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1. DESCRIZIONE GEO-TOPOGRAFICA 
 
Nella metà degli anni Cinquanta, sul pianoro di Serra 
Orlando, nel comune di Aidone, in provincia di Enna, sono 
venuti alla luce i resti di un importante sito archeologico, nella 
quale si vuole riconoscere la città greco-sicula di Morgantina. 
Il centro, situato in amena posizione nell’entroterra 
siciliano, ad Ovest della Piana di Catania e a Sud da dove ha 
inizio il fiume Gornalunga, uno dei principali affluenti del 
Simeto (figg. 1-2), si adagia su due aree divise tra di loro da una 
vallata: la cresta di Serra Orlando ad Ovest ed il Monte Cittadella 
ad Est, ad una altezza di circa 600 m s.l.m. (fig. 3)
1
. 
La posizione, elevata naturalmente, la vicinanza ad un 
corso fluviale, l’ubicazione al centro della Sicilia e il controllo di 
un vasto e fertile territorio agricolo, sono alcune delle ragioni che 
spiegano il ruolo avuto da Morgantina durante il suo lungo 
periodo di vita. 
La città è naturalmente protetta da falde ripide e pochi 
luoghi di accesso, ma in vari punti del lungo perimetro sono 
ancora visibili le tracce di un muro di cinta, che si sviluppava per 
                                                 
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 Erik Sjöqvist, Excavations at Morgantina (Serra Orlando), Preliminary Report IV, in 
“AJA” 64, 1960, pag. 135.
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circa 7 km, seguendo un tracciato irregolare, imposto più dalla 
natura del terreno che dai limiti dell’abitato (fig. 4). 
La città è caratterizzata dall’adozione di uno schema 
urbanistico ortogonale, basato sull’incrocio a distanza regolare, 
di arterie viarie perpendicolari tra di loro e distinguibili in 
plateiai (strade principali), orientate Est-Ovest e in stenopoi 
(strade secondarie), orientati Nord-Sud. Le plateiai e gli stenopoi 
incrociandosi delimitano le insulae (isolati) rettangolari, 
all’interno delle quali si attestano gli edifici, pubblici e privati. 
Il centro politico e nevralgico della città è rappresentato 
dall’agorà che  si articola per la morfologia del terreno su due 
diversi livelli, indicati come agorà superiore e agorà inferiore, il 
cui limite nel III secolo a.C. sarà segnato architettonicamente 
dalla gradinata trapezoidale. L’agorà superiore a Nord, ad Est e 
ad Ovest è chiusa da tre stoai (portici); l’agorà Sud, posta ad una 
quota inferiore di circa 4,30 metri, è delimitata ad Est dal grande 
granaio, alle cui estremità sono sistemate la grande fornace (a 
Sud) e la piccola fornace (a Nord), al centro sorgono un piccolo 
granaio, alcune botteghe commerciali, il Santuario delle divinità 
ctonie e la Casa-Fontana, a Sud è visibile un tratto delle mura 
difensive, mentre nell’angolo Sud-Ovest vi è il teatro.
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Dall’angolo sud-est dell’agorà superiore, una serie di 
scalini immettono nell’adiacente quartiere orientale; si tratta di 
un impianto ellenistico-romano, sorto durante il III secolo a.C., 
comprendente un gruppo di botteghe e due abitazioni signorili: la 
Casa del Capitello Dorico e la Casa di Ganimede. 
Un altro quartiere, chiamato domestico o occidentale, è 
adagiato sulla collina ovest, a cui si perviene per mezzo di un 
sentiero, che si diparte dall’estremità meridionale dell’agorà 
inferiore. L’impianto dell’abitato, di stile ellenistico-romano, si 
data intorno agli ultimi decenni del IV secolo a.C.: qui si trovano 
botteghe e abitazioni (fig. 5). 
Su una collina a sud-ovest dell’agorà, è stato messo in luce 
un Santuario del IV secolo a.C., dedicato a Demetra e Kore, 
trasformato in età romana in abitazione privata (vedi fig. 3). 
Un altro Santuario, risalente al III secolo a.C., è stato 
identificato come sacro a Persephone e Aphrodite in contrada 
Sant’Agnese (vedi fig. 3). 
Un tempio arcaico, riferibile alla seconda metà del VI 
secolo a.C., è venuto alla luce in contrada San Francesco 
Bisconti.
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Da Serra Orlando, per mezzo di una strada in salita in 
direzione est, si perviene all’acropoli situata sulla cima di Monte 
Cittadella.
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2. PROBLEMATICHE RELATIVE 
ALLA MUSEALIZZAZIONE IN SITU 
 
La progettazione di un Parco Archeologico comporta la 
redazione di un programma capace di rispettare gli interessi e le 
caratteristiche storiche, ambientali e rurali del sito e, al tempo 
stesso, garantire al visitatore un’esperienza piacevole ed 
istruttiva. 
Il termine Parco Archeologico, non essendo ancora 
codificato da nessun supporto legislativo, si presta a diverse 
interpretazioni: lo si può intendere come un’area comprendente 
testimonianze archeologiche rilevanti dal punto di vista 
scientifico, rappresentative dei valori storici del territorio e 
caratterizzate da significative valenze didattiche, tali da rendere 
opportuna l’adozione di un programma di tutela del patrimonio 
archeologico
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 e sollecitare gli Enti preposti alla tutela, a 
promuovere programmi di pianificazione territoriale, dal 
momento che molti monumenti corrono quotidiani pericoli di 
degrado. 
Lo stesso termine può essere applicato alla vasta area in 
cui il sito ricade, e che diviene essa stessa bene da tutelare e 
                                                 
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 Bruna Amendolea, I siti archeologici, un problema di musealizzazione all’aperto, Pisa 
1994, pag. 403.
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conservare, come una sorta di museo all’aperto, in cui il 
paesaggio costituisce parte integrante del sito. 
I motivi che portano alla realizzazione di un Parco sono 
molteplici: la necessità di salvaguardare i monumenti, di tutelare 
l’area dall’edilizia abusiva e, non meno importante, la creazione, 
con finalità di fruizione turistica, di un polo di cospicuo interesse 
archeologico. 
Il sito archeologico di Morgantina, vista la rilevanza dei 
suoi resti e l’incombente pericolo di degrado, merita senza alcun 
dubbio la creazione di un Parco Archeologico. Gli Enti 
competenti, come il Ministero dei Beni Culturali e la 
Soprintendenza dei Beni Culturali ed Ambientali, devono 
acquisire al demanio pubblico l’area archeologica ed elaborare 
un progetto di allestimento del parco, la cui realizzazione è 
l’unico strumento idoneo alla conservazione del patrimonio 
archeologico. 
La realizzazione di un Parco Archeologico deve svolgere 
una fondamentale funzione maieutica: i visitatori devono 
comprendere che i monumenti, ed in generale tutto ciò che è 
“arte”, sono testimonianze uniche ed inestimabili del nostro 
passato, delle nostre origini, e quindi strumenti insostituibili per 
capire ciò che oggi siamo.
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La creazione di un Parco Archeologico comporta, 
ovviamente, notevoli sforzi, umani e finanziari, ma tale impegno 
è ampiamente ripagato dagli enormi vantaggi che ne derivano. 
La nascita del parco porta dei benefici: incremento del 
numero dei visitatori, creazione di nuovi posti di lavoro, sia in 
fase di realizzazione nonché di gestione del parco e delle 
strutture conservative connesse; sono necessari dirigenti, 
naturalisti, archeologici, museologi, museografi, bibliotecari, 
elettricisti, addetti ai personal computers, personale addetto alla 
custodia, alla manutenzione, alla salvaguardia, guide, 
dimostratori, personale di accoglienza; dunque il progetto, 
creando nuovi posti di lavoro, dà un contributo all’economia 
della zona. 
Naturalmente la creazione del Parco non deve scadere in 
un selvaggio sfruttamento turistico, perché l’obiettivo 
fondamentale è proteggere e preservare quest’area di importanza 
storica. 
L’ipotesi progettuale relativa al Parco Archeologico di 
Morgantina, estendendosi per una superficie di circa 91 ettari,
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comprende le contrada di Serra Orlando e di San Francesco 
Bisconti e il Monte Cittadella (Tav. I)
3
. 
L’acquisizione al demanio regionale dovrebbe riguardare 
anche il complesso edilizio Casa Vinci (figg. 6-7), che pur non 
avendo alcun interesse dal punto di vista storico-architettonico, si 
può utilizzare come struttura per i servizi. 
                                                 
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 Bruna Amendolea, I siti archeologici, un problema di musealizzazione all’aperto, cit., pp. 
67, 98, 111, 133, 236, 225, 315, 417, 468, 335, 356, 358, 362, 370. In Italia sono stati 
realizzati diversi parchi archeologici, il cui scopo principale è la salvaguardia di ciò che si è 
portato alla luce, come, per esempio, il parco archeologico di Gabii, uno dei più importanti 
siti archeologici nel territorio del Comune di Roma. Nel 1977 fu rinvenuta un’estesa 
necropoli preistorica, pertinente alla città di Gabii, o ad uno dei villaggi che contribuirono a 
dar vita all’antico centro latino. Nel Comune di Cerveteri, nel 1988, si scoprì il sito di 
Aquae Caeretanae. L’area, non eccessivamente estesa (circa 9 ettari) necessitava di una 
musealizzazione all’aperto, in quanto presentava una concentrazione di strutture meritevoli 
di ciò. Il parco archeologico del Tuscolo (Lazio) nato nel 1984, presenta una superficie di 
circa 67,4 ettari, comprendente la cosiddetta Villa di Tiberio, con l’anfiteatro, la via dei 
Sepolcri che sale dal versante di Grottaferrata con il mausoleo di M. Celio Verniciano. Il 
parco archeologico di Fregellae, nel territorio delle moderne Arce e Ceprano (FR), occupa 
un‘area di circa 90 ettari. Il parco archeologico di Naxos si estende per una superficie di 
circa 40 ettari, coincidenti pressappoco con quella dell’antico sito urbano della colonia 
greca. Il parco archeologico di Cuma, la più antica e settentrionale colonia greca dell’Italia 
Meridionale, si estende appena per 11, 8 ettari circa. Il parco archeologico di Desenzano del 
Garda occupa un’area di circa 7.700 mq. Qui si è portato alla luce una villa romana tardo 
antica con importanti pavimenti musivi. Il parco archeologico naturalistico di Guido-Valle 
dell’Arrone, copre una superficie di circa 7000 ettari, nella quale non solo va preservato il 
territorio, ma anche le importanti testimonianze archeologiche: presenze relative al 
Paleolitico, insediamenti e necropoli dell’età del bronzo e del ferro, del periodo 
orientalizzante ed arcaico, abitati e percorsi dell’età romana e medievale. Il parco 
archeologico della SS. Trinità a Venosa (Basilicata), inaugurato nel 1991, offre al suo 
pubblico un impianto termale, l’anfiteatro e il complesso ecclesiastico della SS. Trinità. 
I parchi archeologici sono molto diffusi anche fuori dall’Italia. In Inghilterra, ad esempio si 
ha il parco archeologico di Dartmoor, il cui sito ha restituito tracce di insediamenti dell’età 
del bronzo, consistenti in muri circolari, riconosciuti come basi di capanne. Altro parco è 
quello di Leicester, con un importante edificio romano. Il parco di Roystone Grange, 
fondato nel 1947, ha restituito testimonianze dell’età del bronzo. Il parco archeologico 
Stonehenge è il più visitato di tutta la Gran Bretagna. 
Il parco archeologico di Xanten (colonia Ulpia Traiana, lungo il Basso Reno), presenta 
un’estensione di circa 4 km, nella quale si trovano i residui dei campi militari romani 
Vetera I e II e dell’accampamento civile della colonia Ulpia Traiana, del suo porto e delle 
sue necropoli. 
Il parco archeologico di Selinunte copre una superficie di 270 ettari circa, mentre il parco 
archeologico di Agrigento è molto grande, si estende per una superficie di circa 1200 ettari. 
Nicoletti Loredana, La fruizione dei Beni Culturali in Sicilia, Palermo 2001, pag. 43. 
Dalla realizzazione di questi parchi, si evince la necessità di salvaguardare, trasmettere e 
tramandare ciò che si è scoperto. Dunque il parco viene considerato uno “strumento” 
efficace ai fini della tutela.