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L'affettività alla prova del carcere: disciplina vigente e prospettive di riforma

L’elaborato tratta, muovendo dalla consapevolezza che la detenzione incide sulle dinamiche e sulla stabilità dei rapporti familiari, dell’affettività in carcere e dalla attuale mancanza di un’effettiva istituzionalizzazione.
L’intento è quello di provare la peculiare rilevanza che ha, durante la carcerazione, la salvaguardia di stabili e vivi legami familiari.
E’ evidente che il mantenimento di solide relazioni affettive non possa che giovare al detenuto, il quale nutrendo aspettative di vita futura e proiettandosi con maggiore facilità all’interno della comunità familiare e sociale, si approccerà alla detenzione con minor astio. Lo provano i numerosi studi condotti in materia, i quali evidenziano che l’impossibilità di soddisfare un impulso innato ed insopprimibile non possa che condurre e/o accentuare la desocializzazione e rallentare, ostacolare nei casi più estremi, una completa risocializzazione ed il conseguente reinserimento nella comunità sociale e familiare.
Deve ritenersi che, favorire l’integrazione ed intervenire incrementando gli stimoli affettivi provenienti dall’esterno, sembrerebbe l’unica alternativa in grado di correggere le conseguenze dannose ed ovviare all’afflittività della detenzione. La stessa Corte costituzionale è giunta ad asserire (sent. 301/2012) che l’effettivo riconoscimento di un diritto all’affettività, intesa anche come sessualità, sia una “esigenza reale e fortemente avvertita”.
Provata, poi, la difficoltà cui il legislatore va incontro nel disciplinare compiutamente la materia, ci si sofferma sui vari progetti di riforma che nel corso dell’evoluzione storica si sono succeduti (particolare attenzione è rivolta ai lavori recentemente svolti dalla Commissione presieduta dal prof. Glauco Giostra) e sulle ragioni che indussero a non percorrere la via della innovazione.
Infine, si conclude volgendo lo sguardo al panorama internazionale, in cui sono state accolte le soluzioni più disparate, a tutela di un bisogno e di un diritto fondamentale.

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85 Capitolo III Carcerazione e dinamiche familiari: l’importanza delle relazioni affettive. Nei capitoli precedenti mi sono limitata a delineare quei processi storici e giuridici che ci hanno condotti alla disciplina odierna e ad esaminare le linee generali della normativa vigente. Descritto il panorama in cui il giurista si trova ad operare ed il detenuto a “vivere”, ritengo sia necessario soffermarsi e trattare dei vari tentativi di riforma che si sono succeduti nel corso dell’evoluzione storica; parallelamente cercherò di far luce sui bisogni sottesi a ciascun intervento e sulle ragioni che indussero a ritenere che potesse essere prematura l’introduzione di strumenti che meglio favorissero i contatti, anche fisici, con i propri familiari. Dedicherò la parte restante del mio elaborato alla disamina degli effetti che la carcerazione ha sui detenuti e sui familiari, cercando di provare che la privazione delle relazioni affettive è causa, in una elevatissima percentuale di casi, di disturbi disadattivi che

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Informazioni tesi

  Autore: Roberta Rametta
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2017-18
  Università: Università degli Studi di Catania
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Fabrizio Siracusano
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 168

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Parole chiave

diritto penitenziario
affettività in carcere
permessi premio e di necessità
colloqui frequenza e durata
corrispondenza epistolare e telefonica
istituzioni totali di erving goffmann
disadattamento al contesto carcerario
sesso in carcere e le love rooms
progetto giostra
commissione giostra

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