Antiterrorismo in Italia e nel Regno Unito: due sistemi a confronto
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18 spazio nemmeno ad alcuna forma di sana e leale opposizione 35 . Infatti, lo stesso “Duce” già nell’ottobre del 1922 36 chiarì: «Dividiamo gli italiani in tre categorie: gli italiani indifferenti che rimarranno nelle loro case ad attendere i simpatizzanti che potranno circolare e finalmente gli italiani nemici e questi non circoleranno»; «Chi ci fa del bene avrà del bene; chi ci fa del male avrà del male. I nostri nemici non potranno lagnarsi se essendo nemici saranno trattati duramente come duramente devono essere trattati i nemici». Ovviamente un tale trattamento prevedeva un maggior potere e un incremento quantitativo a favore delle forze dell’ordine: fu così che tra il 1923 e il 1927 Mussolini istituì l’M.S.V.N. 37 e l’O.V.R.A. 38 , ossia due organi di polizia alle dirette dipendenze dell’esecutivo con lo scopo di “mantenere l’ordine pubblico”, ergo reprimere violentemente l’opposizione, e ai cui membri fu garantita l’impunità grazie alla riforma dell’art. 16 del Codice di procedura penale 39 . Il Codice Rocco prevedeva che il fenomeno terroristico avrebbe potuto assumere rilevanza penale soltanto qualora si fosse manifestato attraverso uno dei cosiddetti “Delitti contro la personalità interna dello Stato” definiti all’interno del Titolo I, quali: “associazione sovversiva” (art. 270), “propaganda ed apologia sovversiva o antinazionale” (art. 272), “insurrezione armata contro i poteri dello Stato” (art. 284), “cospirazione politica mediante accordo” (art. 304), “cospirazione politica mediante associazione” (art. 305), “banda armata: formazione e partecipazione” (art. 306). Ovviamente, in un regime totalitario come quello fascista, norme simili non trovarono mai i presupposti per essere applicate, poiché ogni forma di opposizione era stroncata sul nascere con metodi piuttosto diretti e immediati. Quando però, nel 1948, entrò in vigore la Carta fondamentale, quegli articoli del Codice penale entrarono in conflitto con alcune delle libertà garantite dallo statuto, in particolare quella di associazione (art. 18) e quella di manifestazione del pensiero (art. 21). Si rendeva pertanto necessario risolvere tale attrito, definendo quindi fino a che punto 35 Ercole Francesco, La Rivoluzione Fascista, Palermo, Editore F. Ciuni, 1936, pag. 466. 36 In un discorso pronunciato al gruppo rionale “Antonio Sciesa” poco prima della Marcia su Roma. 37 Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, organo di gendarmeria e militare durante il governo fascista. 38 Opera Vigilanza Repressione Antifascismo, l’organismo dei servizi segreti di polizia politica del regime fascista. 39 Tale ritocco all’articolo prevedeva che ogni processo avrebbe dovuto essere autorizzato dal governo e dal Ministro della giustizia: questa mossa aveva l’intento nascosto di lasciare impuniti quegli agenti della forza pubblica che si fossero resi responsabili di sevizie nei confronti di arrestati, inquisiti o detenuti (Cosmo, Giandomenico, 1952, I servizi di polizia politica durante il fascismo in Il movimento di liberazione in Italia, n. 16, pag. 36).
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Informazioni tesi
Autore: | Omar Jouad |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2019-20 |
Università: | UNINT - Università degli studi Internazionali di Roma |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Alfredo Mantici |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 173 |
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