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Le origini dell'IVA nel contesto del mercato unico europeo


L’imposta sul valore aggiunto (IVA) costituisce il principale tributo indiretto del nostro ordinamento.
Essa fu introdotta con la riforma tributaria degli anni ’70 per armonizzare il sistema fiscale italiano con quanto previsto dal Consiglio CEE con la prima direttiva in materia di armonizzazione delle legislazioni degli Stati membri in materia di imposte sulla cifra d’affari.
Sotto il profilo dell’imposizione sui consumi, il raggiungimento di tale obiettivo comportava una duplice linea di azione: da un lato, occorreva armonizzare i tributi doganali attraverso la creazione di un unico territorio doganale sottraendo, quindi, a tale forma di prelievo gli scambi di merci tra i Paesi membri nonché prevedendo un sistema unico di imposizione sulle importazioni e sulle esportazioni; dall’altro lato, risultava necessario creare un sistema di tassazione omogeneo sugli scambi di beni e  servizi tra soggetti localizzati nei Paesi aderenti.
La prima di tali direttrici imponeva l’armonizzazione delle legislazioni doganali dei singoli Stati membri con l’abbattimento delle frontiere intracomunitarie.
La seconda delle direttrici sopra enucleate è invece quella che ha condotto all’introduzione in tutti gli Stati aderenti all’allora Comunità Economica Europea (oggi UE) di una forma generalizzata di prelievo sui consumi ed alla soppressione dei precedenti tributi di effetto equivalente.

Tratto da CONCETTI SUL DIRITTO TRIBUTARIO E SULL'IVA di Stefano Civitelli
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