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Socialismo e socialdemocrazia. Il dibattito nella sinistra italiana dopo il Congresso di Bad Godesberg

La tesi si concentra essenzialmente sul Congresso indetto dalla Spd a Bad Godesberg nel Novembre del 1959 e sui giudizi che del suddetto congresso diedero la stampa e importanti personaggi della sinistra italiana dell’epoca. La Spd con questo congresso abiurava definitivamente il marxismo e tutto ciò che esso comportava dando vita ad un partito precursore di un rinnovato modello di socialdemocrazia. La sinistra italiana non accettò benevolmente le conclusioni a cui arrivò il partito tedesco disconoscendole con forza. Ciò è evidente in articoli ed interventi di personalità sia socialiste sia comuniste come Nenni, Basso, Lombardi, Alicata ed altri ancora.
L’obiettivo primario è di dare spazio al Congresso in sé in quanto esso segna un vero e proprio spartiacque non solo per la socialdemocrazia tedesca ma anche per la concezione di sinistra europea che verrà sempre più diffondendosi negli anni a venire.
Il Programma fondamentale della Spd anticipò quel processo di revisione dei principi marxisti che prima o poi avrebbe toccato tutti i partiti della sinistra europea che desiderassero partecipare al governo dei rispettivi paesi ed abiurò un’ideologia che probabilmente aveva già perso la sua natura originale per trasformarsi in un mezzo propagandistico affascinante ma, a parere di molti, anacronistico. Accettò, prima fra tutti i partiti della sinistra europea, il libero mercato e la concorrenza, un sistema di cui si prevedeva il collasso a breve ma che alla lunga, anche esso comunque degenerando nell’odierna sfrenata speculazione finanziaria, finirà col trionfare.
La tesi può essere quindi un buon punto di partenza per un serio studio riguardo il Congresso e le sue decisioni, rimasto pressoché sconosciuto alla maggior parte della storiografia italiana e che invece a mio parere riveste un ruolo fondamentale nello scenario della sinistra europea. Senza Bad Godesberg i partiti della sinistra, non solo tedesca, probabilmente non sarebbero come oggi li conosciamo. Per questo è importante una ricerca che parta dai veri e propri contenuti di carattere politico, economico e sociale che nel documento finale sono contenuti.
Per questi motivi è importante ritornare ancora sui principi proposti a Bad Godesberg che risultano ancora oggi di grande attualità.
E’ inoltre interessante notare come la sinistra italiana non abbia compreso la svolta revisionistica che da Bonn arrivava. Il Psi non poteva di certo affrontare un percorso di aperta natura revisionistica. La ricerca di un posto nei governi monocolore dalla Democrazia cristiana fu attuato allora attraverso un certo riformismo che portò alla scissione di quell’ideale frontismo col Pci immaginato per la sinistra italiana. Questo riformismo fu però superficiale e tendente soprattutto ad una divisione dal Pci e di rimbalzo dalla politica dell’Urss a cui invece il partito comunista italiano doveva in qualche modo rifarsi.
Il Pci, indissolubilmente legato al Pcus sovietico, non aveva alcuna intenzione di attuare una politica revisionista e forse non ne avrebbe ricavato nessun vantaggio. A seguito del fallimento del progetto frontista e ancor di più dopo l’entrata del Psi nei governi di centro-sinistra, il Partito comunista italiano si presentava agli occhi dell’elettorato di sinistra come baluardo del pensiero socialista in Italia e vera opposizione al monopolio democristiano.

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5 Socialismo e socialdemocrazia. Il dibattito nella sinistra italiana dopo il Congresso di Bad Godesberg. Capitolo I: La sinistra italiana tra il XX Congresso del Pcus e il Congresso di Bad Godesberg Gli anni che intercorrono tra le rivelazioni del XX Congresso del Pcus, che sanciva l’ingresso nel periodo di destalinizzazione inaugurato da Nikita Chruscev, e il Congresso di Bad Godesberg del novembre 1959, che riaccendeva anche in Italia un dibattito mai veramente sopito sul revisionismo, segnano per la sinistra e per i maggiori partiti che la rappresentano, Pci e Psi, un momento di riflessione e di crisi. Fu come la chiama Salvadori, una “crisi di strategia”. 1 Se i punti fondanti della sinistra erano prima del 1956 l’opposizione al mondo imperialista e un filosovietismo reso ancora più stretto dalla guerra fredda e in politica interna la ricerca di un fronte unico di opposizione al regime democristiano, con la svolta chruscioviana divennero evidenti le divisioni interne che caratterizzeranno il periodo seguente. Si resero necessari avvenimenti storici di grande portata come i fatti d’Ungheria e il già ricordato avvio del processo di destalinizzazione perché il Psi trovasse una linea maggioritaria, sebbene non unanime, sotto la guida di Nenni. Già nell’articolo Luci e ombre del congresso di Mosca comparso sull’“Avanti!”, del 25 marzo 1956 Nenni parlava per il socialismo italiano di “rifiuto dello schematismo comunista e dell’opportunismo riformista” ma anche della “necessità che le forze operaie e popolari rimangano spiritualmente agguerrite contro la minaccia che il capitalismo sospende sulla vita e sulle istituzioni democratiche” 2 rilanciando il principio della pluralità delle vie al socialismo. 1 Massimo L. Salvadori , La sinistra nella storia italiana, Laterza, Roma- Bari 1999, p.120 2 Pietro Nenni, Luci e ombre del congresso di Mosca in “Avanti!”, marzo 1956

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Informazioni tesi

  Autore: Giorgio Lucaroni
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze storiche
  Relatore: Giovanni Sabbatucci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 54

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