4 
 
Introduzione 
 
 
 
L’importanza data alla precisione è ciò che accomuna – o dovrebbe 
accomunare – la professione del giornalista a quelle dello scienziato, del medico o 
del comandante di aerei. Certo, una distrazione in cabina di pilotaggio o durante 
un esperimento chimico possono comportare danni indubbiamente maggiori di un 
refuso o di un’imprecisione finita in stampa. Ma anche questi possono costare 
cari. Ogni svista, è stato dimostrato, è come un granello di credibilità e di fiducia 
perso da una testata e automaticamente un granello di credibilità e di fiducia perso 
dall’informazione intera, fondamento della libertà e delle democrazie. Senza 
contare poi gli aspetti più concreti agli occhi degli editori, come il costo di un 
ritiro in fretta e furia di copie malfatte e ormai distribuite; o il peso economico di 
difendersi in tribunale di fronte a una denuncia per diffamazione che molto 
probabilmente si perderà, se l’ingiuria è figlia di un errore. Tutti elementi che 
furono presi in considerazione da riviste come Time o The New Yorker sin dal 
momento della loro nascita negli anni venti del Novecento, al punto di 
convincerle a mettere in piedi un reparto di fact checking, dedito – già dal nome – 
esclusivamente alla verifica dei fatti.  
Il passare degli anni e l’aggravarsi della salute economica del settore 
dell’editoria hanno fatto sì che i fact checkers fossero tra le prime figure a essere 
ricollocate all’interno delle redazioni. O almeno, come è ovvio, all’interno di quei 
rari casi di redazioni che in passato avevano investito nell’importanza 
dell’accuratezza e della verifica: in molti paesi – tra cui l’Italia – il fact checking è 
infatti rimasta una pratica perlopiù esotica e costosa, ridotta a poche righe in 
qualche manuale di giornalismo particolarmente attento alle tendenze editoriali 
d’oltreoceano. Anche la tecnologia però ha contribuito alla sostituzione di queste 
figure redazionali. Il progressivo accorciamento dei tempi delle notizie è andato
5 
 
sempre più scontrandosi con una pratica lenta che richiede letture su riletture, 
ripetuti viaggi a ritroso sulle strade che collegano il fatto e il suo essere notizia, 
all’articolo che lo rende pubblico.  Una pratica talmente legata alla tradizione, da 
essere definibile come la parte più artigianale del giornalismo. E come gli 
artigiani soffrirono gli esiti della rivoluzione industriale con i suoi prodotti 
standardizzati e i costi di produzione crollati per l’aumento della velocità, così i 
fact checkers hanno sofferto la rivoluzione di un giornalismo quasi immediato, 
dove la competizione si gioca sui secondi e accetta – benché non li ammetta – 
fenomeni come quello che Massimo Russo e Vittorio Zambardino hanno chiamato 
della ‘copia non creativa’
1
. Una pratica talmente legata alla tradizione, si diceva, 
da non tralasciare neppure – nei pochissimi manuali a lei dedicati – l’importanza 
di sottolineare, quasi con l’orgoglio di chi è guardiano del passato, che il fact 
checking si fa su carta e non di fronte allo schermo del pc, violando le pagine con 
segni colorati che indichino i termini inesatti, le frasi da controllare, i nomi da 
ricontattare, le date da verificare. 
 
E tuttavia è proprio questa stessa tecnologia – complice, per la verità, la rivalsa 
sull’atteggiamento adottato dalla stampa americana di fronte all’11 settembre e le 
sue conseguenze – a riportare in vita oggi, con qualche modifica, le vecchie 
tecniche della verifica. Lo fa mettendo a disposizione le risorse della versione 2.0 
del Web, nella sua duplice accezione di infinito database e piazza digitale.  
Le nuove forme di fact checking si incarnano così in soggetti editoriali come 
Factcheck.org, Accuracy In Media o Fairness and Accuracy In Media, che si 
occupano di monitorare l’informazione mainstream, da una posizione 
politicamente neutra o meno (AIM, si vedrà, controlla i media di sinistra per conto 
della destra americana e FAIR fa il contrario).  Oppure, in realtà ramificate dalle 
tradizionali testate giornalistiche, talvolta ospitate al loro interno come la “Fact 
Checker column”, rubrica del Washington Post – oggi condotta da Glenn Kessler; 
talaltra più autonome come PolitiFact, affiliato di quello che è oggi il Tampa Bay 
                                                           
1
 M. Russo, V. Zambardino, Eretici digitali. La rete è in pericolo, il giornalismo pure: come 
salvarsi con un tradimento e 10 tesi, Milano, Apogeo, 2009, p.14.
6 
 
Times (all’epoca della nascita, St. Petersburgh Times) e vincitore di un premio 
Pulitzer nel 2009. Il loro compito è scandagliare ogni angolo della Rete per 
trovare documenti, video, dichiarazioni che confermino o smentiscano le parole 
degli uomini politici, che smascherino i talking points pre-elettorali e le 
propagande ingannevoli, rendendo ai cittadini il loro diritto a essere informati in 
maniera imparziale, corretta e precisa. Non è un caso, infatti, che i primi segnali di 
una ‘contaminazione’ di queste rivisitazioni di vecchie pratiche giornalistiche si 
siano registrati, per quanto riguarda l’Europa, in vista delle elezioni francesi del 
2012 e, quasi in contemporanea, a Genova, in occasione delle amministrative – se 
ne leggerà più avanti: è un esperimento, questo nostrano, molto più timido, ma 
comunque coraggioso e da apprezzare, visto il manipolo di ventenni universitari 
che ne ha preso parte.  
Che sia stato l’effetto del Pulitzer conquistato per il National Reporting o 
meno, il successo di PolitiFact è stato ribadito dai suoi continui ampliamenti, sia 
affiancando alla pratica di sconfessare le bugie dei politici la denuncia delle loro 
capriole ideologiche; sia dando vita a una diffusione, in una sorta di franchising, 
del marchio PolitiFact a livello locale (oggi, tanto per dirne alcuni, c’è un 
PolitiFact Florida, un PolitiFact Virginia, un PolitiFact Ohio e pure un PolitiFact 
Georgia). Per non parlare poi delle emulazioni sparse per le testate degli Stati 
Uniti e non solo, come conferma di una tendenza avviata dall’ideatore del 
progetto, Bill Adair, che sta riportando in auge un aspetto tradizionale del 
giornalismo, sotto una forma che lo rende però più simile all’inchiesta che a un 
controllo di qualità redazionale. Sfruttando – come si è già detto – la Rete in 
quanto contenitore.  
Ma la Rete è anche un insieme di meccanismi e di logiche di conversazione, 
interazione, condivisione e partecipazione che convergono, e convergendo danno 
risultati molto più ampi della somma delle singole parti coinvolte. Nuove forme di 
fact checking nascono anche dall’idea di far fruttare questi meccanismi e queste 
logiche, l’aspetto social di Internet. Si affacciano piattaforme come Truthsquad o 
Factchecking.it che rinnovano il fact checking tradizionale, chiedendo agli utenti 
di condividere e provare a sciogliere i dubbi sulle notizie che leggono sui giornali
7 
 
o che vedono in televisione. Oppure utilizzi nuovi dell’intelligenza collettiva, 
come quello messo in atto da Andy Carvin della National Public Radio americana, 
che raccoglie e verifica le informazioni sulle rivoluzioni arabe dal suo ufficio a 
Washington, coordinando gli abitanti dei social network. 
Tutti questi casi dimostrano che l’impossibilità di condurre una pratica come 
quella del fact checking nel veloce giornalismo online può non significare 
l’automatica perdita della qualità dell’informazione. Il fact checking esce dalle 
redazioni e trova un suo posto anche nella Rete. Certo, non basterà a compiere 
l’impossibile impresa di un giornalismo esatto – nella sfumatura più scientifica 
del termine, ma rinascendo come creatura autonoma e unicamente dedicata alla 
verifica avrà perlomeno a sua disposizione tutto il tempo necessario a ridurre i 
propri errori.
8 
 
Capitolo 1 
L’ACCURACY NEL GIORNALISMO 
 
 
 
«ALWAYS HOLD ACCURACY SACROSANT»
2
 
Quello di dire la verità è il primo fra i cinque principi fondamentali dell’etica 
giornalistica, elencati da Edmund B. Lambeth nel saggio Committed Journalism
3
. 
Aldilà dell’impegno del giornalista a non falsificare i fatti, dire la verità consiste 
nella difficile ma fondamentale persecuzione del massimo grado di esattezza 
dell’informazione: è un risalire la corrente della notizia, un percorrere la strada a 
ritroso per verificarne l’origine, un mappare il tragitto percorso per interrogarlo ed 
interpretarlo. Il trionfo del dubbio e dello scetticismo, insomma. In altre parole, si 
tratta di quello che il giornalismo americano ha mitizzato sotto il nome di 
accuracy. Quella che segue è una breve rassegna dei manuali delle tre agenzie 
mondiali d’informazione,  con lo scopo di delineare come queste perseguano il 
duplice obiettivo di precisione e velocità. Sarà chiaro, alla fine, come per un 
giornalista accuratezza debba essere sinonimo di factual information, 
informazione basata sui fatti; lavorare con precisione e qualità, sinonimo di 
avvicinarsi il più possibile alla fonte, per scrutarla e valutarla. Si tratta di  un 
impegno che ogni professionista dell’informazione dovrebbe perseguire nei 
confronti dell’etica professionale, ma soprattutto nei confronti dell’interlocutore – 
sia esso un lettore, un cliente, uno spettatore, un ascoltatore, un cybernauta. Le tre 
agenzie di stampa mondiali hanno formalizzato questo impegno nei rispettivi 
                                                           
2
 È il primo punto nell’elenco dei fondamentali del giornalista, stilato dal manuale di giornalismo 
dell’agenzia di stampa Reuters. (disponibile qui: 
http://handbook.reuters.com/index.php?title=Standards_and_Values). 
3
Gli altri sono il principio di giustizia, quello di libertà, di umanità e di responsabilità. Vengono 
tutti analizzati da A. Papuzzi, Professione giornalista. Tecniche e regole di un mestiere, Donzelli 
editore, Roma,  2003, p.245.
9 
 
handbook, i manuali consegnati ai propri giornalisti che determinano gli standard 
professionali da rispettare all’interno di quella data agenzia.   
 
REUTERS 
Nel manuale di giornalismo dell’agenzia Reuters, l’accuratezza è il primo 
capitolo della sezione Standards and Values:  
Accuracy is at the heart of what we do. It is our job to get it first but it is 
above all our job to get it right. Accuracy, as well as balance, always takes 
precedence over speed.
4
. 
 
L’accuratezza, per la storica agenzia mondiale d’informazione, significa 
impegnarsi in diversi campi del lavoro giornalistico, a partire dalle correzioni. 
Bisogna essere trasparenti di fronte agli errori. Vanno corretti prontamente e in 
maniera evidente: se l’errore è nel take, i lead o gli approfondimenti successivi 
non devono essere rivisitati senza far riferimento allo sbaglio precedente, 
“travestendo” la correzione magari nella speranza che chi legge non se ne 
accorga
5
. 
L’accuratezza e l’indipendenza da qualunque genere di influenza – alla base 
della reputazione dell’agenzia – si reggono invece sulla credibilità delle fonti. Per 
questo la migliore fonte per la Reuters è sempre un proprio corrispondente che 
vive in prima persona l’evento e lo testimonia, con la telecamera o con i suoi 
occhi. Qualora questo non sia possibile, è bene poter citare una fonte 
identificabile. Quelle anonime, al contrario, sono le più deboli ed andrebbero 
quindi usate solo in casi di estrema necessità, dopo aver tentato di convincere la 
fonte a rendersi identificabile e comunque sempre con parsimonia.  Il manuale a 
questo punto prosegue con alcuni consigli da tenere a mente nel rapporto con  le 
fonti. Tra questi vale la pena sottolineare, ai fini di questa tesi: avere sempre 
almeno due fonti per un’informazione – meglio se di schieramenti opposti, 
                                                           
4
 L’accuratezza nel manuale della Reuters (http://handbook.reuters.com/index.php/Accuracy). 
5
 Le correzioni nel manuale della Reuters 
(http://handbook.reuters.com/index.php/Accuracy#Corrections).
10 
 
quando ci troviamo di fronte a una disputa – e verificare le due versioni, 
incrociandole; se un’informazione non è convincente bisogna indagare fino a 
ridurre al minimo i dubbi sulla sua attendibilità. Rientra nell’onestà nei confronti 
della fonte – e di chi legge – anche il dare informazioni dettagliate sul contesto, 
oltre che sulla fonte stessa ed esaminare le informazioni che questa ci fornisce. 
L’ultimo – ma non per importanza – dei consigli ribadisce il concetto citato sopra: 
prima di ogni altra cosa viene l’esattezza. «It’s better to be late than wrong»
6
, si 
legge: meglio essere in ritardo, che sbagliare. 
Le citazioni, come si legge nel titolo di questo paragrafo, sono «sacrosante» per 
la Reuters. «Non devono mai essere alterate a eccezione dell’eliminazione di 
parole o frasi ridondanti e, in questi casi, solo se l’eliminazione non modifica in 
alcun modo il senso della citazione»
7
. La citazione usata deve essere sempre 
rappresentativa di ciò che l’intervistato sta dicendo e, a tal fine, è importante 
anche rendere conto del linguaggio del corpo, di movimenti – un sorriso o una 
strizzata d’occhio – che possano modificare, enfatizzare o contraddire il senso di 
quanto viene detto. Si può correggere un errore grammaticale all’interno di un 
virgolettato, ma non formulare con parole differenti una frase intera. 
Accuratezza è poi, ovviamente, rappresentare la realtà, raccontare la notizia 
con la massima aderenza ai fatti. Il sensazionalismo e l’esasperazione dei toni può 
essere allettante per un giornalista, ma alla Reuters vengono considerati al pari di 
un fotomontaggio: parlare di una “marea” di immigranti quando ci si trova di 
fronte a numeri oggettivamente piccoli, restituisce al lettore un’immagine 
fuorviante della realtà. L’agenzia di stampa mette in guardia i suoi giornalisti: la 
distorsione di quanto accaduto, se intesa in termini di fabrication – di invenzione 
o falsificazione, può essere pagata anche con il licenziamento
8
.  
Datelines e bylines sono i termini inglesi per indicare, rispettivamente, la linea 
che mostra luogo e data di origine della notizia, e quella in cui viene riportato il 
nome del giornalista cui la notizia viene attribuita. Anche qui per la Reuters è 
                                                           
6
 Le fonti nel manuale della Reuters  (http://handbook.reuters.com/index.php/Accuracy#Sourcing). 
7
 Le citazioni nel manuale della Reuters 
(http://handbook.reuters.com/index.php/Accuracy#Quotes). 
8
 Raccontare la realtà nel manuale della Reuters 
(http://handbook.reuters.com/index.php/Accuracy#Reflecting_reality).
11 
 
importante essere precisi: «We should byline stories only from datelines where 
the writer (or the reporter being written up on a desk) was present.»
9
 
Accuratezza è attribuire in maniera precisa e corretta i materiali che 
provengono da altri fonti, siano essi una storia, una fotografia o una video. 
Conoscere l’origine, chiara ed esatta, di un’informazione, chiama infatti in causa 
l’onestà che i clienti, così come i lettori, pretendono da un organo di informazione 
– specie se si tratta di un’agenzia, dando loro l’opportunità di valutare, con mezzi 
propri l’affidabilità di quell’informazione. La mancata attribuzione – o 
un’attribuzione errata – può essere considerata come plagio e, in quanto tale, 
punita.
10
 
Infine il manuale dell’agenzia Reuters non tralascia di indicare le linee guida di 
fronte a pettegolezzi e oscenità. Per quanto riguarda i primi, l’agenzia britannica è 
categorica: «Lo scopo della Reuters è riportare i fatti, non le voci». La reputazione 
di un’agenzia d’informazione infatti dipende fortemente dalla sua capacità di 
discernere i fatti dai pettegolezzi. Quando quindi a un giornalista arriva una voce, 
c’è solo una cosa da fare: verificarla. Se l’indagine porterà delle conferme, 
trasformando la diceria in un fatto, allora se ne renderà conto; altrimenti verrà 
lasciata stare.
11
 Di fronte a immagini dal contenuto particolarmente violento o 
indecente, invece, si pone la questione della pubblicazione. Riportare la realtà con 
accuratezza può significare trovarsi a mandare in stampa o online materiale che 
può violare la sensibilità altrui. È una decisione che solitamente viene presa da chi 
gode di maggiore esperienza all’interno della redazione, solitamente il capo-
redattore, in base all’impatto che tale materiale ha nella comprensione del fatto. 
Qualora però si decida di pubblicare certi materiali, lo si farà comunque 
diligentemente e senza eufemismi.
12
   
 
                                                           
9
 Datelines e bylines nel manuale della Reuters 
(http://handbook.reuters.com/index.php/Accuracy#Datelines_and_bylines). 
10
 L’attribuzione nel manuale della Reuters 
(http://handbook.reuters.com/index.php/Accuracy#Attribution). 
11
 Riportare i rumors nel manuale della Reuters 
(http://handbook.reuters.com/index.php/Accuracy#Reporting_rumours). 
12
 Come comportarsi di fronte alle oscenità nel manuale della Reuters 
(http://handbook.reuters.com/index.php/Accuracy#Graphic_images_and_obscenities).
12 
 
ASSOCIATED PRESS 
È considerata la prima agenzia mondiale per diffusione
13
, l’americana 
Associated Press, che si presenta con queste parole nel suo manuale:  
For more than a century and a half, men and women of The Associated 
Press have had the privilege of bringing truth to the world. 
 
 
Portare la verità al mondo significa, anche per questa agenzia, molto più che 
evitare di diffondere notizie che si sanno essere false: è perseguire i più alti 
standard di correttezza etica, evitare le inesattezze, i pregiudizi e le influenze, 
riportare con precisione le citazioni e rendere la fonte il più identificabile 
possibile. Si trova in questa introduzione, anche una citazione – datata 1914 e 
attribuita allo storico direttore dell’AP, Melville E. Stone:  
«I have no thought of saying The Associated Press is perfect. The frailties 
of human nature attach to it  […] The thing it is striving for is a truthful, 
unbiased report of the world's happenings.»
14
 
 
Per il resto, la guida dell’AP non si discosta molto da quella della concorrente 
inglese, Reuters. Valgono anche qui le regole, relative alle fonti, di averne almeno 
due per ogni notizia, a meno che non se ne abbia a disposizione una soltanto ma 
particolarmente attendibile, e di identificarle con la massima precisione possibile. 
Per quanto riguarda le fonti anonime, si stabilisce che possano essere usate solo 
quando:  
1. The material is information and not opinion or speculation, and is vital 
to the news report. 
2. The information is not available except under the conditions of 
anonymity imposed by the source. 
3. The source is reliable, and in a position to have accurate information. 
15
 
 
                                                           
13
 V. Pandolfi, Dispense del corso di Giornalismo d’Agenzia, Corso di laurea in Editoria e 
Scrittura dell’Università degli Studi La Sapienza di Roma, anno accademico 2010/11, p. 14. 
14
 Associated Press, Associated Press statement of news values and principles 
(https://secure.ethicspoint.com/domain/media/en/gui/22315/AP_values_principles.pdf) 
15
 Ivi.
13 
 
Particolarmente interessante ai fini di questa tesi, mi è parso poi il paragrafo 
relativo alle correzioni. All’interno della redazione è richiesto, a chiunque trovi un 
errore – effettivo o potenziale – in un pezzo proprio o di altri colleghi, di riferirne 
al caporedattore, per poi fare il possibile per contattare l’autore dell’articolo prima 
di apportare le correzioni.  
 
AGENCE FRANCE-PRESS 
Anche all’Agence France-Press, terza agenzia mondiale d’informazione con i 
suoi 110 uffici sparsi per i cinque continenti, accuratezza significa esplicitare la 
fonte di ogni singola informazione.  
Cette pratique est indispensable à notre credibilité dans la mesure où: 
- Elle indique au client le degré de certitude de l’information 
rapportée. 
- Elle lui permet de vérifier ou completer lui-même l’information 
auprès de la source. 
-  Elle souligne explicitement nostre responsabilité lorsque le 
journaliste de l’AFP est personellement le témoin des faits dont il 
rend compte. 
- Elle nous autorise une explication lorsqu’une information se révèle 
erronée. 
-  Elle place, dans le cas des sources identifies, nos interlocuteurs 
devant leur responsabilité. 
16
 
 
Anche per l’AFP quindi le fonti identificabili sono quelle da preferire: 
l’identificazione deve essere il più possibile completa e, nei casi in cui non sia 
possibile citare nome e cognome della fonte è importante cercare almeno di 
qualificarle, ossia indicare se sono fonti governative, sindacali, diplomatiche, 
parlamentari, giudiziarie e via dicendo. Quelle non identificabili o difficilmente 
qualificabili sarebbero invece da evitare: 
                                                           
16
 Agence France-Press, Le manuel de l’agencier, 1997, p. 21.
14 
 
Il faut essayer de réduire ces cas au maximum, car ils ouvrent la porte à la 
désinformation. L’information ne doit être utilisée que lorsque la source est 
evaluée comme absolument fiable. 
17
 
 
Il manuel de l’agencier dell’AFP si sofferma poi sulle pratiche di rilancio di 
una notizia appresa da altri media – affatto infrequenti, soprattutto o per gli uffici 
di corrispondenza di un’agenzia di stampa mondiale. Tentare di verificare 
l’informazione e di ampliarla è il primo passo da compiere; se però questo 
dovesse richiedere troppo tempo, il manuale ammette che la notizia possa essere 
data al momento, citando il medium da cui è stata appresa. Quando si sarà 
ottenuta una conferma sarà invece possibile dare la notizia riferendosi alle proprie 
fonti, fermo restando l’obbligo di indicare – nel lead o subito dopo – da chi si è 
avuta originariamente l’informazione.   
L’ultimo aspetto degno di nota – a mio avviso – è quello relativo alle 
correzioni. Detto che ogni correzione deve essere facilmente identificabile 
aggiungendo nello slug – ossia, la stringa di parole chiave relative al dispaccio – 
la menzione, in stampatello, «CORR», il manuel indica, tra l’altro: 
- Toute correction doit être claire pour le client. Sur la ligne après le titre, 
une mention explique au client où est située la correction et sur quoi elle 
porte. La dépêche corrigée est ensuite répétée en entier avec son titre, dans le 
même envoi.  
- La correction allusive, faite «en passant» ou à l’occasion d’une autre  
dépêche, doit être exclue. 
18
 
 
Ho continuamente assistito e talvolta eseguito personalmente queste pratiche 
nel corso dello stage che ho svolto all’ufficio romano dell’Agence France-Press, 
nell’estate del 2011. L’impressione che ho avuto, dopo 180 ore di collaborazione 
in cui il mio compito è stato prevalentemente quello di verificare – al telefono o 
spostandomi fisicamente sul luogo – le informazioni che giungevano da altre 
fonti, è stata che, almeno per questa agenzia, l’accuratezza è davvero un elemento 
imprescindibile del proprio mestiere: ogni prodotto di un’agenzia d’informazione 
                                                           
17
 Ibidem, p. 22. 
18
 Ibidem, p. 47.
15 
 
deve essere preciso nei contenuti e nella forma. Per questo ogni pezzo viene 
sempre fatto leggere ad almeno un altro membro della redazione – preferibilmente 
il direttore o il vice – prima di essere inviato al desk centrale; sarà di entrambi la 
firma alla chiusura del dispaccio.  
Azzardando una motivazione che vada oltre l’etica professionale, si potrebbe 
dire che, per le agenzie di stampa, l’accuratezza sia una questione di 
sopravvivenza: perso il monopolio sulla velocità e l’intermediazione tra fonte e 
giornali, le agenzie possono trovare una nuova ragione d’essere nella confezione 
di una notizia che abbia garanzia di verità e precisione. In questo non è certo da 
sottovalutare il rapporto esistente tra un’agenzia e i propri clienti – molto più 
stretto di quello tra una testata giornalistica e i suoi lettori: sia in termini di 
interessi economici e professionali di una parte e dell’altra, sia in funzione della 
possibilità di feedback da parte del cliente, che, qualora negativo, può avere 
conseguenze molto più influenti di un feedback negativo da parte di un semplice 
lettore (si pensi, ad esempio, a un cliente che non rinnova l’abbonamento con 
un’agenzia in seguito a un servizio troppo lento o sciatto). 
 
 
 
L’ ACCURACY NELLA STORIA DEL GIORNALISMO  
La storia dell’evoluzione del giornalismo e dei diversi sistemi di informazione 
è strettamente legata alla storia dell’accuratezza, benché l’accuracy intesa come 
principio etico del giornalismo risalga, più recentemente, al diciottesimo secolo. 
Una panoramica interessante sulla storia degli errori e dell’accuratezza nel 
giornalismo, è quella presentata da Craig Silverman nel libro Regret the error. 
How media mistakes pollute the press and imperil free speech
19
. Accuratezza e 
informazione vanno necessariamente a braccetto dalla notte dei tempi: 
                                                           
19
 C. Silverman, Regret the error. How media mistakes pollute the press and imperil free speech, 
New York, Sterling Publishing Co., 2009.