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L'esterovestizione societaria: confini tra pianificazione ed evasione fiscale

"Esterovestizione": un termine estroso, che porta con sé un’immagine inequivocabile, che alla sola pronuncia pare voler palesare la sua intrinseca complessità, e lascia intendere che varcarne le soglie significa intraprendere un’analisi non scevra da sottigliezze, criticità e mutamenti. L’incedere della globalizzazione pone oggi un ventaglio di questioni in continua espansione all’attenzione di interpreti ed operatori nel settore della fiscalità internazionale, in un panorama dove i rapporti tra Stato e impresa vanno modificandosi in una difficile convivenza che vede da una parte il "gigantismo" delle attività economiche, multiformi ed in continua evoluzione; dall’altra parte la potestà impositiva statuale, affaticata a seguire e decifrare le dinamiche societarie, nonché a tracciare di conseguenza quella sottile e critica linea che divide lecito ed illecito. Su queste premesse si è mosso il presente lavoro, motivato dalla volontà – pur mantenendo una visione di sistema – di isolare una specifica fenomenologia dal compendio delle fattispecie evasive-abusive, quale è l’esterovestizione, ed esaminarla chirurgicamente al duplice fine di comprendere più da vicino la fisionomia di un fenomeno di così larga scala, e di inquadrarlo in un contesto di più ampio respiro per trarre spunti circa la domanda: in quale direzione si sta muovendo il rapporto tra Fisco e impresa?
La trattazione ha voluto dotarsi di tre linee direttrici, autonome ma complementari, con cui potersi esaminare l’esterovestizione da diversi angoli prospettici.
In primo luogo, si è indagato il quadro normativo nazionale e le indicazioni del modello OCSE, cercando di valutarne la compatibilità con i principi dell’Unione Europea in termini di onere probatorio e presenza di contraddittorio. Tale step è stato fondamentale per dotarsi di una base normativa da cui poter prendere le mosse, nonché da cui poter avere chiari i concetti portanti dell’argomento.
In secondo luogo, si è voluto portare un taglio pratico all’elaborato calando l’analisi sul piano operativo ed indagando i poteri di Amministrazione finanziaria e Guardia di Finanza, le modalità di coordinamento con gli altri Stati ai fini della raccolta di informazioni utili, le metodologie probatorie opportunamente da seguirsi tanto per il contribuente quanto per il Fisco.
Infine, l’attenzione si è posta sulla questione più spinosa intorno all’esterovestizione, ovvero la qualificazione della stessa nella categoria dell’evasione o elusione fiscale. Si è ritenuto opportuno a tal fine appellarsi precipuamente ai percorsi giurisprudenziali dell’ultimo decennio, in quanto sedi elette del diritto che vive, e poiché proprio qui si sono confrontati orientamenti opposti che richiedono una ricomposizione ed un ordine. In particolare, dopo aver dato approfonditamente conto della vicenda giudiziaria “Dolce & Gabbana”, si è individuato un auspicabile punto di chiusura nella recente ordinanza del 25 luglio 2022, n. 23150, con cui la Corte di Cassazione sembra aver messo la parola “fine” sulla consolidata querelle.
Ognuno dei tre temi (e così, ognuno dei tre capitoli) vuole porsi in una proiezione futura e dunque chiudersi con spunti, proposte e idee relativamente al miglioramento delle dinamiche o degli istituti che vivono nell’esterovestizione.

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38 II. L’azione del fisco: metodologia probatoria e strumenti di contrasto SOMMARIO: 1. Il contenuto della prova. – 2. Lo schema multi-test. – 3. L’attività info- investigativa e la pericolosità fiscale. – 4. I poteri istruttori nella c.d. discovery. – 5. La necessarietà di una collaborazione internazionale: lo scambio di informazioni. – 6. Prospettive future: il joint audit alla luce della DAC 7. 1. Il contenuto della prova Il precipitato tecnico di quanto esaminato nel primo capitolo è che il regime probatorio cambia considerevolmente a seconda che si ricada nell’ambito applicativo dell’art. 73 comma 3 TUIR, oppure in quello dell’art 73 comma 5-bis TUIR: nel primo caso opera il tradizionale criterio ex art. 2697 c.c. per cui l’onere della prova è a carico del fisco 59 (l’Amministrazione finanziaria sarebbe obbligata ad enunciare nella motivazione dell’atto impositivo le ragioni in punto di fatto ed in punto di diritto della pretesa vantata nei confronti del contribuente 60 ), nel secondo caso si assiste all’inversione della stessa a carico del contribuente con un notevole “aggravio” della sua posizione. Partendo dalle ipotesi di 59 Cass., sez. I, 15 novembre 1979, n. 5951, si osserva che «la Pubblica Amministrazione, nell’ambito del rapporto obbligatorio esistente tra essa ed il destinatario dell’atto, è un soggetto che vanta un credito nei confronti di un altro. Essa quindi, alla stessa stregua di ogni altro creditore, deve fornire in giudizio, in base al principio generale posto dall’art. 2697, comma 1, del Codice civile, la prova dei fatti costitutivi del proprio diritto, mentre, ai sensi del comma 2 dello stesso art. 2697, tocca al contribuente la prova dei fatti estintivi, impeditivi o modificativi di quel diritto». 60 C. GLENDI, V. UCKMAR, La concentrazione della riscossione nell’accertamento, Padova, Cedam, 2011, p. 445.

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Informazioni tesi

  Autore: Federico Aluigi
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli Studi di Bologna
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Andrea Carinci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 104

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Parole chiave

unione europea
elusione fiscale
evasione fiscale
diritto tributario internazionale
dolce&gabbana
esterovestizione
residenza fiscale

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