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Il modello neoclassico della crescita economica


la teoria economica neoclassica si è sempre soffermata sull’equilibrio e sull’allocazione delle risorse in modo efficiente, sul comportamento massimizzante delle imprese, ponendo invece scarsa se non nessuna attenzione all’innovazione e all’apprendimento, e ai processi che li generano. le tecnologie che caratterizzano un determinato ambiente in un certo periodo storico vengono considerate esogene e quindi accessibili a tutti: secondo tale visione, la combinazione ottimale dei fattori produttivi (-r&s,-capitale umano,-rendimenti di scala) è uguale per tutte le imprese che operano in un determinato settore. le imprese sono perciò considerate omogenee, isolate ed astoriche, senza cioè un’identità e una crescita interna, per cui è facile intuire il poco valore dato all’apprendimento.
per smith, l’innovazione ed il progresso tecnologico portano ad un miglioramento della divisione del lavoro attraverso la specializzazione nei processi produttivi e ad un aumento della produttività. (“l’innovazione è possibile solo se la domanda è ampia”)
per ricardo, l’innovazione, grazie ai nuovi macchinari ed alle nuove scoperte introdotte nella produzione, produce un abbassamento dei costi di produzione (rendimenti di scala): di conseguenza, il prezzo del prodotto diminuisce, facendo aumentare la domanda.
karl marx ritiene che la competizione tecnologica, stimolata dalla pressione competitiva e dall’ampiezza dei mercati, da raggiungere tramite l’innovazione, sia la forza motrice dello sviluppo economico. introdurre un’innovazione con successo porta ad un aumento dei proftti per l’impresa innovatrice, che verrà seguita da una serie di altre imprese imitatrici le qual affolleranno il settore nella speranza di condividerne i profitti. prima o poi, gli effetti dell’innovazione diminuiscono e sia i profitti che la crescita del settore tenderanno ad abbassarsi.
marshall, che si trova a cavallo tra teoria neoclassica ed evolutiva, fa una distinzione tra impresa ottimizzatrice ed innovativa: la prima considera competenze tecnologiche e prezzi di mercato fissi, allo scopo di massimizzare i profitti secondo tali vincoli; la seconda cerca di superare tali vincoli per ottenere prodotti di maggiore qualità a prezzi più bassi allo scopo di diversificarsi sul mercato rispetto alle imprese concorrenti.

Tratto da INNOVAZIONE. IMPRESE, INDUSTRIE, ECONOMIE di Maria Caldiero
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