La tesi del giorno
Il cannibalismo: oltre il tabù
Gli antropologi sono quasi in toto concordi nel definire incesto e cannibalismo i due principali tabù della società civile contemporanea.
Ma forse questi tabù non sono più socialmente così forti e determinanti, se persino un reality può fare del superamento del limite del cannibalismo uno show, come durante l'olandese Proefkonijnen.
Se da una lato è possibile ottenere qualche dato statistico sul valore e la diffusione della pratica dell'incesto, che purtroppo spesso assume forma di violenza sessuale da genitori a figli, difficilmente è possibile avere un'istantanea chiara del cannibalismo.
Spesso è correlato all'idea di popolazioni esotiche, oppure è associato a depravazioni omicide. Nulla a che vedere con il comune 'mondo civilizzato'.
"In un certo senso il cannibalismo è molto più che un tabù: rappresenta nell'inconscio collettivo qualcosa talmente surreale che l'uomo in molti casi non ha pensato alla possibilità che alcuni potessero violarlo, nemmeno giuridicamente".
Così lo definisce Viviana Macrì, che nella sua tesi Mors tua, vita mea. Psicopatologia del cannibalismo, propone uno studio sui casi di cannibalismo "avvenuti nel 'civilizzato' mondo occidentale, analizzando non soltanto come può scatenarsi e quindi quali siano le cause del meccanismo cannibale, ma anche considerare l'agghiacciante fenomeno in aumento della 'vittima consenziente'".
Macrì ci conduce in un viaggio agghiacciante, supportato da approfondimenti psicologici sulla pratica del cannibalismo. Innanzitutto vengono differenziate le due categorie principali: l'endocannibalismo, ovvero il nutrirsi di membri appartenenti alla propria tribù, spesso come rituali energetico-funebri; l'esocannibalismo consiste invece nel cibarsi di individui appartenenti ad un'altra società o d un altro gruppo etnico e comporta solitamente una dose maggiore di violenza.
Poiché però il cannibalismo è bandito dalle società attuali, è possibile ricondurre tutte queste pratiche ad un atto che socialmente e giuridicamente è considerato criminale. L'antropofogia in questo caso ha solitamente un aspetto sessuale-funzionale. aggressivo in quanto tale, a scopo nutrizionale, oppure di dominazione.
Dopo un'analisi corredata di esempi Macrì conclude la trattazione soffermandosi sui casi della vittima consenziente, figura che si manifesta principalmente come partner vulnerabile, facilmente manipolabile.
"Quanto coraggio o quanta follia è necessaria per annientarsi fino a questo punto? In fondo non è poi un gesto tanto lontano dal suicidio, ma almeno non si è soli, si permette a qualcun altro di agire e di sentirsi speciale per colui che ucciderà, 'almeno lui non può fare a meno di me, ha bisogno di me'; dopotutto 'i suicidi sono omicidi timidi. Masochismo invece che sadismo', come sosteneva Cesare Pavese".
Immagine: Jeffrey Lionel Dahmer detto il Cannibale di Milwaukee
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