Le politiche attive tra Stato e regioni. Analisi dei bilanci previsionali regionali 2018 e 2019
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4 Europea 6 ; ciononostante, la dottrina più consapevole è da tempo fortemente critica nei confronti della tradizionale dicotomia tra politiche attive e passive. Come segnalano alcuni autori 7 , infatti, la rigidità di una simile classificazione appare problematica oltre che parziale, escludendo di fatto le norme che presiedono alla definizione dei rapporti di lavoro, ovvero quelle che stabiliscono le procedure di assunzione e licenziamento. Queste ultime, a ben vedere, esercitano una significativa influenza sulla struttura dell’occupazione e della disoccupazione 8 e, dunque, sugli assetti complessivi delle cosiddette “misure passive” e “misure attive”. Per queste ragioni, sembra preferibile accogliere la schematizzazione di seguito proposta 9 , nell’intento di individuare quattro sottogruppi di politiche del lavoro sulla base dei principali compiti che esse si prefiggono di assolvere: 1. le misure indirizzate alla regolazione dei rapporti di lavoro; 2. le misure di sostegno o mantenimento del reddito, dirette ad assicurare i lavoratori contro i rischi della disoccupazione involontaria o della sospensione o riduzione delle attività lavorative; 3. le misure volte ad aumentare l’occupazione di particolari categorie di lavoratori (giovani, donne, disoccupati di lunga durata); 4. infine, gli interventi diretti a modificare quantità e qualità dell’offerta di lavoro (ad esempio, la formazione e la riqualificazione professionale). Le politiche del lavoro, inoltre, si distinguono dalle politiche occupazionali di portata generale – come, ad esempio, gli interventi tesi alla riduzione dei costi del 6 Rosati L., Progettare per l'Europa, in Lulu.com, 2007. Nell'ambito delle strategie comunitarie per la lotta alla disoccupazione, si è giunti, durante la programmazione 1994-99, alla definizione di una linea strategica comune, centrata sui principi dell'approccio preventivo ed attivo alle problematiche dell'occupazione. Tale strategia ha inteso integrare e superare le passate politiche di approccio "passivo" centrate su misure assistenziali e previdenziali. La SEO (Strategia Europea per l’Occupazione) ha condotto, quindi, ad una nuova impostazione delle programmazioni specifiche, ratificata nel 1997 dal Consiglio Europeo Straordinario di Lussemburgo. 7 Vesan P., La politica del lavoro, in Ferrera M. (a cura di), Le politiche sociali, Bologna, il Mulino, 2012. 8 A tal proposito, occorre evidenziare come studi recenti (Forges Davanzati G., Mongelli L., La precarizzazione del lavoro e la recessione italiana, in MicroMega online, 2017) abbiano smentito il convincimento – a lungo dominante nel dibattito accademico – secondo il quale la deregolamentazione del mercato del lavoro sia uno strumento di policy necessario per accrescere l’occupazione. Secondo gli autori, la relazione tra il grado di protezione del lavoro (Employment Protection Legislation Index) e il tasso di occupazione non è necessariamente inversa; al contrario, le misure di deregolamentazione del mercato del lavoro possono avere effetti di segno negativo sull’andamento del tasso di occupazione, costituendo un fattore di freno alla crescita economica. 9 Gualmini E., Rizza R., Le politiche del lavoro, Bologna, il Mulino, 2013.
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Informazioni tesi
Autore: | Maria Assunta Lonetti |
Tipo: | Tesi di Master |
Master in | Master di II Livello in Diritto del Lavoro e della Previdenza Sociale |
Anno: | 2018 |
Docente/Relatore: | Antonio Foccillo |
Istituito da: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 67 |
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