americani succedutisi dopo la morte di John Kennedy.
Tra i reportage di spicco non possiamo non menzionare l’insolita maratona che lo vedrà protagonista nell’autunno del 1965, insieme a Nella Quattrini e Mario De Biasi, dell’incredibile Giro d’Europa in 24 ore, o l’intervista a Jacqueline Kennedy all’indomani della morte del marito, per non parlare della scottante inchiesta riguardante i misteri di Dallas.
Fiore all’occhiello di questo periodo d’oro della sua produzione è senza dubbio la pubblicazione dei due pezzi intitolati Questo è Lyndon e Questo è Barry, nei quali Gerosa si occupò delle Elezioni Presidenziali americane del 1964, concentrando la propria attenzione sul futuro Presidente degli Stati Uniti, il democratico Lyndon Johnson e sullo sfidante sconfitto, il candidato repubblicano Barry Goldwater.
Articolo, quello appena citato su Johnson, capace non solo di suscitare il plauso dell’opinione pubblica italiana, ma anche di attirare l’attenzione dei colleghi di “Time” e “Newsweek” i quali, nel maggio del 1965, conferiranno a Gerosa, attraverso l’UCLA di Los Angeles (l’Università della California), il prestigioso Foreign Journalism Award, il maggior riconoscimento destinato ai giornalisti stranieri; un traguardo mai raggiunto prima da altre firme del giornalismo del Belpaese.

Inquadramento cronologico
Pur avendo lavorato ad “Epoca” dal 1961 al 1967, il presente studio si concentra soprattutto sul biennio 1964-1965, quello in cui Gerosa ricoprì il ruolo di corrispondente dagli USA.

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6 INTRODUZIONE «Più avanti vado nel tempo e più mi si accorcia la strada futura, più sono portato a riconoscere il segno della giusta via in un mondo di chiesa e di fede. Ricordo le mie messe di mezzanotte in una chiesa di campagna intitolata a San Donnino. I canti, gli incensi, i volti assorti in preghiera. Sulla facciata della chiesa si erge Donnino a cavallo. È rassicurante» 1 . Così scrive il socialista 2 Guido Gerosa nel 1998 dalle colonne di un neonato quotidiano locale, quasi presagendo la morte che lo avrebbe colto di lì a qualche mese. È singolare notare come in questo articolo di commiato il giornalista che aveva lavorato per le maggiori testate giornalistiche italiane e visitato i luoghi più sperduti del pianeta; lo stesso uomo che per anni aveva intessuto rapporti e amicizie con alcuni Grandi della Terra, dai Presidenti americani Johnson e Carter a Bob Kennedy, dai papi Giovanni XXIII e Paolo VI al Generale Charles De Gaulle e al cancelliere Willy Brandt; lo stesso cronista che aveva ritratto i personaggi più noti del secolo scorso, dal Maresciallo Tito a Indira Gandhi, da Picasso a Mohamed Alì, da Sartre a Marcuse, da Charlie Chaplin a Walt Disney, da Pelè a Marylin Monroe, - senza dimenticare personalità come Jacqueline Kennedy, Marc Chagall, Gianni Agnelli, Federico Fellini, Georges Simenon, Pier Paolo Pasolini e Christiaan Barnard - torni a spostare la propria attenzione verso una dimensione privata, a tratti intimistica, con evidenti riferimenti agli anni dell’infanzia trascorsi a Proserpio, un paese di novecento anime abbarbicato sui colli della Valassina, in provincia di Como. Il presente lavoro, che non costituisce una monografia sull’opera di Guido Gerosa e nemmeno una biografia romanzata del giornalista lombardo, si propone di indagare quel periodo che, come ebbe 1 G. GEROSA, C’era una volta il Natale, in “Corriere di Como”, 27 dicembre 1998, p. 3. 2 Gerosa ricoprì l’incarico di Senatore della Repubblica tra le fila del PSI nella X Legislatura (dal 2 luglio 1987 al 22 aprile 1992). Eletto il 14 giugno 1987, fece parte della Terza Commissione permanente Affari Esteri e Emigrazione (dal 1 agosto 1987), fu membro e vicepresidente della Commissione speciale - poi Commissione Parlamentare d’inchiesta - sul caso della filiale di Atlanta della Banca Nazionale del Lavoro, (dal 3 aprile 1990), membro della Giunta per gli Affari delle Comunità Europee (dal 1 agosto 1987), membro della Commissione consultiva regolamenti CEE (dal 23 ottobre 1987), membro della Delegazione parlamentare italiana all’Assemblea dell’Atlantico del Nord (dal 22 ottobre 1987) e membro della Delegazione italiana all’Assemblea parlamentare della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa (CSCE, dal 10 dicembre 1991). Per i dettagli Cfr. http://www.senato.it/leg/10/BGT/Schede/Attsen/00001118.htm, consultato il 10 gennaio 2019.

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Informazioni tesi

  Autore: Giovanni Cocco
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2018-19
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Facoltà di Studi Umanistici
  Corso: Storia
  Relatore: Irene Piazzoni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 318

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