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1) L’obesità, la nuova epidemia 
Definizione 
L’obesità è definita come un “anormale o eccessivo accumulo di peso che comporti 
rischi per la salute dell’individuo” ed è inoltre uno dei principali fattori di rischio 
principali per tre delle cinque maggiori malattie non trasmissibili e principali causa 
di mortalità più diffuse al mondo: malattie cardiovascolari, diabete mellito e 
neoplasie  del colon-retto, della prostata, della mammella, dell’utero e dell’ovaio. 
(World Economic Forum and The Harvard School of Public Health 2011). 
La condizione di eccesso ponderale è infatti il quinto fattore di rischio per i decessi a 
livello mondiale, causando ogni anno la morte di circa 2,8 milioni di adulti. (WHO, 
Obesity and overweight 2013).  Negli ultimi venti anni la prevalenza del sovrappeso 
e dell’obesità è progressivamente aumentata non solo nel mondo occidentale, più 
ricco ed industrializzato, ma anche nei paesi in via di sviluppo. Questo preoccupante 
fenomeno è stato correlato all’aumento dell’introito calorico, determinato dall’alto 
consumo di cibi ad elevata densità calorica, ovvero bevande zuccherate e prodotti 
alimentari confezionati e pronti per l’uso nei paesi occidentali, o grassi alimentari di 
basso costo, nei paesi emergenti. L’ubiquità della diffusione è uno degli aspetti più 
gravi: non si tratta di una malattia che affligge solamente coloro che vivono in 
condizioni di benessere e disponibilità economiche adeguate, ma anche le 
popolazioni più povere del mondo. 
I dati sulla prevalenza del sovrappeso e dell’obesità portano ad alcune considerazioni 
sulle relazioni che esistono fra abitudini alimentari ed inattività fisica, da un lato, ed 
obesità e sviluppo delle malattie correlate, dall’altro.  
Il rischio relativo di sviluppare malattie non trasmissibili legate all’obesità è circa 
due volte maggiore nelle persone sovrappeso o obese.
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Figura 1 Associazione tra il peso corporeo e la mortalità relativa. (Lancet 2006) 
Un individuo si trova in una condizione di obesità quando le calorie introdotte 
superano quelle consumate. Le calorie in eccesso vengono dunque trasformate in 
tessuto adiposo e usate come riserva energetica a lungo termine.  
 
Figura 2 Il bilancio energetico. Le scelte individuali, il genotipo e le influenze sociali sono le basi per 
determinare il bilancio energetico di un individuo. Gli introiti (intake) consistono con l’alimentazione sotto 
forma di proteine, grassi e carboidrati. La spesa energetica è connessa al metabolismo basale, alla 
termogenesi indotta dal cibo e dall’attività fisica (Bray J.R. 2012).
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In particolar modo il largo consumo di grassi alimentari è strettamente legato 
all’obesità perché, come è noto, i grassi forniscono la maggiore quota calorica per 
unità di peso (9 Kcal/gr). 
Il consumo sfrenato di zuccheri semplici, ormai presenti in un numero incredibile di 
alimenti, specie per bambini, è un altro tema critico su cui porre l’accento. Non vi è 
dubbio infine che la sempre minore attività fisica ed il sedentarismo della vita 
moderna siano correlati, ad obesità, diabete e rischio cardiovascolare 
aterotrombotico. Gli obesi, infatti, hanno un aumentato rischio di sviluppare 
importanti complicanze: diabete tipo 2, ipertensione arteriosa, dislipidemia, 
arteriosclerosi, infarto del miocardio, apnee notturne, cancro dell’endometrio e del 
colon, osteoartrosi e gotta, calcolosi biliare e depressione psichica (M. Mancini 
1979). 
L’obesità in età prepuberale infatti aumenta il rischio di sviluppare: ipertensione, 
ipercolesterolemia, Alterata Glicemia a Digiuno, Insulino-resistenza, Diabete Mellito 
di tipo 2, problemi respiratori, steatosi epatica, calcoli biliari e reflusso 
gastroesofageo. (I.S.S., 2012). 
La moderna tendenza al minor consumo di verdure, legumi e cereali incide 
negativamente sul senso di pienezza gastrica e quindi di sazietà, con conseguente 
insidiosa eccedenza dei consumi alimentari, che inevitabilmente facilita sovrappeso, 
obesità e diabete. L’obesità infantile è una piaga che sta dilagando in modo 
esponenziale negli ultimi 10 anni. Secondo le stime dello studio Okkio alla Salute sul 
monitoraggio delle abitudini alimentari dei bambini italiani risulta che il 22,1% dei 
bambini italiani è in sovrappeso ed il 10,2% è obeso. Questi dati confermano la 
recente tendenza secondo cui il binomio bassa attività fisica associata ad una 
alimentazione scorretta è il fattore scatenante dell’importante diffusione dell’obesità 
anche tra i bambini (I.S.S., 2012).
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Criteri diagnostici 
L’Indice Di Massa Corporea 
Il criterio diagnostico più usato per valutare la presenza e la gravità del sovrappeso è 
l’Indice di Massa Corporea (IMC o BMI) che, pur con qualche limitazione per 
maggiore o minore presenza di massa muscolare (non è applicabile su atleti 
muscolosi), definisce i valori normali e patologici del rapporto tra peso ed altezza.  
Si calcola dividendo il valore del peso espresso in Kg per il quadrato dell’altezza 
espressa in metri. È un buon indicatore delle riserve energetiche delle persone con 
uno stile di vita sedentario e permette di utilizzare il valore 30 come soglia per 
l’obesità di grado lieve e quindi di effettuare screening tra la popolazione a rischio. 
 
Figura 3 Divisione in classi dell’obesità in base all’indice di massa corporea (I.M.C.) (WHO, Physical 
Status: The use and interpretation of anthropometry 1995) 
Per la popolazione infantile si usano delle curve di crescita apposite espresse in 
percentili con riferimento al peso e all’età. La WHO usa anche delle specifiche curve 
per la valutazione dell’obesità infantile (WHO, Obesity and overweight 2013). 
Sottopeso 
Inferiore al 5° Percentile 
Normale 
Dal 5° all'85° Percentile 
A rischio di sovrappeso 
Dal 85° al 95° Percentile 
Sovrappeso 
Superiore al 95° percentile
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Figura 4 Tabelle di crescita per bambini ed adolescenti maschi (sinistra) e femmine (destra) riferito all’età 
e all’indice di massa corporea (B.M.I.) (C.D.C. 2006) 
La circonferenza vita ed il rapporto vita-fianchi 
La misura della circonferenza della vita, dei fianchi ed il rapporto tra le due misure  
(rapporto vita-fianchi o waist-to-hip ratio WHR) sono indicatori della localizzazione 
del tessuto adiposo e del tipo di adiposità (androide o ginoide). 
La semplice misura della circonferenza della vita, rilevabile all’altezza del punto 
medio tra arco costale e cresta iliaca, consente di avere delle utili indicazioni sulla 
presenza di grasso addominale. Esso è tipico dell’obesità centrale ed al riguardo sono 
stati definiti dei limiti per la circonferenza della vita negli uomini e nelle donne, oltre 
i quali si osserva un rischio aumentato di malattie metaboliche e cardiovascolari.  
La WHO ha deciso recentemente di cambiare i valori di cut-off per la circonferenza 
vita dividendoli in due categorie collegate al rischio più o meno elevato di sviluppare 
complicanze metaboliche 
(malattie cardiovascolari, diabete, ipertensione) e di morte. (WHO, Obesity and 
overweight 2013)
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Figura 5 Il rischio di sviluppare complicanze metaboliche associato con la misura della circonferenza vita 
(waist circumference) e il rapporto tra la circonferenza vita e la circonferenza fianchi (WHR ratio)  
L’American Diabetes Federation nei suoi cut-offs invece  include le distinzioni di 
etnia; questo fattore è dovuto alla composizione della società americana, nella quale 
le diverse comunità (afroamericana, asiatica) sono molto presenti.  
 
Figura 6 I valori target, divisi per etnia, della circonferenza vita relativi al rischio di svil uppare 
complicanze metaboliche (WHO, Physical Status: The use and interpretation of anthropometry 1995). 
L’incidenza della patologia in Italia e nel Mondo 
Secondo i dati forniti dall’Oms, globalmente nel 2008 1,5 miliardi di adulti (età 
maggiore di 20 anni) erano in sovrappeso. Di questi, 200 milioni di uomini e circa 
300 milioni di donne erano obesi. Obesità e sovrappeso, prima considerati problemi 
solo dei Paesi ricchi, sono ora in crescita anche nei Paesi a basso e medio reddito, 
specialmente negli insediamenti urbani, e sono ormai riconosciuti come veri e propri 
problemi di salute pubblica. (WHO, Obesity and overweight 2013) 
La relazione tra l’obesità e le malattie non trasmissibili principali causa di morte nel 
mondo (NCD) è chiara. Nel mondo 2,8 milioni di persone muoiono ogni anno a 
causa del sovrappeso o dell’obesità. Nel 2008 il 9,8% degli uomini ed il 13,8% delle 
donne erano obesi. Paragonati con i dati del 1980 (4,8% gli uomini e 7,9% le donne) 
è evidente che stiamo assistendo ad un aumento della diffusione dell’obesità. Il dato 
è inequivocabile: più di mezzo miliardo di persone sulla Terra oggi sono obese. 
(Finucane M.M. 2011)
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In Italia la situazione è sicuramente da tenere sotto controllo. I dati presi 
dall’Indagine ISTAT 2009 ci confermano la presenza di un preoccupante aumento 
della percentuale di adulti in sovrappeso ed obesi in Italia. La situazione circa 
l’obesità infantile è altrettanto grave, se non di più. L’Italia oggi è il fanalino di coda 
dell’Unione Europea per il tasso di bambini sovrappeso ed obesi. Lo studio 
epidemiologico nelle scuole primari Okkio alla Salute, promosso dal Ministero della 
Salute nel 2012, è il dato più recente a disposizione per monitorare il drammatico 
contesto della realtà italiana.  
 
Figura 7 La prevalenza dell’obesità in Italia dal 2001 al 2009 (Istat 2009) 
I bambini che risultano essere obesi sono il 10,2% mentre i bambini in condizione di 
sovrappeso sono il 22,1%; il quadro è molto più grave nel centro-sud. 
 
Figura 8 (sinistra) La prevalenza del sovrappeso e dell’obesità infantile in Italia. Dati recenti sembrano 
riferire un miglioramento della situazione nel triennio 2009-2012.  Figura 9 (destra) La distribuzione 
geografica dell’obesità infantile. Si evidenziano valori più alti nelle zone del centro-sud (I.S.S. 2012). 
L’obesità ed il sovrappeso infantile sono inversamente correlati al titolo di studio 
della madre, indipendentemente dalla provenienza geografica. I numeri, chiaro 
sintomo di un enorme problema italiano sull’obesità infantile, sono in leggero calo  
0,0%
10,0%
20,0%
30,0%
40,0%
50,0%
60,0%
2001 2002 2003 2005 2006 2007 2008 2009
Sottopeso
Normopeso
Sovrappeso
Obesi
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rispetto all’inizio del progetto (anno 2008) ma è difficile capire se sono realmente 
diminuiti o si tratti di un bias legato alla compilazione dei questionari (I.S.S. 2012).
 
Figura 10 (sinistra) Mediana di riferimento europea dell’indice di massa corporea dei bambini europei 
confrontata con la mediana dei bambini italiani nel 2008 (IOTF 2008)
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2) Perché si ingrassa? 
Introduzione 
La questione del perché negli ultimi 50 anni il numero di persone obese nel Mondo 
sia cresciuto in maniera esponenziale è controversa. L’obesità è un male trasversale 
che colpisce il Nord e il Sud del mondo, le popolazioni ricche e quelle povere, gli 
adulti e i bambini.  
Negli ultimi anni si parla appunto di “epidemia”, riferendosi alla portata enorme del 
fenomeno che sembra non avere ancora raggiunto il suo picco ma tende ad 
aumentare secondo le recenti previsioni. Nel 2008 secondo fonti autorevoli 1,2 
miliardi di persone si trovavano in condizione di sovrappeso e di questi 500 milioni 
erano obesi (WHO, 2013). 
 
Figura 11 Trend di aumento della percentuale di persone obese dal 1960 al 2004 (WHO, Obesity and 
overweight 2013). 
È ormai chiaro che i processi metabolici dell’organismo sono un aspetto chiave per 
capire le cause dell’obesità. L’accumulo di grasso è un meccanismo fortemente 
influenzato sia dal genoma che dall’ambiente in modalità diverse.