7
di scambio si svolga al suo interno. Pensiamo allora che esistano
delle forti analogie fra le procedure di assegnazione dei partner e le
compravendite commerciali all’interno dello stesso corpo sociale
perché entrambi vengono effettuati secondo processi di scambio.
Ecco perciò che lo stretto legame fra economia e rapporti amorosi
non sta nel fatto che le persone si sposano per un interesse, ma nel
fatto che essendo l'economia l'insieme delle norme che regolano il
problema, presente in ogni corpo sociale, di distribuire i beni - e
assieme a questi i compagni - l'influenza di queste regole va a
coinvolgere qualsiasi ambito di questo circolo in cui sono presenti
dei rapporti di scambio. Osserveremo allora che nella società
tribale la scarsità di offerta e le esigenze di stabilità danno vita a un
regime di scambi basati sulla reciproca fiducia tra clan e su
decisioni collettive, sia per le mogli, sia per i comuni beni di prima
necessità. Nella società moderna invece, per via dell'alta offerta e
delle esigenze di breve periodo, troveremo un'organizzazione degli
scambi che favorisce il consumo, e che si organizza secondo gli
stessi criteri che regolano l’entrata dei prodotti nel mercato. Anche
in questi contesti, le forme che regolano gli scambi di merci (forze
di mercato, acquisto d’impulso) sono le stesse che agiscono nel
caso della scelta dei partner.
Nel terzo capitolo analizzeremo le condizioni di esistenza del
mercato dei partner, e ne descriveremo il funzionamento
concentrandoci sulle le curve di domanda e di offerta e sul
raggiungimento dell’equilibrio. Poi, adottando gli schemi proposti
da Porter per l’analisi strategica dei settori economici, ne
studieremo altri caratteri quali concorrenza, differenziazione,
barriere all’entrata e all’uscita.
Per quanto riguarda l’offerta dei partner, vedremo come il modo
con cui vengono immessi i beni nel mercato dei partner non sia
casuale, ma segua un processo organizzato che razionalizza ogni
fase della produzione delle unità. Il quarto capitolo descriverà
perciò come l’insieme di norme e codici culturali che decretano il
8
modo con cui gli individui si pongono come partner seguano un
modello aziendale, del quale verrà descritta ogni fase: da quella
della progettazione dei prototipi, a quella finale della distribuzione
sul mercato.
Di queste fasi, fermo restando che tutte sono fondamentali per
concorrere a creare vantaggio competitivo, a interessarci
maggiormente sarà quella che si occupa dell’elaborazione della
presentazione dei prodotti e delle vendite. L’area marketing della
struttura organizzata dei partner sarà l’argomento del capitolo
quinto, in cui ci dedicheremo principalmente ad analizzare il
comportamento dei seduttori moderni (marketing d’offerta), con
particolare riguardo al come si pongono sul mercato, ed i bisogni e
le abitudini di acquisto dei consumatori (marketing di domanda).
Tali considerazioni ci permetteranno così di capire quali sono i
caratteri della seduzione, intesa come conquista amorosa, nelle
abitudini di acquisto contemporanee.
Nell’ultimo capitolo, la nostra riflessione si sposterà sul tema più
generale della seduzione come elemento che nuoce al buon
funzionamento delle variabili di mercato. Questo argomento ci
permetterà di definire una volta per tutte il nostro modo di
concepire la seduzione, e cioè la presenza - voluta da qualcuno o
meno - di caratteri che riescono a sconvolgere l'ordinamento di
mezzi e fini così come un comportamento razionale li dovrebbe
invece ordinare.
Tutto il nostro discorso si articolerà quindi fra due diversi punti di
vista. Nel primo si parlerà di economia come economics, ovvero
descrivendo l’insieme concreto degli atti tesi allo scambio e alla
produzione delle merci così come avvengono nella realtà. Il
secondo punto di vista sarà invece quello dell’economy, in cui
l’economia viene studiata secondo le teorie economiche che
cercano di razionalizzare in modelli questi comportamenti. La
nostra ipotesi finale sarà quella di mostrare che proprio la
seduzione, intesa nella sua accezione più generale di elemento che
9
destabilizza il comportamento razionale dell'acquirente, punto
fermo da cui partono tutte le analisi neoclassiche, è proprio ciò che
costituisce il varco fra la realtà dei fatti economici e i modelli della
teoria. Portando infatti l’individuo a comportarsi irrazionalmente,
essa è ciò che fa cadere il postulato su cui si regge l'intero impianto
neoclassico, escludendo ogni persona che ne venga influenzata
dalla possibilità di essere compreso nei suoi modelli teorici.
L’intera nostra analisi del mercato dei partner servirà quindi a
mettere in luce non solo la misura in cui è possibile utilizzare gli
schemi teorici come strumenti descrittivi, ma anche l’impossibilità
di individuare nei comportamenti razionali l’ambito di pertinenza
dell’economia. La seduzione è un fatto inevitabile, e non si può
considerare quindi come un'eventualità scomoda che incorre nei
processi economici - e quindi trascurabile -, o un inconveniente
dovuto ai "cattivi" comportamenti di alcuni operatori. Essa è invece
una variabile che sarà necessario integrare in ogni analisi che vorrà
approssimare il più possibile i suoi risultati a ciò che accade nella
realtà.
10
CAPITOLO PRIMO
I CLASSICI DELLA SEDUZIONE
Seduzione e maleficio.
Sembra impossibile fare un discorso scientifico sulla seduzione,
parlarne cioè senza andare a toccare questioni di ordine morale. La
seduzione si porta dietro, inevitabilmente, tutto il suo carico di
negatività, e a noi che vogliamo trattarla come un oggetto di studio,
avvicinandola quindi senza pregiudizi e in modo scientifico, ci
sembra quasi di commettere un sacrilegio. Anche Baudrillard,
nell'introduzione al suo testo più famoso, ne sottolinea subito
l’inevitabile connotazione peccaminosa: "per tutte le ortodossie la
seduzione continua a rappresentare il maleficio e l'artificio"
1
.
Identificare nella seduzione il peccato, e nel diavolo il suo
autorevole messaggero significa porre un divieto assoluto nei suoi
confronti. Se ogni dottrina ha sempre stigmatizzato la seduzione è
perché essa è perdita di controllo e trasgressione, e la stessa origine
dell'uomo, nel passaggio da creatura divinizzata dell'Eden ad
animale terrestre, sottoposto cioè all'influenza del male, avviene
tramite un processo seduttivo. Cercare di capire perché la
seduzione faccia paura e venga condannata da ogni codice morale,
significa però capirne la vera essenza. Cedere alla seduzione vuol
dire accettare un nuovo tipo di realtà, e nel lottare contro di essa si
mostra di essere in grado di non farsi corrompere da visioni del
mondo distorte. Demonizzare la seduzione è un modo per aiutare
ogni individuo a sostenere la propria identità costituita, nell’ottica
conservatrice che il vero peccato è il cedere al fascino di cambiare.
1
BAUDRILLARD, J, 1997, p.12.
11
Già si comprende una prima importante caratteristica della
seduzione. Il monito si rivolge non al seduttore, ma al sedotto, e il
fatto che sia questi a commettere il peccato, che consiste nel cedere
passivamente facendosi tentare, mette subito in chiaro che la
vittima ha un concorso di colpa: la seduzione esiste e si realizza
sempre grazie ad una qualche complicità della vittima. Per questo
sono poco chiare le vere responsabilità del processo di seduzione,
che prevede una partecipazione più o meno consapevole anche da
parte di chi ne trae il maggior dispiacere. Il suo potere è quello di
funzionare solo se opera un cambiamento, ed è efficace in virtù
della cooperazione fra entrambi gli attori. La seduzione si fa in due,
sempre e comunque, poiché si attiva come meccanismo che nasce
da un agire altro, ma che va a incidere sulla coscienza e
nell'interiorità del soggetto che la subisce. Ecco perché si pone
come lotta contro la volontà e contro i moti incontrollabili del sé,
come riflessione sulla forza interiore e sull'autocoscienza, sulla
scoperta del demonio e paura del sé demoniaco.
Il processo seduttivo.
La seduzione implica sempre l'altro e il diverso, e si mostra nei
momenti in cui viene svelato quello che fino ad ora è rimasto in
ombra. Ma assieme a questo, presuppone anche l’immediato
contatto con il presente e con la realtà delle cose. La sua essenza è
fatta proprio di questa struttura doppia, consapevolezza della
propria condizione, e percezione di qualcos'altro. "Sedurre, sul
piano del pensiero, vuol dire dare luogo a un movimento che
scompagina l'assetto delle nostre teorie
2
", sostiene Giorgio Franck.
La seduzione è un'energia che muove i soggetti spingendoli a
rivedere argomenti, fatti, parti di sé fino a quel momento dati per
acquisiti. La condizione presente quindi è la base su cui la
2
FRANCK,G, 2002, p.46.
12
seduzione si sviluppa: la consapevolezza individuale, il sé così
come è percepito dall'individuo rappresentano il suo principio. Si
insinua nella mente e la sconvolge, a volte in modo improvviso, a
volte lentamente, e porta a un mutamento. E' il turbamento della
quiete e della serenità, che va a colpire proprio quelle certezze che
l'individuo non custodisce più, proprio perché oramai assodati e
non più in discussione. Mostra il mistero e lo sconosciuto,
stampando nell'intima coscienza dell'individuo una dimensione
sfuggente, che proprio per questo lo ammalia. E' il fascino di ciò
che non si può avere, l'irresistibile tentazione di quello che non ci è
concesso. “In amor vince chi fugge” non significa altro che
l'attrazione si ottiene con il segreto, quel segreto che verrà poi
sviluppato nel concetto di discrezione, e gusto per il formale, nella
filosofia di Simmel
3
. E' l'attimo in cui la seduzione svela per un
istante un enigma e fa scoprire un'altra verità.
Ecco allora perché la seduzione ha due facce: da un lato è presente
nello stabile assetto delle certezze dell'individuo, in cui niente può
essere messo in discussione. Dall'altro invece è la forza capace di
mettere in moto l'intero meccanismo fino ai luoghi più reconditi
dell’interiorità, mostrandosi sotto l'aspetto di un'energia totalmente
nuova, e che fa leva sull’attrazione verso l’ignoto. Cinzia
Bigliosi
4
la descrive come una finestra: dati i due mondi diversi,
uno che esiste nell'individuo, l'altro che esiste in una dimensione
sospesa nei suoi desideri, è necessario un punto di contatto, in
modo che il soggetto percepisca e si renda conto di questa
alternativa. E' un passaggio tra due mondi, attraverso i quali
l'individuo si affaccia e vede nel diverso se stesso un'altra
possibilità. E' il potere di un istante in cui si sfaldano tutte le
certezze, e in cui si intravedono nuove prospettive. Attraverso quel
passaggio si sprigiona il potere della seduzione, che apre alla
dimensione potenziale e crea il punto di contatto di destini diversi:
quello presente, e quello che si è appena aperto, che può
3
in particolare in SIMMEL, G, 1997.
4
BIGLIOSI, C, 2002.
13
rappresentare il futuro. Il soggetto si pone così di fronte ad una
scelta obbligata cui non può rinunciare, perché ha scorto la seconda
possibilità che gli è data, in cui questo presente è abilmente
sovvertito, e che attraverso la finestra aperta ora può apprezzare.
Questa possibilità ulteriore è però lontana. Essa è irraggiungibile, e
tanto sembra non appartenere al mondo presente del soggetto che
egli, incredulo, non può che abbandonarvisi. L’alternativa è tanto
seducente e attrattiva quanto è distante e misteriosa. E questa
dualità è spiegata anche dalla parola stessa. Seduzione è
avvicinamento, è "ducere ad se", portare con sé, separazione che
viene pian piano a diminuire. E' la fase del processo seduttivo che
apre il sipario, e mostra il particolare o quella realtà che
sconcertano. E' l'avvicinamento del qualcosa che seduce, che entra
nella sfera della percezione del soggetto o in qualche modo nella
dimensione che lo riguarda. Si accorge che sta parlando proprio a
lui e che in un certo senso gli comincia ad appartenere, e da cui si
sente considerato come possibilità, poiché si rende conto che ciò
egli desidera sta gradualmente approssimandosi al suo destino.
Questo è il primo volto della seduzione, quello di un qualcosa che
unisce. Poi c'è il secondo significato, che al contrario significa
allontanare, sviare, condurre da un'altra parte. E' quel volto della
seduzione che indica separazione e distacco. Per sedurre infatti non
basta avvicinarsi alle cose: quello infatti che si ottiene facilmente
non può sedurre in alcun modo. Seduce ciò che è accessibile e al
tempo stesso riesce a fuggire, creando proprio in quel distacco la
carica che determina l'attrazione. "Se, per un verso seduce ciò che
attira, d'altra parte seduce ciò che porta altrove
5
":
5
Sulla dualità del concetto di seduzione presentato: FRANCK, G, 2002, p.41.
14
Il libero arbitrio.
Non c'è seduzione senza libertà.
L'uomo complice è anche un uomo libero, e la vittima non è più
tale nella misura in cui è lei a scegliere il male.
Il libero arbitrio sancisce che nessun sedotto è innocente e che la
trasformazione in realtà è una scelta che impegna in una decisione
più o meno consapevole. Ogni sedotto deve fare i conti con una
realtà nuova dove si prepara ad entrare ed in cui intravede nuove
prospettive. E’ la trasformazione, il risveglio che ha avuto il suo
effetto, ed anche la vittima se ne rende conto: vede, giudica quello
che era prima, nella dimensione che lo avvolgeva fino ad allora, e
scorge quello che la seduzione gli mostra adesso. E’ il momento
cruciale, quello in cui di fronte a due diverse immagini di sé, deve
operare la scelta definitiva: a quale dimensione appartenere. In
questo momento, lasso di tempo che può durare infinito, si trova il
fascino della seduzione. E’ l’attimo della sospensione e dell’ignoto,
dell’abbandono ad un destino sconosciuto, così enigmatico da
esercitare un’attrazione morbosa, da rendere propizio il momento
per colui che si vuole approfittare dell’attimo di perdizione, e
sprigionare il suo potere. Per questo la seduzione è efficace se è
efficace e forte la dimensione dell’ignoto. Ed è efficace finché
rimane nel regno del potenziale e dell’irraggiungibile. Tuttavia,
tanto illusoria è la visione creata, tanto reale deve essere la scelta.
E’ il libero arbitrio, che afferma e traccia i confini entro cui essa
può agire, lo spazio che decreta che non esistono vincoli e che
sancisce la responsabilità e la complicità della vittima, che diviene
colpevole.
Nel Diario di un seduttore, Giovanni non si accontenta di
appropriarsi dell’innocenza di Cordelia conquistandola con i
metodi tradizionali. Disprezza l’istituzione del fidanzamento, e
farla propria come vogliono le convenzioni non fa parte del suo
stile. Inoltre, egli non ambisce a possederla carnalmente, ma vuole
15
solo il suo spirito
6
. Questo però deve avvenire nell’assoluta libertà:
deve essere lei a concedersi. Il piacere del seduttore è quello di
provocare uno stato di abbandono nella vittima che porti ad un
possesso di tipo sentimentale. Ella deve scegliere di essere
posseduta, non costretta da un fidanzamento, e deve decidere lei di
appartenere al seduttore, mostrando così di volersi perdere in
maniera cosciente. Anche la scelta però, per quanto dettata dalla
libertà concessa al sedotto è sempre condizionata dalla volontà del
seduttore, che crea e conduce le modalità con cui la decisione si
compie. Egli gioca su questo istante di perdizione e lo prolunga, in
modo da far crescere l'attrazione, tanto più efficace quanto questo
momento si estende nel tempo. La sospensione è la vera arma del
seduttore, l’attimo precedente all’esercizio del libero arbitrio che
deve compiere la vittima, l’attimo precedente l’azione. E’ il
momento in cui cresce la passione, si viene assaliti dall’ignoto e
traviati dal fascino del male e del peccato. La seduzione sprigiona
tutto il suo potenziale sviluppando nella vittima il profondo
smarrimento di fronte alla scelta ed alla possibilità di quello che
può aspettarle.
Così è per Zerlina, che nel Don Giovanni mozartiano recita: “..
vorrei e non vorrei, mi trema un poco il core.
7
.” dopo che il
perfido protagonista dell’opera, nel tentativo di conquistarla, le ha
rivolto una promessa di matrimonio: “.. voi non siete fatta per
essere paesana. Un’altra sorte vi procuran quegli occhi
bricconcelli ..
8
”.
Don Giovanni la sottrae alle attenzioni del futuro sposo proprio
durante la cerimonia nuziale, e la pone innanzi a un destino nuovo.
E’ la fase della scoperta di un nuovo sé quella che vive la giovane
contadina, che viene convinta di possedere dei caratteri che non
sono da paesana quale è sempre stata, e quale sarà desinata ad
essere per tutto il resto della sua vita nel caso decidesse di sposare
6
Queste considerazioni di Giovanni sono espresse in KIERKEGARD, S, 1999.
7
Don Giovanni, atto primo, scena nona.
8
Op. cit., atto primo, scena nona.
16
Masetto, bensì di essere una sorta di prescelta, come se la vita
vissuta fin ora fosse stata immeritata e fasulla, essendosi solo in
quel momento accorta di trovarsi innanzi il punto di svolta che la
porterà verso un mondo diverso, quello della nobiltà. Il seduttore le
costruisce quel regno ideale che immaginiamo ella abbia sempre
sognato, immergendo la sua immagine in una realtà diversa, che
però le viene raccontata come possibile. Così fa intendere infatti la
parola “sorte” pronunciata da Don Giovanni: è il destino che
chiama; nessuno può farci niente, tanto meno lei giovane
contadina, contro quella sorte che egli adesso le ha mostrato,
ingiustamente ridotta ad un’esistenza misera ma che una forza
superiore, quella appunto della predestinazione, sta per farle
cambiare. La sua opposizione alla proposta del cavaliere sarebbe
quindi inutile, poiché nessuno può andare contro al suo destino, e
la ragazza non può far altro che gettarsi totalmente tra le braccia di
questo nuovo messaggero del mondo a venire, unica guida in
quella meravigliosa realtà che le è stata svelata. E’ il momento
cruciale: si è spalancata la finestra sulla futura vita. Ma Zerlina non
si è trasformata: ella si è scoperta; il seduttore le ha mostrato il suo
potenziale inespresso. Ella infatti ha sempre avuto “…gli occhi
bricconcelli, quei labbretti sì belli, quelle dituccia candide e
odorose…
9
” decantati da Don Giovanni nelle sue lusinghe; non è
quindi cambiato niente in quel momento. E’ paradossalmente
cambiata la sua percezione del passato, di cui le è stato mostrato il
rovescio: quelle caratteristiche da lei realmente possedute si sono
da sempre trovate nel posto sbagliato, in questo caso il popolo e la
campagna. La realtà si trasforma nelle parole del seduttore: il
passato è irreale e la realtà è seguire lui, la guida nel suo futuro.
Questo smarrimento provoca nella vittima una totale e profonda
passione travolgente. Zerlina è dilaniata non solo tra le due
dimensioni temporali, il passato e la realtà futura, ma tra quelle
sociali, la miseria e la nobiltà, Masetto e Don Giovanni. Zerlina è
9
Op. cit., atto primo, scena nona.
17
avvolta in un destino che la vuole con il seduttore, tuttavia è lei a
dover scegliere, così come dimostra il dubbio che la assale.
Nessuno la costringe né la obbliga: la seduzione esiste solo con la
complicità di chi la subisce, e sarà lei a decidere di cedere alle
lusinghe del cavaliere e di avviarsi verso il futuro che la vede
nobildonna e sposa di Don Giovanni.
Ella è divenuta peccatrice, e si è gettata nella rete che le è stata tesa
dal seduttore. E ha scelto il male.
Ecco perciò che la seduzione consiste, nella visione che la vittima
ha di se stessa, nella percezione di in un passo avanti. La seduzione
la trasporta verso un’altra dimensione in cui possa sentirsi
migliorata, facendo sensibilmente gioco sulla sua autostima.
Proprio la concezione del sé di quest’ultima diviene un’arma nelle
mani del seduttore, la cui abilità sta nel rendere più reale possibile
questo nuovo ambiente in cui il sedotto possa sentirsi il re. Qui sta
tutta la violenza della seduzione, poiché una volta scoperto il
regno, una volta raggiunta la vetta dell’illusione e del sogno di
essere diventato qualcosa di straordinario, nessun uomo vuol più
tornare indietro. Ed essendo questa dimensione proprietà esclusiva
del seduttore, sua invenzione e costruzione, essa esiste solo
assieme a lui, nelle sue parole, nei suoi racconti e nelle sue
lusinghe. Ed è la piena consapevolezza della vittima questa: che
questa meravigliosa illusione esiste solo assieme al seduttore, e se
di quel mondo ella può esserne regina, egli né è il Dio creatore.
Staccarsi da lui significa perdere tutto, tornare come prima, cioè
indietro, lasciare tutto quello che ha scoperto. L’attrazione che è
insita nella seduzione è la capacità di creare il reale laddove non
c’è, facendo sentire alla vittima di essere qualcosa di nuovo e di
migliore. Il seduttore fa leva sulla sua autostima, e più la
concezione del sé è bassa, più facilmente questi sarà sensibile a
cedere alle lusinghe e ad abbandonarsi nel magico mondo creato su
misura per lei, poiché più bisognosa di illusioni e promesse. La
vanità è l'arma con cui ogni vittima seduce se stessa, e compito di
18
ogni seduttore è proprio quello di stimolarne lo sfogo, lasciando
che sia lei a fare il resto.
Il DonGiovanni.
Il Don Giovanni incarna il prototipo del seduttore. Nel suo eterno
rincorrere la preda il protagonista dell'opera mozartiana è
impegnato in un lavoro di Sisifo interminabile. Si capisce subito
che colui che violenta Donna Anna, abbandona il suo servitore al
freddo e senza cibo e uccide il Commendatore è un malvagio
10
. Sin
dall’inizio si intravede suo destino: passare da una donna all’altra
senza trovare pace in nessuna. Non ha un codice etico, non ha una
morale, e non segue nessun valore diverso dal soddisfacimento del
proprio desiderio irrefrenabile, la cui meravigliosa
rappresentazione è lista che Leporello legge a Donna Elvira nella
famosa "Aria del catalogo
11
". Ma Don Giovanni non si limita a
questo. Egli infatti è un seduttore totale, un seduttore a tutto tondo,
che vuol conquistare tutto e tutti. Convince Masetto ad andarsene
dalla sua sposa nel giorno del suo matrimonio, inganna i convitati
sequestrando il suo servitore, riesce a fuggire dal popolo infuriato
che lo vuol bastonare con un travestimento. Il motore che sembra
spingerlo nelle sue vicissitudini quindi, più che il semplicistico
amore per l’altro sesso, sembra essere l’amore per il dominio e la
prevaricazione. Egli conquista ogni donna che vede per il solo
gusto di possederla, e allo stesso modo sottomette alla sua volontà
tutti i personaggi dell’opera in modo non molto diverso dal modo
da come riesce a conquistare le donne, ovvero grazie alla
manipolazione, e inducendoli a fare quello che vuole con la
menzogna o l’inganno. Leporello, per quanto in tutta l’opera cerchi
di disfarsi del suo padrone non ci riesce, perché anch’egli sedotto
dal cavaliere, il quale non solo lo coinvolge nelle sue malefatte, ma
10
Op. cit., atto primo, scena seconda.
11
Op. cit., atto primo, scena quinta.
19
cerca anche soggiogarlo al suo volere con vere e proprie distorsioni
del reale.
Questo accade all’inizio del secondo atto, quando Don Giovanni
rimproverato da Leporello per il suo scellerato stile di vita, riesce a
mostrare al suo servo il “rovescio” delle sue azioni asserendo che il
suo passare da un'avventura all’altra non è espressione della sua
cattiveria, bensì un segno della sua bontà, e questo perché “chi a
una sola è fedele, verso l’altra è crudele
12
”. Sarebbe addirittura
una malvagità nei confronti delle donne se egli non operasse tutte
le conquiste che si vanta di aver compiuto. Assistiamo ad una delle
tante alterazioni della realtà subite dalla debole mente del servitore,
al quale viene presentato, più che una menzogna, uno scenario
diverso del reale, che nasce da una descrizione nuova delle cose la
cui percezione è per il seduttore non univoca, ma molteplice. Una
diversa rappresentazione delle situazioni quindi è quella che Don
Giovanni presenta a Leporello, cercando di innestargli nuovi modi
con cui concepire il suo stile di vita: il suo non essere fedele verso
le donne è un modo per essere fedele verso tutte, verso l’intero
genere femminile, ed una maniera per rispettarle, donando amore a
tutte coloro che gli capitano sottomano. Da Ponte porta in scena
una versione del Don Giovanni che sembra rispecchiare alla
perfezione l’immagine del seduttore: manipolatore, venditore di più
verità, dedito a convincere gli altri aiutarlo, o soddisfarlo, o per lo
meno a non condannarlo nelle sue malefatte. Tutti i personaggi
sono soggiogati dalle parole del cavaliere: Leporello, che per tutta
l’opera vorrebbe abbandonare il servizio del suo padrone ma viene
sempre convinto a rimanere; Donna Elvira, che nonostante continui
tradimenti e menzogne si scopre sempre innamorata di Don
Giovanni; Don Ottavio, Donna Anna, Masetto, sempre in cerca del
colpevole cavaliere ma mai in grado di catturarlo poiché di
continuo ingannati dal suo comportamento. Sembra quindi che il
Don Giovanni mozartiano sia a tutti gli effetti un seduttore vero e
12
Op. cit., atto secondo, scena prima.
20
proprio: egli è scaltro e dotato di una dialettica con cui è in grado di
sovvertire la concezione della realtà, con cui riesce a condizionare
abilmente il comportamento di tutti.
Machiavellismo ai sentimenti.
Esposto alla cultura meccanicistica del suo tempo e influenzato dal
razionalismo Cartesiano, Moliere attribuisce al seduttore un
rivoluzionario aspetto, e cioè quella di saper calcolare e progettare
in maniera scientifica ogni azione, anche in campo sentimentale. Il
personaggio in questione allora si fa portatore di un umanesimo
seicentesco che vede il trionfo della razionalità, grazie alla quale il
protagonista libertino riesce a dominare in tutte le situazioni, la
propria interiorità. Se l’uomo, storicamente, si pone dilemma
ragione o sentimento, la filosofia seicentesca, così come mostrato
dall’opera di Moliere, risolve tale conflitto in favore della prima.
Nel manifestare il suo libertinaggio filosofico, il Don Juan porta
alla luce una nuova idea di personaggio vincente: colui che usa il
cervello, pianifica gli eventi e non si lascia trasportare dai moti
incontrollabili della passione. Anche nella rappresentazione
mozartiana risalterà questo aspetto: i personaggi che soffrono o che
vengono raggirati dal cavaliere sono anche quelli che si lasciano
travolgere dai sentimenti, mai un problema per Don Giovanni, in
grado di tenerli benissimo a bada. Ecco allora perché Curi definisce
questa rappresentazione teatrale un “machiavellismo portato
sull’amore
13
”: perché è il trionfo della ragione anche nel campo che
le è più ostile. Don Giovanni sa controllare le proprie emozioni,
non vi cede mai, e riesce a raggiungere ciò che vuole solo secondo
quello che la logica comanda.
m
r
13
CURI,U, 2001, p.172.