Il primo ad utilizzare il termine in questione fu l’ingegnere ungherese Karl Ereky 
nel 1919 per indicare processi di lavorazione di prodotti agricoli per l’alimentazione 
zootecnica. 
La biotecnologia non è, tuttavia, una scienza moderna. E’, infatti, utilizzata da 
secoli, inconsapevolmente, nel settore agro-alimentare. Da migliaia di anni, l’uomo 
utilizza tecniche empiriche per migliorare la resa dei campi e la qualità degli 
animali allevati. I meccanismi di incrocio e di selezione di varietà animali e 
vegetali, così come i processi fermentativi di vino , birra, latte, o i cosiddetti 
“biorimedi”, quali per esempio il trattamento, il riciclo e la bonifica di rifiuti 
attraverso microrganismi attivi, dimostrano quanto questo settore sia da sempre 
influenzato dalle biotecnologie. 
Le prime tecniche di biotecnologia risalgono al lontano 8000 A.C.. Ne sono la 
prova la raccolta delle sementi per ottenere un raccolto e il ricorso, in Mesopotamia, 
all’incrocio per migliorare il bestiame
3
. 
Nel 1675, Anton van Leeuwenhoek (1632-1723), grazie alla costruzione del 
primo microscopio, scopre l’esistenza dei microrganismi ed ipotizza che siano 
proprio questi la base dei processi produttivi di cibi e bevande fermentate. 
Nel 1857, gli esperimenti sull’ibridazione delle piante e le leggi dell’ereditarietà 
del monaco e biologo ceco-austriaco Gregor Mendel (1822-1884) segnano la 
nascita delle cosiddette “biotecnologie tradizionali”. In questa definizione rientrano 
tutte le tecnologie produttive utilizzate da millenni, come la produzione casearia, i 
foraggi insilati, i processi di fermentazione e lievitazione. 
Occorre precisare che, sino a pochi decenni fa, l’uomo ha sempre utilizzato la 
selezione artificiale mantenendosi all’interno “delle barriere sessuali che dividono le 
specie”
4
. L’ibridazione quindi non ha mai superato tali confini, seppure l’uomo 
tentasse ugualmente esperimenti tra varietà diverse di una stessa specie oppure di 
specie affini. 
                                                 
3
 Successivamente, nel 6000 A.C., in Egitto vengono utilizzati per la prima volta i lieviti 
per le fermentazioni, al fine di produrre birra, vino e pane. Nel 4000 A.C., in Cina, si 
producono yogurt e formaggio attraverso batteri fermentanti di tipo lattico. 
4
 Pelt Jean-Marie, “L’orto di Frankenstein:cibo e piante transgeneci”, Feltrinelli, Milano, 
2000, p.18. 
Nel 1953, la scoperta della struttura a doppia elica del DNA
5
, attuata da James 
Watson e Francis Crick (1916-2004), segna il passaggio delle biotecnologie 
tradizionali a quelle “innovative” e la nascita dell’ “ingegneria genetica”
6
. Ma solo 
nel 1972, tre biochimici americani, Herbert Boyer, Paul Berg e Stanley Cohen, 
svilupparono il DNA ricombinante, una sequenza di DNA ottenuta artificialmente 
dalla combinazione di materiale genetico proveniente da organismi differenti. 
Le tecniche del DNA ricombinante trovano applicazione sia nel campo agro-
alimetare che in quello medico. Nel primo, l’alterazione del DNA ha consentito 
all’uomo di superare le “barriere” della riproduzione naturale permettendo lo 
scambio di geni, portatori di determinati caratteri, tra individui appartenenti a specie 
diverse, sia animali che vegetali. Sono nati così gli “organismi geneticamente 
modificati” (OGM), ossia esseri viventi che possiedono un patrimonio genetico che 
si discosta da quello usuale per la loro specie , risultato dell’applicazione di tecniche 
di ingegneria genetica, che consentono l’aggiunta, l’eliminazione o l’inattivazione 
di alcuni geni, negli organismi in questione o nei loro progenitori. 
In particolare, le “piante transgeniche”, in quanto organismi modificati 
geneticamente, sono piante il cui DNA è stato alterato attraverso le tecniche 
biotecnologiche, al fine di apportare in esso caratteristiche diverse da quelle 
naturali, rilevanti dal punto di vista agronomico. Con queste tecniche
7
 le barriere 
sessuali sono state superate ed è stato possibile trasferire segmenti di DNA 
provenienti da un organismo nel genoma di un altro organismo non correlato. 
                                                 
5
 Il Dna o acido desossiribonucleico, presente in tutti gli esseri viventi, è una lunga 
molecola a doppia elica che contiene tutte le istruzioni genetiche necessarie alla 
trasmissione dei caratteri ereditari. 
6
 L’ingegneria genetica (più propriamente tecnologie del DNA ricombinante) fa 
riferimento ad un insieme molto eterogeneo di tecniche che permettono di isolare geni, 
clonarli, introdurli e esprimerli in un ospite eterologo (differente dall'ospite originale). 
Queste tecniche permettono di conferire caratteristiche nuove alle cellule riceventi. Le 
cellule cosí prodotte sono chiamate ricombinanti. L'ingegneria genetica permette anche di 
alterare la sequenza del gene originale e di produrne uno piú adatto a rispondere ad 
esigenze specifiche, come avviene ad esempio per quanto riguarda gli OGM. 
7
 I metodi oggi impiegati per superare tali limiti sono sia la cultura in vitro sia la 
mutagenesi, che prevede l’irradiazione di vaste popolazioni vegetali con raggi X, raggi 
gamma, neutroni lenti e veloci o altri tipi di radiazione per poi selezionare quegli individui 
che presentano caratteristiche migliorative. 
La prima pianta transgenica venne approvata dalla Food and Drug 
Administration (FDA)
8
 e messa in commercio negli USA nel 1994. Si trattava del 
“FlavrSavr
TM
”
9
, un pomodoro modificato dall’azienda biotech statunitense, Calgene 
Inc., per rallentarne il processo di decomposizione. 
Pertanto, in campo agro-alimentare, l’ingegneria genetica permette di ridurre i 
tempi di selezione e di conservare le caratteristiche più vantaggiose dell’organismo 
originario, aggiungendone di migliori, attraverso la tecnica del DNA ricombinante. 
Consente, inoltre, di creare OGM in grado di: aumentare la produttività, poiché 
possono essere coltivati anche in zone considerate inadatte all’agricoltura, 
migliorare la qualità del raccolto, realizzare un risparmio economico sull’utilizzo di 
diserbanti e antiparassitari e perfezionare le caratteristiche nutrizionali degli 
alimenti. 
Bisogna ricordare, però, che tali organismi sono al centro di un complesso e 
controverso dibattito politico, scientifico ed etico internazionale, all’interno del 
quale tali vantaggi non sono stati ancora oggi completamente riconosciuti. 
In ambito medico, invece, l’ingegneria genetica viene utilizzata per la produzione 
di farmaci, come l’insulina o il vaccino contro la rabbia, di “alimenti funzionali“
10
 
utilizzabili a fini terapeutici,oppure per terapie che consentano di intervenire su 
malattie di tipo genetico. 
Esistono quindi numerosi settori produttivi che potrebbero trarre enormi vantaggi 
da queste manipolazioni genetiche. Ma, mentre negli Stati Uniti
11
 queste tecniche di 
                                                 
8
 La FDA è l’organo di regolamentazione degli USA che disciplina la sicurezza e 
l’etichettatura della maggior parte degli alimenti, compresi quindi anche gli OGM, di 
medicinali, di prodotti emoderivati, di quelli irridiati, dei farmaci ad uso veterinario e che 
ha anche responsabilità nel settore delle terapie genetiche, dei trapianti e della clonazione 
umana. 
9
 La manipolazione genetica consentì di sopprimere la formazione del “polygalacturonase” 
(PG), un’enzima che si trova naturalmente nei pomodori. A proposito consultare il sito 
della Food and Drug Administration: http://www.fda.gov/. 
10
 Come per esempio la banana-medicamento che resta ancora oggi solo un progetto. 
11
 Gli Stati Uniti sono i maggiori produttori biotech a livello mondiale, con 49,8 milioni di 
ettari coltivati con soia, mais, cotone, colza, zucca, papaia biotech. Fonte: Clive James 
2005 “Executive Summary. Global Status of Commercialized Biotech/GM Crops: 2005 ” 
International Service for the Acquisition of Agri-Biotech Applications (ISAAA), Brief 
No.34. 
laboratorio sono state accettate senza troppe perplessità e preoccupazioni
12
, in 
Europa hanno destato forti critiche, sia in ambito economico che scientifico, in 
quanto considerate potenzialmente pericolose sia per l’ambiente che per la salute 
dell’uomo. Il dibattito europeo, non solo prettamente scientifico ma anche etico-
morale
13
, verte principalmente sull’accertabilità della sicurezza del prodotto 
biotecnologico e sulla sua etichettatura, al fine di fornire al consumatore finale 
informazioni, il più possibile, chiare e precise, sul prodotto in questione.  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
                                                 
12
 “anche per la scarsa informazione dei consumatori, che si sono affidati alla preesistente 
disciplina sulla sicurezza degli alimenti, basata esclusivamente sulle valutazioni 
scientifiche.” Così come osserva M.P. Belloni “Nel limbo degli OGM: tra divergenze 
interpretative e disciplinari, alla ricerca di un accordo tra Stati Uniti e Unione Europea. E’ 
questione di etichettatura, ma anche di etica” Rivista Italiana di Diritto Pubblico 
Comunitario, 2006, p.130. 
13
 Considerazioni che sono ignorate dalle multinazionali e dalla maggior parte degli 
scienziati impegnati nel campo dell’ingegneria genetica. 
1.2.   Gli OGM in campo agro-alimentare e il loro commercio internazionale. 
 
I primi impieghi delle biotecnologie riguardano il settore agro-alimentare. Da 
secoli, infatti, l’uomo utilizza tecniche di manipolazione, come la selezione delle 
piante aventi le caratteristiche desiderate o l’ibridazione, volte a migliorare la resa 
dei campi e la qualità dei prodotti coltivati o degli animali allevati. Tali tecniche, 
però, seppure raffinate nel tempo, si basavano su tentativi poco scientifici. Gli 
agricoltori e allevatori spesso non erano certi del risultato che si sarebbe ottenuto 
incrociando due specie animali o vegetali differenti. 
Nel 1953, la scoperta della struttura del DNA da parte di Watson e Crick e lo 
sviluppo della tecnica del DNA ricombinante, a partire dal 1972, grazie agli studi di 
tre genetisti americani, Cohen, Boyer e Berg, hanno segnato l’inizio dell’ingegneria 
genetica. 
Il DNA, o acido deossiribonucleico, presente in ogni organismo vivente, è una 
lunga molecola a doppia elica in cui sono depositate tutte le informazioni genetiche 
necessarie per la trasmissione dei caratteri ereditari. In particolare, la composizione 
genetica di un organismo ( genotipo ) ne determina l’aspetto e le caratteristiche 
fisiche ( fenotipo ) in congiunzione con le caratteristiche ambientali. 
Le unità che costituiscono ogni filamento di DNA si chiamano nucleotidi, 
ciascuno dei quali è composto da uno zucchero a due atomi di carbonio, da una base 
azotata e da un gruppo fosfato inorganico. 
Le basi azotate, rappresentano le quattro lettere dell’alfabeto genetico: Adenina 
(A), Guanina (G), Citosina (C) e Timina (T). La sequenza di queste basi nel DNA, 
allineate e raggruppate a tre a tre, compone il codice genetico. Questo codice 
determina la biochimica delle cellule e la fisiologia degli organismi. “Quando i 
biologi hanno avuto l’idea di “trafficare” con questo codice, di cambiare la 
sequenza dei nucleotidi all’interno di un DNA, si è fatta strada l’idea della 
manipolazione genetica”
14
. 
                                                 
14
 Pelt Jean-Marie, op. cit. 
La crescente conoscenza del DNA ha permesso ai ricercatori di comprendere 
meglio i meccanismi biologici fondamentali e, di conseguenza,  di effettuare 
esperimenti di miglioramento genetico sempre più precisi ed efficienti, in quanto la 
riproduzione dei geni in laboratorio rende possibile conoscere in anticipo quale sia 
l’effetto dell’introduzione di un gene “nuovo” sul fenotipo. 
Le nuove tecniche di manipolazione genetica presentano, quindi, sostanziali 
differenze e vantaggi rispetto a quelle tradizionali, come l’incrocio. Innanzitutto, 
mediante la tecnica del DNA ricombinante è possibile trasferire segmenti di DNA, 
provenienti da un organismo, nel genoma di un altro organismo non correlato, 
superando così le barriere esistenti tra specie diverse. Infatti l’ingegneria genetica 
“combina organismi che in natura non possono fecondarsi: batteri con cereali, pesci 
con fragole, scorpioni con piante, ecc…”
15
. 
Questa tecnologia inoltre è oggi estremamente specifica, precisa e veloce in 
quanto si limita a modificare singole parti di DNA, inserendo solo i geni di 
interesse. La riproduzione sessuale, invece, trasferisce, oltre al gene di interesse, 
migliaia di altri geni, della maggior parte dei quali non si conosce né la sequenza né 
la funzione
16
. 
Il primo OGM risale al 1972 quando “un’équipe americana crea una molecola 
ibrida di DNA a partire dal Dna di una scimmia e da quello di un batterio”
17
. Poco 
più tardi, nel 1974, la comunità scientifica decise di imporsi una moratoria sull’uso 
della tecnica del DNA ricombinante. Si riteneva necessario istituire rigide linee 
guida che costituissero la base delle ricerche di laboratorio. 
                                                 
15
 “ L’inclusione della caratteristica di resistenza al freddo indotta nelle fragole attraverso 
l’inclusione della sequenza di DNA che nei pesci artici determina una maggiore tolleranza 
alle basse temperature non sarebbe mai stato possibile con le tecniche di incrocio finora 
utilizzate in agricoltura.” Così spiega il movimento ambientalista Greenpeace, 
www.greenpeace.org/italy. nella sezione dedicata agli OGM. 
16
 Si veda in proposito “ Genetic Engineering: the Future of Foods?” di Linda Bren, al sito 
www.fda.gov nel quale si sostiene che “Using traditional genetic modification methods, 
such as cross-fertilization, scientists can produce a desired trait, such as a harder plant. But 
in doing so, they mix thousands of genes from several plants, requiring many attempts over 
many years to weed out the unwanted traits that occur. Newer methods of genetic 
modification, in the form of genetic engineering, are more precise and predictable and 
faster…”  
17
 Pelt Jean-Marie, op. cit. 
Da allora, le tecniche di manipolazione genetica si diffusero in ogni campo 
scientifico. 
Tra i primi OGM abbiamo i batteri manipolati per produrre sostanze come 
l’insulina e altri farmaci che sono oggi normalmente utilizzati. I primi animali 
transgeneci furono invece i topi creati da Rudolf Jaenisch nel 1974. 
Dalla seconda metà degli anni ’90, gli esperimenti si sono concentrati 
principalmente sulle piante, vista l’utilità derivante dall’utilizzo dell’ingegneria 
genetica su questi organismi. Le varietà vegetali geneticamente modificate sono 
infatti varietà qualitativamente e quantitativamente superiori rispetto a quelle 
naturali, dal punto di vista sia della resistenza ai parassiti o ai diserbanti sia della 
maggiore produttività. Nasce così “l’agricoltura biotecnologia”. 
L’agricoltura “biotech” è stata definita dal Dipartimento dell’Agricoltura degli 
Stati Uniti d’America (USDA), come l’insieme degli strumenti, incluse le tecniche 
tradizionali di riproduzione, che alterano gli organismi viventi o parte di questi
18
. La 
Biotechnology Industry Organization 
19
 (BIO), invece, la considera come una 
tecnologia avanzata che permette agli agricoltori di attuare precisi cambiamenti 
genetici, selezionando i geni portatori di migliori caratteristiche e muovendoli da un 
organismo all’altro creando, così, le piante transgeniche. In particolare, l’abilità 
nell’introdurre materiale genetico da un organismo all’altro determina i benefici che 
si possono ottenere nella produzione dei cibi. 
Come spiega l’USDA, la biotecnologia fornisce agli agricoltori tutti gli strumenti 
che consentono loro di produrre, a bassi costi, maggiori quantità, con rilevanti 
vantaggi gestionali. 
                                                 
18
 Più precisamente “ Agricultural biotechnology is a range of tools, including traditional 
breeding techniques, that alter living organisms, or part of organisms, to make or modify 
products; improve plants or animals; or develop micro-organisms for specific agricultural 
uses. Modern biotechnology today includes the tools of genetic engineering.” Tratto dal 
sito dell’USDA, www.usda.gov, nella sezione “Agriculture”/”Biotechnology”/”Frequently 
Asked Questions on biotechnology”. 
19
 L'organizzazione statunitense dell’industria di biotecnologia generata con la fusione 
dell'associazione industriale di biotecnologia e dell'associazione delle aziende di 
biotecnologia. Si veda in proposito il sito ufficiale dell’organizzazione: www.bio.org  
In commercio oppure prossime alla produzione si trovano piante geneticamente 
modificate per tollerare gli stress atmosferici, per resistere a virus, funghi o 
batteri
20
,per aumentare la qualità del raccolto e il contenuto nutrizionale oppure per 
resistere ad erbicidi
21
 e/o insetti o per ridurre gli allergeni naturali. 
Pertanto, l’applicazione della biotecnologia all’agricoltura produrrebbe benefici 
non solo per gli “addetti ai lavori”, agricoltori e allevatori, ma anche per i 
consumatori i quali potrebbero avere a disposizione cibi più controllati
22
 e persino 
con livelli nutrizionali più elevati rispetto a quelli naturali
23
. 
In particolare i sostenitori degli OGM li considerano come una soluzione ai 
problemi internazionali della sovrappopolazione, della fame nel mondo, della 
malnutrizione e di alcune malattie e allergie poiché la biotecnologia consente di 
creare piante prive di molecole allergeniche o tossiche, resistenti alla siccità o con 
molecole vitali aggiunte. 
Gli innumerevoli oppositori, invece, giudicano i prodotti biotech un potenziale 
pericolo non solo per la salute dell’uomo ma anche per l’ambiente. Per esempio, il 
“mais Bt” è un prodotto transgenico che contiene un gene per la produzione della 
tossina Bt del Bacillus Thuringensis ad azione insetticida, principalmente contro le 
larve dei lepidotteri (farfalle). Secondo la Bio, la tossina Bt protegge le piante dagli 
insetti che la mangiano e la distruggono, contribuendo così a migliorare i profitti e a 
                                                 
20
 “Sono noti casi di varietà GM di piante resistenti a malattie di origine microbica; piante 
di riso resistenti al virus RYMV; varietà di papaia resistenti al ring spot virus; patate 
tolleranti la peronospora; riso che resiste a una batteriosi…” come affermato dal Rapporto 
della Commissione congiunta delle Accademie Nazionali dei Lincei e delle Scienze “Le 
biotecnologie vegetali e le varietà OGM”, 10 ottobre 2001, p.13. 
21
 “I geni che conferiscono la tolleranza agli erbicidi permettono di utilizzare come erbicidi 
molecole attive su tutte le piante, incluse le varietà di specie agrarie coltivate. Offrono 
quindi un’ampia possibilità di scelta degli erbicidi, non dovendone considerare l’uso solo 
ad alcune delle specie vegetali coltivate. E’ perciò possibile operare scelte basate anche 
sulla bassa persistenza nell’ambiente della molecola. Questo è il caso dell’erbicida 
glifosate, usato nei transgeneci di soia, cotone e mais, erbicida che ha un basso impatto 
ambientale…”, Ibidem, p.13. 
22
 In quanto la creazione di modifiche genetiche attraverso le biotecnologie permette di 
operare in maniera estremamente mirata. 
23
 Così come afferma l’USDA, op. cit. : “Biotech crops may provide enhanced qualità 
traits such as incresed level of beta-carotene in rice to aid in reducing vitamine A 
deficiencies and improved oil composition in canola, soybean and corn.” 
ridurre l’uso di pesticidi, facendo risparmiare tempo e denaro agli agricoltori. 
Greenpeace, così come altri oppositori, è invece di parere opposto in quanto ritiene 
che le coltivazioni di Bt rappresentino un pericolo per l’agricoltura biologica e per 
l’ambiente. Infatti, la diffusione della tossina potrebbe generare nuove forme di 
resistenza da parte degli insetti “target”, rendendo così inefficace l’uso del Bacillus 
Thuringensis da parte degli agricoltori per contenere gli attacchi parassitari. 
Chi avversa gli OGM ritiene, innanzitutto, che la mancata prova di pericolosità e 
dannosità non sia sufficiente per garantire la non nocività di questi prodotti. 
Secondo questi, la manipolazione genetica degli organismi viventi, seppure oggi 
molto precisa e controllata, può comportare delle conseguenze non previste che 
possono avere ripercussioni sulla salute umana oltre che sull’ambiente. In 
particolare, Greenpeace ed altri si oppongono a questi organismi artificiali perché 
“il rilascio in natura di OGM tramite coltivazione e allevamento o contaminazione 
accidentale può produrre effetti irreversibili sugli ecosistemi. Diversamente da un 
inquinamento chimico, gli OGM sono organismi viventi e possono riprodursi e 
moltiplicarsi, estendendo la propria presenza sia nello spazio che nel tempo, 
sfuggendo a qualsiasi controllo.”
24
 
Inoltre, a chi ritiene che gli OGM possano rappresentare una soluzione al 
problema della fame nel mondo, i non favorevoli rispondono che questo è più un 
problema di distribuzione e di povertà, che deve essere risolto mettendo i Paesi del 
Terzo Mondo nelle condizioni di poter trovare la loro via allo sviluppo, fornendo 
loro tutti gli strumenti e le conoscenze necessarie per sfruttare al meglio le loro 
risorse. Questi sottolineano, inoltre, che le piante OGM non sempre si riproducono, 
pertanto i coltivatori sono obbligati a comprare ogni anno i semi OGM, il cui prezzo 
tende ad aumentare. Sarà quindi molto difficile per i piccoli agricoltori, 
specialmente per coloro che vivono in condizioni di miseria e precarietà, acquistare 
ogni anno i semi OGM. 
Nel lungo periodo, la tanto auspicata diminuzione dei costi di produzione, grazie 
all’aumento della produttività e alla diminuzione di alcune spese inerenti alle 
                                                 
24
 Greenpeace, op. cit. 
operazioni colturali, derivante dall’adozione dei semi OGM, dovrebbe comportare 
una diminuzione dei prezzi di vendita dei prodotti agricoli, così come sostengono i 
promotori dei prodotti GM. Questo, però, non porterebbe a un beneficio durevole 
per il settore agricolo “poiché si avrebbe un peggioramento delle ragioni di scambio 
tra prodotti agricoli (i cui prezzi tenderebbero alla diminuzione) e quelli di altra 
origine (i cui prezzi tenderebbero all’aumento in relazione all’aumento della 
domanda), con conseguente diminuzione del reddito reale dell’agricoltore”
25
. In 
particolare, “gli organismi geneticamente modificati andranno a premiare le 
agricolture estensive dei paesi maggiormente dotati di terreni coltivabili, nei quali 
meno pressanti sono i problemi ambientali e nei quali è possibile reperire a bassi 
costi i fattori della produzione necessari a portare a termine la coltivazione”
26
. 
Quindi, è difficile poter affermare che l’utilizzo di semi biotech possa generare 
vantaggi durevoli per quei paesi dove l’agricoltura è svolta in modo estensivo, per 
esempio l’Italia, in quanto in tali paesi, gli elevati costi di produzione non 
consentirebbero loro di essere competitivi, generando così un fenomeno opposto: 
l’aumento dell’esodo rurale. 
Mentre, per tutti questi fattori, sono molti quelli che si oppongono 
all’applicazione degli OGM, tanti altri invece sono favorevoli. Tra questi ultimi, 
primi fra tutti, ci sono gli Stati Uniti d’America. 
Nonostante le innumerevoli critiche e manifestazioni di protesta, gli USA dal 
1994, anno in cui è stato approvato dalla FDA il primo prodotto GM, il pomodoro 
FLAVR SAVR
TM27
, creano, commercializzano e “mangiano”, seppure spesso 
inconsapevolmente, organismi geneticamente modificati.  
In particolare, dal 1996 al 2005, i coltivatori americani hanno incrementato le 
piantagioni di semi biotech da 5 milioni a 123 milioni di acri, coltivando ben 6 
diverse colture biotech: soia, mais, cotone, colza, zucca, papaia. A questi si 
                                                 
25
 Così come sostiene Carlo Malagoli, “Moderne biotecnologie e agricoltura: quale 
futuro?” Università degli Studi di Bologna, Dipartimento di Economia e Ingegneria 
Agrarie, p.8. 
26
 Ibidem, p.7. 
27
 Il primo cibo derivato da una pianta modificata con la tecnica del DNA ricombinante 
dall’azienda biotech statunitense, Calgene Inc., per rallentarne il processo di 
decomposizione. 
aggiungono altri cibi GM approvati dalla FDA, tra cui la patata, il pomodoro, il riso, 
il radicchio, la barbabietola da zucchero e altri cibi derivati come l’olio di semi di 
cotone, l’olio di soia.  
Gli Stati Uniti, con ben 49,8 milioni di ettari di colture biotech, continuano 
quindi ad essere, tra i 21 Paesi produttori di piante GM, i più importanti a livello 
mondiale, seguiti da Argentina (17,1 m), Brasile (9,4 m), Canada (5,8 m), Cina (3,3 
m), Paraguay (1,8 m), India 1,3 m), Sudafrica (0,5 m), Uruguay (0,3 m), Australia 
(0,3 m), Messico (0,1 m), Romania (0,1 m), Filippine (0,1 m) e Spagna (0,1 m). I 
restanti produttori, Colombia, Iran, Honduras, Portogallo, Germania, Francia e 
Repubblica Ceca, sono negli ultimi posti della classifica in quanto non producono 
più di 50.000 ettari di colture biotech
28
. 
“Gli agricoltori di tutto il mondo, dagli Stati Uniti d’America all’Iran a cinque 
paesi membri dell’UE, hanno dimostrato di avere una grande fiducia nelle 
coltivazioni geneticamente modificate, come indica il tasso di adozione di queste 
coltivazioni, che ha raggiunto livelli mai registrati prima…la continua crescita del 
numero delle nazioni che adottano le agro-biotecnologie è una dimostrazione dei 
benefici economici, ambientali e sociali associati a queste coltivazioni” ha 
dichiarato Clive James, Presidente e fondatore dell’International Service for the 
Acquisition og Agri-Biotech Applications. 
Negli USA, gli OGM sono stati accettati senza molte preoccupazioni fin dalla 
loro prima apparizione in quanto ritenuti “GRAS”
29
, ossia generalmente riconosciuti 
                                                 
28
 Dati tratti da Clive James, op. cit. 
29
 “Generally recognized as safe” è un termine utilizzato dall’FDA per indicare che una 
sostanza o un prodotto chimico introdotto, anche per via biotecnologia, in un alimento è 
considerato sicuro dagli esperti ed è quindi escluso dal procedimento di approvazione 
“premarket”, richiesto invece obbligatoriamente dal Federal Food, Drug and Cosmetic Act 
(FFDCA) per gli additivi. L’assegnazione dello status GRAS avviene da parte di esperti 
altamente qualificati in campo scientifico, sulla base di specifici esperimenti e 
considerando l’uso che ne verrà fatto, a meno che quest’ultimo non esclude la sostanza 
dalla definizione di additivo alimentare. Ciò che distingue un GRAS da un additivo 
alimentare è la consapevolezza generale della sicurezza della sostanza per il suo uso 
specifico. I dati e le informazioni sulla base dei quali qualificare come sicuro l’uso della 
sostanza devono essere affidabili e devono essere tali da ottenere il consenso del gruppo di 
esperti scientifici del FDA responsabile. Per informazioni più dettagliate consultare 
come sicuri e in quanto tali non soggetti ad alcun obbligo di autorizzazione ed 
etichettatura. Infatti, in base a quanto stabilito dal Coordinated Framework for 
Regulation of Biotechnology
30
, i prodotti GM, poiché considerati per nulla diversi 
da quelli tradizionali, sono soggetti alla regolamentazione di questi ultimi ed affidati 
alla giurisdizione delle autorità alimentari preesistenti. 
In Europa, invece, i prodotti biotech hanno destato molte preoccupazioni e fin da 
subito sono stato oggetto di un rigido quadro normativo basato sul principio di 
precauzione volto ad assicurare un elevato livello non solo di sicurezza alimentare 
ma anche di informazione, per quanto sia possibile. Numerosi sono infatti i 
regolamenti e le direttive emanati dall’UE in materia di sicurezza alimentare e 
OGM. 
Le principali norme europee di riferimento in materia di commercializzazione di 
OGM sono: Direttiva 2001/18/CE sull’emissione deliberata nell’ambiente di 
organismi geneticamente modificati
31
; Regolamento 1830/2003 CE concernente la 
tracciabilità e l’etichettatura di organismi geneticamente modificati e la tracciabilità 
di alimenti e mangimi ottenuti da OGM
32
. 
In Europa, infatti, a differenza degli Stati Uniti, i prodotti GM possono essere 
commercializzati solo previa rigorosa valutazione scientifica del rischio sanitario ed 
ambientale, effettuata su ogni singolo OGM. Inoltre, tutti i prodotti approvati in 
base al Reg. 1830/2003 sono soggetti all’obbligo di etichettatura al fine di 
assicurare il rispetto del diritto di informazione dei consumatori. Sono esenti 
dall’obbligo di etichettatura solo quei prodotti contenenti OGM in quantità non 
                                                                                                                                                    
“Frequently Asked Questions about GRAS”, “Guidance for industry”, CFSAN/Office of 
Food Additive Safety, December 2004, www.cfsan.fda.gov 
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 Atto del 1986 che descrive il sistema adottato dal governo federale americano per la 
valutazione dei prodotti sviluppati con l’uso delle moderne biotecnologie. Il Coordinated 
Framework si basa su un sistema di leggi miranti ad assicurare che i prodotti biotech siano 
sicuri sia per la salute dell’uomo e degli animali sia per l’ambiente. 
31
 Direttiva che mira a rafforzare la procedura di autorizzazione dell’emissione volontaria e 
dell’immissione in commercio degli OGM, istituendo un metodo comune di valutazione 
dei rischi e un meccanismo di salvaguardia, rendendo inoltre obbligatoria la consultazione 
del pubblico e l’etichettatura di questi organismi. 
32
 Per maggiori informazioni sul quadro europeo in material di sicurezza alimentare e 
OGM consultare il sito ufficiale della Commissione Europea: www.ec.europa.eu 
superiore alla soglia dello 0,9%
33
, in quanto la presenza di OGM è involontaria e/o 
tecnicamente inevitabile. 
Fino a marzo 2006, l’UE ha autorizzato la commercializzazione di 31 OGM o 
prodotti destinati all’alimentazione umana o animale
34
. Pertanto, sebbene la 
procedura di autorizzazione dell’Unione Europea possa apparire lunga e troppo 
rigida ad alcuni paesi, come gli Stati Uniti, che hanno adottato un approccio più 
elastico, l’UE è tra i maggiori importatori di OGM e prodotti derivati, primi fra tutti 
soia “Round-Up-Ready”
35
 Monsanto
36
. 
                                                 
33
 Definita “Soglia di presenza accidentale di Ogm”. Non si può scartare la presenza 
accidentale di OGM nelle colture tradizionali. Ciò può comportare la presenza di tracce 
infime di OGM nei tradizionali alimenti e mangimi per animali, intervenuta in via 
accidentale o per contaminazione tecnicamente inevitabile durante la coltivazione, il 
raccolto, il trasporto o la trasformazione…La soglia è fissata a 0,5% per questo tipo di 
contaminazione per quanto concerne gli OGM che hanno ricevuto un parere scientifico 
favorevole.”, “Tracciabilità ed etichettatura di organismi geneticamente modificati 
(OGM)” Commissione Europea, op. cit. 
34
 Per l’elenco completo degli OGM autorizzati alla commercializzazione nell’UE 
consultare il “Community Register of GM Food and Feed” al sito 
www.ec.europa.eu/food/food/biotechnology/authorisation/index_en. 
35
 Nome commerciale di un diserbante a base di glifosato, che dà avvio a una serie di 
colture GM contenenti un gene resistente a tale erbicida. La prima coltura Round-Up-
Ready è stata la soia, seguita poi dal mais, dalla colza e dal cotone. 
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 Multinazionale americana, nata nel 1901 nell’Illinois come produttrice di saccarina, il 
cui grande business è oggi quello delle biotecnologie agricole. Maggior produttrice 
dell’erbicida glyphosate, nome commerciale Roundup, nota per la produzione di sementi 
transgeniche e dal marzo 2005, dopo l’acquisizione della Seminis Inc., maggior produttrice 
mondiale di sementi convenzionali. Diventata famosa per aver prodotto l’agente arancio, il 
defoliante tossico e cancerogeno usato nella guerra del Vietnam dall’esercito statunitense, 
si è poi concentrata sulla produzione di erbicidi, con sostanza base il glifosato. 
Successivamente ha deciso di investire sulla fabbricazione di una specie di semente 
resistente al glifosato, che prenderà il nome di Roundup Ready. Dal 1997 comincia a 
vendere soia, mais, colza transgeneci, con un gene resistente all’erbicida Roundup. Da 
allora continua a sostenere ingenti investimenti finanziari legati all’acquisizione di 
numerose società di ricerca, titolari di brevetti o che, in breve tempo, devono assicurare la 
remunerazione del capitale impiegato per evitare la bancarotta. La notorietà dell’azienda è 
comunque incrementate dalle continue critiche sollevate ad essa da numerose associazioni 
contrarie alla pratica della biotecnologie, in primis Greenpeace, e dalle numerose cause 
legali che la Monsanto ha dovuto affrontare, come quella che l’ha costretta a ritirare gli 
annunci pubblicitari che sostenevano che il suo diserbante Roundup fosse biodegradabile e 
non dannoso per l’ambiente oppure quella risalente al 2004 contro la produzione 
dell’agente arancio. Recentemente è stata criticata per la fabbricazione del Posilac, un 
ormone sintetico per aumentare la massa muscolare degli animali destinati al macello, 
considerato dai detrattori non adeguatamente testato e dannoso non solo per la salute 
L’UE è comunque più scrupolosa, rispetto agli USA
37
, nella valutazione dei 
rischi che possono derivare dalla coltivazione e dalla consumazione di tali prodotti, 
valutazione che richiede tempi più lunghi non solo per via della complessità degli 
elementi scientifici posti sotto esame ma anche a causa della presentazione, da parte 
delle imprese biotech, di tutti i dati e di tutte le informazioni che devono dimostrare 
la sicurezza dei prodotti GM per i quali si richiede l’autorizzazione. 
Dal punto di vista economico, i vantaggi ottenuti dagli Stati Uniti e da tutte le 
altre nazioni che hanno adottato le culture biotech, a livello globale, è stato stimato 
in 5,6 miliardi di dollari
38
. E’ stata inoltre riscontrata una significativa riduzione 
nell’uso di diserbanti dal 1994 al 2005, stimata in 224 milioni di kg di ingrediente 
attivo che ha portato a una diminuzione del 15% dell’impatto ambientale derivato 
dall’uso dei diserbanti su queste sementi, valutata dall’Environmental Impact 
Quotient (EIQ)
39
. 
 
                                                                                                                                                    
dell’animale ma anche per l’uomo. Su questo tema, inoltre, si è acceso un aspro conflitto 
tra Stati Uniti, che accettano l’introduzione dell’ormone ed Europa, che invece ne è 
contraria. 
37
 “Gli Stati Uniti sono allarmati per le conseguenze che lo stallo nell’approvazione di 
OGM nella UE e la crescente diffidenza verso I produttori transgeneci provocano sulle loro 
esportazioni agricole, e in particolare quelle di mais, di cui gli USA sono i principali 
produttori ed esportatori, e il cui 20% della produzione è destinato ai mercati esteri. Il 
rifiuto di mais transgenico da parte di un crescente numero di paesi importatori costituisce 
una minaccia per tutta l’esportazione di mais statunitense.”, “ OGM: da sfida commerciale 
a scontro culturale tra USA e UE” di Cristina Gioffrè, “Area studi, statistica e 
documentazione. Note di approfondimento”,
www.ice.gov.it/editoria/POLITICHE%20COMMERCIALI/2003-06_Nota_OGM.pdf. 
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 Dato tratto da G. Brookes, P. Barfoot, “Global Impact of Biotech Crops: Socio-
Economic and Environmental Effects in the First Ten Years of Commercial Use.”, P.G. 
Economics, 2006. 
39
 “…misurazione composita basata su diversi fattori che contribuiscono all’impatto 
ambientale di un singlo ingrediente attivo.” Clive James 2005, op. cit.