La pragmatica musicale nella comunicazione liturgica dopo il Concilio Vaticano II. Cum musica fit sacra.
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31 possibilità liminale di accesso all’esperienza originaria del sacro, inscritta geneticamente nell’uomo. Il rapporto teorico tra musica e sacro vive dell’articolazione pratica tra musica, rito e liturgia cristiana e ci invita ad indagarne le condizioni attraverso la riflessione di alcuni autori (par. 4) che più si sono occupati di questo tema (Sequeri, Hameline, Girardi). Come abbiamo già sottolineato, l’azione rituale può essere considerata a buon diritto una sorta di comunicazione, in quanto luogo teo-logico, spazio del dialogo con il divino. Tuttavia, il tipo di comunicazione di cui vive l’azione rituale, dal momento che chiama in causa il sacro, per rispettarne lo statuto non può essere tradotta in parole e concetti. La dinamica di rivelazione si gioca sempre all’interno dello spazio personale di chi partecipa al rito, in maniera mai anticipabile. La dia-logica del rito non è la logica dell’utile e del calcolo, ma lo spazio aperto (lichtung la radura di heidegerriana memoria) in cui può farsi strada la luce dell’inatteso. Proprio questa capacità, che il musicale custodisce, di condurre l’uomo a una sorta di “svuotamento” contenutistico che lascia spazio all’emozione, permette l’apertura a una dimensione liminale, e fa sì che la musica possa essere una modalità dell’accadere dell’esperienza originaria del sacro. È qui che diventa possibile parlare dell’efficacia sacramentale della musica per il rito (cap. 3.). Con questi guadagni potremo chiederci allora: quale musica per quale competenza liturgica? Se la liturgia in musica è risonanza col divino (par. 1.), occorre chiedersi: può esistere una liturgia senza musica? (par. 2.) La musica interviene a livello di ancoraggio percettivo a livello emotivo e coscienziale, fino a farci trovare commossi, toccanti nel profondo nel succedere di una risonanza del sub-lime che ac-corda con il divino in un’esperienza totalizzante. Ma quale ruolo ha la musica nell’efficacia sacramentale della liturgia? (par.3.). Nel panorama delle tante problematiche pastorali (par.4.) che parroci e direttori di scholae cantorum vivono nella loro attività, come declinare il rapporto tra liturgia, musica e cultura? Come rispettare la sana traditio incontrando la legittima richiesta di innovazione e inculturazione? Può esistere un genere musicale liturgico in cui tutta la Chiesa possa riconoscersi? I repertori in uso sono pensati nell’orizzonte della pertinenza rituale nel rispetto della pluralità delle identità ecclesiali e delle figure di assemblea liturgica, o sono forse un fallimento anticipato rispetto alla potenza di un rito che, imbrigliata in intellettualismi musicologici, soffoca senza vigore? La situazione della formazione dei futuri responsabili delle comunità non splende di gran luce in Italia. Allora proprio dalla formazione occorrerà ripartire per approfondire quei necessari orientamenti che pure il concilio ci ha offerto.
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Informazioni tesi
Autore: | Edoardo Marengo |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2018-19 |
Università: | Istituto Liturgia Pastorale S. Giustina - Padova |
Facoltà: | Teologia |
Corso: | Liturgia Pastorale |
Relatore: | Roberto Tagliaferri |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 230 |
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