Cominus et eminus: la tipografia alla Campana. Annali di Vittorio Baldini (1575-1618) e dei suoi eredi (1618-1621)
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Valentina Sonzini Cominus et eminus: la tipografia alla Campana. Annali di Vittorio Baldini (1575-1618) 3 mentre per anni i miniatori si sono indugiati intorno ai quinterni della “Bibbia Bela” che in (…) ogni pagina scintilla di ori profusi in gran copia lungo i margini e ride dei colori più smaglianti, distribuiti con arte sapiente nei fregi che circondano le pagine (…)”, è già uscita dai torchi del Gutenberg la prima Bibbia a stampa, miracolo di un genio e insieme di un’età, perfetta nella sua struttura e nei suoi caratteri 6 . Ferrara continuava ad indugiare nell’utilizzo della pergamena arricchita dai fasti dei miniatori. Il libro è un ornamento, segno di ricchezza che deve accompagnarsi agli altri segni di potenzia del Duca […] per testimoniare quanto la sua forma del vivere sia politica e ornata. Il libro a Corte è dunque segno di civiltà, di cortesia, di buone maniere, oltre che di ricchezza e potenzia: un segno visibile tra gli altri, anzi più efficace di altri in termini di valuta (per quanto eximia), e non solo per una strutturalmente omologa economia di ornamento […] ma perché è più degli altri funzionale a produrre la meraviglia e soprattutto il piacere 7 . Del resto “nella Corte di Ferrara, già ai tempi di Nicolò III, il libro è un bene diffuso: non solo nella Torre dell’Archivio segreto e nello studiolo di Leonello, ma anche in non meglio precisate “riche camere” della residenza ducale, cioè in Palazzo” 8 perché questa è una corte che legge molto, anzi moltissimo, a confronto con le altri grandi sedi signorili italiane: consuma libri non solo per le tante necessità pratiche della vita quotidiana (il carattere medico, come giuridico), oltre che per pregare, come fan tutte; consuma libri soprattutto per svago, per occasione di lettura, privata o pubblica che sia: in particolare la grande tradizione del romanzo di cavalleria, in francese e in italiano. Ed è questo il dato distintivo primario 9 . Gli Este rimasero sempre grandi lettori. Ed è un dato che a Corte esistono più biblioteche, il libro è un bene diffuso, conservato ed esibito in più luoghi, con funzioni diverse: pubbliche e personali, di conservazione e d’uso, esattamente come le biblioteche d’oggi; a Corte sono raccolti nello stesso luogo libri diversi per statuto merceologico (lussuosi libri miniati, spesso d’autore e di dedica, e libri a stampa di mediocre qualità), e diversi anche per pertinenza linguistica e culturale (di autori classici, greci e latini, di umanisti contemporanei, come anonimi romanzi di cavalleria, anche in francese); a Corte il libro ha un ricambio velocissimo, dovuto 6 Biblioteca estense. Modena, a cura di Ernesto Milano, Firenze, Nardini, 1987, p. 20. 7 AMEDEO QUONDAM, Le biblioteche della corte estense in *Il libro a corte, Roma: Bulzoni, 1996, p. 17. 8 A. QUONDAM, Le biblioteche della corte estense, cit., p. 17. 9 ivi, p. 35.
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Informazioni tesi
Autore: | Valentina Sonzini |
Tipo: | Tesi di Dottorato |
Dottorato in | Scienze Bibliografiche, Archivistiche, Documentarie e per la Conservazione e il Restauro dei Beni Librari e Archivistici |
Anno: | 2009 |
Docente/Relatore: | Marco Santoro |
Correlatore: | Angela MariaNuovoUgoRozzo |
Istituito da: | Università degli Studi di Udine |
Dipartimento: | Lettere e filosofia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 796 |
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