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Anni 70: l'industria italiana riparte


Nel luglio 1976 avvenne la successione di Carli ad Agnelli alla presidenza della CGII. La scelta dell'ex governatore della Banca d' Italia rispondeva a due esigenze: riproporre un presidente dotato di statura pubblica che godesse di influenza politica e che, al contempo, fosse un esperto di prima grandezza nel settore finanziario ed economico. Questo, assieme all'appoggio che Agnelli diede alla candidatura di Carli, spiega perché la CGII si diede, per la prima ed ultima volta un presidente che non era espresso dalle imprese associate.
Il quadriennio di gestione di Guido Carli si calò in fase politica eccezionale del paese che nel corso della legislatura '76-'79 vide il tentativo di aggregare permanentemente il PCI nella maggioranza di governo. Questo quadro politico, la crisi economica grave, la stanchezza della spinta rivendicativa del sindacato e l'esplosione del terrorismo, contribuiscono a spiegare alcuni successi della gestione Carli.

Il primo fu l'accordo sottoscritto da governo, industria e sindacati alla fine di gennaio '77 su costo del lavoro e produttività che sembrò riaprire la via delle relazioni industriali triangolari.
La traduzione in provvedimenti legislativi di tali accordi comportò: la deindicizzazione dell'indennità di anzianità; l'abolizione delle cd scale mobili anomale; il non congelamento degli
aumenti di contingenza nelle retribuzioni; la revisione del "paniere" che implicò un leggero raffreddamento della scala mobile.

Va tenuto presente che molti mali accomunavano industria pubblica e privata e per tale motivo l'azione di Carli trovò spesso l'approvazione dell'INTERSIND ed in particolare del presidente Massacesi.
Carli si impegnò anche su un altro importante fronte di azione e cioè quello finanziario. Le aziende soffrivano di un indebitamento crescente che ne metteva a rischio la sopravvivenza. Di qui la proposta di convertire il debito contratto con le banche in partecipazione azionaria. Solo la competenza e l' iniziativa di Carli riuscirono a rafforzare questo disegno.
Si avviò così la lenta uscita dal tunnel dell'autunno caldo e della cd "conflittualità permanente" che fece leva sulle nuove tecnologie produttive informatizzate che ridussero drasticamente il personale e rivoluzionarono il modo di produrre.
Al termine della sua gestione nel 1980, il ritorno di un industriale come Merloni alla presidenza della CGII fu sintomo del fatto che Carli era riuscito nell'intento di restaurare la capacità politica e contrattuale della CONFINDUSTRIA e che l'impresa poteva tornare a concentrarsi sulle questioni di sua specifica competenza.

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