La Menzogna: gli indicatori verbali e non verbali costituenti l’atto menzognero.
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7 In riferimento alle variabili riguardanti il mentitore, è stato riscontrato come i soggetti estroversi, esibizionisti e meno ansiosi riescano a gestire meglio la menzogna, poiché dispongono di migliore padronanza di sé rispetto a persone ansiose ed introverse (Pacori, 2012). Anche l’età del soggetto e la sua professione appaiono essere variabili da valutare in quanto correlate alla percezione che il soggetto ha di sé, delle interazioni che intrattiene con l’esterno e al grado di soddisfazione che da questo binomio riesce ad ottenere. Inoltre, relativamente alla situazione, la menzogna appare più utile in base al contesto di riferimento, ai vantaggi che il soggetto può ottenere e al grado di conflittualità tra ricevente e trasmittente. Anche il ricevente quindi ricopre una certa funzione nella messa in atto di un messaggio menzognero e nella sua riuscita. Si parla in tal senso di vittima come interlocutore ingenuo o abile scopritore; in base al soggetto con cui il mentitore avrà a che fare, adatterà strategie comunicative e tattiche differenti per far si che l’esito dell’informazione trasmessa sia più produttivo possibile, migliorando l’efficacia dell’atto (De Cataldo Neuburger & Gulotta, 1996; Anolli, 2003). Questa considerazione porta ad affermare che le menzogne inconsapevoli non esistono, poiché l’intenzionalità è uno dei presupposti per rendere l’atto menzognero efficace. Quindi il messaggio menzognero risulta sempre ancorato al contesto e riflette il flusso di pensieri e di azioni esistenti tra gli interlocutori. Si tratta dunque di una “gestione locale” degli scambi comunicativi, relativa alla finalità che il mentitore vuole raggiungere. In tal senso, la menzogna avrà buon esito al termine di un processo costituito da fasi di elaborazione distinte, riguardanti: la scelta delle strategie globali di comportamento, la definizione delle azioni tattiche tramite la coordinazione a livello verbale e non verbale ed un costante monitoraggio degli effetti che il messaggio menzognero produce sull’interlocutore (Anolli, 2006). Sebbene quindi l’atto menzognero possa essere considerato riprovevole ed una violazione delle regole che garantiscono un vivere pacifico, appare essere indiscutibile che la menzogna è parte della natura umana, insita nei comportamenti dell’uomo e dell’animale e difficile da allontanare (Pacori, 2012). 1.2 Comunicazione e Discomunicazione “L’abilità di mentire e di fronteggiare la menzogna è esito di una competenza comunicativa del soggetto, della capacità di comprendere il proprio punto di vista e quello altrui e soprattutto di agire in maniera intenzionale (De Cataldo Neuburger & Gulotta, 1996).” Tra gli attori di questo “gioco a due” che la menzogna genera, l’abile o l’ingenuo mentitore ed il destinatario nelle vesti di smascheratore o vittima dell’inganno, s’innescherà un processo attivo basato su un’attribuzione reciproca d’intenzioni e su un’interpretazione di contenuti, in seguito ad un “processo d’inferenza” a partire da indizi indiretti (Anolli, 2003; Ekman, 1989).
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La Menzogna: gli indicatori verbali e non verbali costituenti l’atto menzognero.
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Informazioni tesi
Autore: | Ilaria Peraino |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2016-17 |
Università: | Università degli Studi di Urbino |
Facoltà: | Scienze Umanistiche |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Daniela Pajardi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 42 |
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