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Migliaia di soldati italiani inviati in prigionia
In una circolare diramata dal Ministero degli Interni ai Prefetti e ai questori si indica il comportamento da tenere riguardo i militari della RSI: «Tutti i militari appartenenti alle formazioni repubblicane, di qualsiasi grado, a carico dei quali esistano accertate responsabilità di reati giudicabili dalle Magistrature ordinarie e straordinarie, dovranno essere fermati e posti a disposizione delle competenti autorità.
Gli altri militari aventi grado di ufficiale o di sottufficiale, dovranno in ogni caso essere fermati ed inviati nei campi di concentramento. I rimanenti graduati e militari, dovranno essere sottoposti a libertà vigilata, con l'obbligo della residenza , a meno che non si disponesse di elementi sufficienti per il fermo. Queste norme non si applicano per i militari di qualsiasi arma o grado, di cui gli alleati avessero chiesto la consegna».
Migliaia di soldati vengono così inviati in prigionia nei campi della Toscana sotto l'amministrazione alleata; tutti coloro che hanno ricoperto cariche politiche nella RSI, scampati ai primi giorni della giustizia insurrezionale, sono invece inviati nei carceri in attesa dei processi. Le condizioni dei campi, nella maggior parte dei casi sovraffollati, erano però disastrose: privi di pavimentazioni, con acqua e cibo in quantità nettamente insufficiente, susciteranno presto furiose proteste. I campi rimarranno in attività fino al 1946, quando ovunque saranno istituite delle commissioni discriminatrici.
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