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La rivincita dello Stato nella lotta alle Brigate Rosse: il ruolo del NOCS e il caso Dozier (1978-1982)

L'elaborato intende evidenziare le modalità con le quali lo Stato rispose al dirompente fenomeno delle Brigate Rosse, concentrandosi sul ruolo del reparto del NOCS nel sequestro Dozier. Il primo capitolo presenterà le contraddizioni che si produssero in seno all'organizzazione terrorista al termine del delitto Moro. Verranno analizzate le causeinterne che a partire dal 1979 minarono l'unità e la struttura delle Brigate Rosse, determinandone la scissione in molteplici fazioni. Inoltre, si evidenzierà il contributo del Nucleo Antiterrorismo capitanato dal Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa nella lotta alle Brigate Rosse durante il biennio 1974-1975 e successivamente negli anni dal 1979 al 1981. I successi del nucleo di Dalla Chiesa influirono sul fenomeno del pentitismo, accelerando il fenomeno e intaccando in maniera significativa le convinzioni dei latitanti brigatisti.
Il secondo capitolo si concentrerà sulle origini del NOCS (o Nucleo Speciale Operativo di Sicurezza), il reparto speciale della Polizia di Stato. Tale focus sul gruppo vorrebbe originare dalla centralità che il NOCS ebbe durante una delle vicende più complicate degli "anni di piombo"; il sequestro del generale americano James Lee Dozier. Verranno quindi presentate le motivazioni che spinsero le BR alla realizzazione di un'azione di tale portata e la narrazione della dinamica del rapimento. Il terzo paragrafo del secondo capitolo ripercorrerà le varie fasi dell'operazione "Winter Harvest", il blitz realizzato dal NOCS e finalizzato alla liberazione del generale USA. Infine, tratterà la modalità con la quale la stampa nazionale ed internazionale trattò il successo conseguito nella liberazione del militare statunitense. Ci si occuperà anche, nel terzo ed ultimo capitolo, di evidenziare la centralità del NOCS nella definitiva sconfitta del terrorismo brigatista: infatti le conseguenze del blitz realizzato nell'ambito del sequestro Dozier e delle operazioni di contrasto alla fazione delle BR di Giovanni Senzani misero in moto una serie di eventi, a partire dal gennaio 1982, che culminarono nell'annientamento pressoché definitivo delle principali fazioni delle Brigate Rosse. L'ultimo paragrafo del terzo capitolo cercherà di mettere in luce i molti lati oscuri che caratterizzarono le indagini del sequestro, focalizzandosi in particolare sulla delicata questione delle pratiche di tortura impiegate in maniera sistematica dalle forze di polizia italiane nei confronti dei brigatisti al fine di acquisire informazioni che si rivelarono di primaria importanza nella lotta alle Brigate Rosse.

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5 Introduzione La storia della Repubblica italiana è fortemente segnata dalle vicende degli “anni di piombo”, un periodo assai controverso che tutt’oggi presenta ancora numerose incognite e domande senza risposta. La centralità e l’importanza di questo periodo storico è testimoniata dalla progressiva crescita degli studi inerenti al tema del terrorismo italiano. Quando si rievoca la memoria degli “anni di piombo”, la prima naturale associazione di idee porta a pensare ad una organizzazione sopra tutte: le Brigate Rosse. D’altronde le BR furono il più numeroso e longevo gruppo terroristico di tutta l’Europa del dopoguerra; la diffusione capillare dell’organizzazione eversiva e le azioni che i militanti furono capaci di realizzare monopolizzarono l’attenzione dei media nazionali e contribuirono a fomentare un sentimento di preoccupazione nell’opinione pubblica nell’arco di oltre 15 anni. Tutt’oggi, una versione largamente diffusa considera la sconfitta e il definitivo annientamento delle Brigate Rosse come il risultato di un fenomeno puramente endogeno. In particolare, la definitiva scomparsa delle BR viene spesso interpretata come il risultato di processo che fece emergere una serie di contraddizioni intrinseche all’organizzazione. Queste contraddizioni corrosero irrimediabilmente la struttura delle BR causandone un indebolimento che si rivelò fatale. Questa visione è vera solo in parte e spesso ignora il decisivo contributo che le forze dell’ordine diedero allo smantellamento dell’organizzazione in più di un decennio di lotta. Inizialmente impreparate, le forze di repressione dello Stato italiano riuscirono, nel corso degli anni, ad affinare tecniche e metodologie investigative che permisero di comprendere la vera natura delle BR e dei suoi militanti. In seguito, si comprese la necessità di affiancare a queste innovative strategie investigative reparti altamente addestrati: nacquero così speciali gruppi composti da militari d’élite in grado di fornire un supporto puramente operativo di contrasto al terrorismo brigatista. In sostanza, il presente elaborato intende evidenziare le modalità con le quali lo Stato rispose al dirompente fenomeno delle Brigate Rosse, concentrandosi sul ruolo del reparto del NOCS nel sequestro Dozier. Il primo capitolo presenterà le contraddizioni che si produssero in seno all’organizzazione terrorista al termine del delitto Moro. Verranno analizzate le cause interne che a partire dal 1979 minarono l’unità e la struttura delle Brigate Rosse, determinandone la scissione in molteplici fazioni. Inoltre, si evidenzierà il contributo del Nucleo Antiterrorismo capitanato dal Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa nella lotta alle

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Informazioni tesi

  Autore: Alessandro Pellegrini
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2019-20
  Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Paolo  Colombo
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 66

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