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La tesi del giorno

Il Kung Fu di Okinawa: valore sportivo e pedagogico

Il Kung Fu di Okinawa: valore sportivo e pedagogicoCapodanno cinese, sushi, Buddismo. La cultura orientale esercita un discreto fascino nelle società occidentali. I flussi migratori, l'aumento dell'offerta culturale soprattutto nelle metropoli e, perché no, anche l'ascesa economica della Cina hanno stimolato l'interesse verso le pratiche orientali.

Tra queste, le attività sportive ed in particolare le arti marziali occupano certamente un posto di primo piano. Come sottolinea il dott. Fabrizio Leone nella sua tesi dedicata al Kung Fu di Okinawa, in questo sport in particolare è racchiuso un ponte possibile tra varie culture: cinese, giapponese, angloamericana e italiana.
Questa disciplina comincia a prendere forma nel 1898 durante la famosa rivolta dei boxer cinesi contro gli occidentali, ma diverrà ufficiale nel 1922, periodo in cui le arti marziali giapponesi cominciano a diffondersi tra gli occidentali.

"Dall’unione degli stili di Kung fu della Cina del sud con il Karate di Okinawa (definito originariamente Okinawa-te), in Giappone, nasce quello che viene definito comunemente Kenpo giapponese. In seguito un maestro di nome Ky Tomotashi darà luogo al Kung fu di Okinawa nel 1922, un tipo di Kenpo caratteristico ad Okinawa. In Italia questo stile verrà portato solo nel 1971 da un giovane John Armstead sotto il nome di Okinawan Kung fu Self Defence Academy, più comunemente definito Kung fu di Okinawa".

Leone analizza inoltre le influenze che buddismo, taoismo e confucianesimo hanno avuto su quest'arte marziale e come la sua diffusione in Europa, approdata inizialmente a Londra grazie al maestro Lefty Thomas che fonda la Judan Kung fu Academy Karate Institute, abbia tramandato e arricchito le tecniche tradizionali.

Oltre all'interesse interculturale che questa disciplina porta con sé, Leone si sofferma su un altro aspetto di questa scuola di Kung Fu: "Il Kung fu di Okinawa risulta tuttora un’arte marziale poco conosciuta, il che porta con sé difetti e pregi. Ciò che più conta di questo stile è l’aspetto educativo, che è andato evolvendosi con gli anni fino ad oggi attraverso l’impegno di nuovi maestri e che ha trasformato il Kung fu di Okinawa in arte pedagogica".

Vi è infatti un forte connotazione educativa in questo sport che, secondo l'autore, ha i suoi influssi benefici in particolare sul giovane adulto, che si accosta alla disciplina in un'età difficile, caratterizzata principalmente dalla definizione e concretizzazione dei propri obiettivi e dalla sperimentazione e comprensione dei propri bisogni affettivi, più o meno orientati alla ricerca dell’intimità con l’altro e dell’isolamento.

Sia la filosofia orientale che quella occidentale tendono a concepire l'essere umano come un'entità formata da tre dimensioni fondamentali, corpo, psiche e spirito, ognuna comprendente elementi che la caratterizzano. Ogni ciclo della vita - infanzia, giovinezza, età adulta, vecchiaia - dà più o meno importanza ad una delle tre dimensioni.

In questo si coglie la specificità del Kung Fu di Okinawa rispetto ad altre pratiche di combattimento: la caratteristica principale si trova infatti, secondo Leone, in una consapevolezza differente del rapporto mente-corpo. In gara o durante gli allenamenti ogni movimento non si conclude in sé come mero atto del corpo, ma richiama sostrati culturali e spirituali che gli attribuiscono un significato specifico.

"Il Kung fu di Okinawa" conclude quindi Leone, "risulta essere particolarmente efficace proprio perché riesce a definire i compiti di sviluppo della persona, attraverso i suoi valori e il suo metodo di insegnamento prettamente tradizionale, e probabilmente risulta essere oggi, grazie soprattutto ai nuovi percorsi pedagogici, un’arte marziale per la riscoperta dell’essere umano. In quest’arte il praticante non si trova definito in una gerarchia in cui le cinture più alte hanno più importanza rispetto a quelle inferiori, ma al contrario ci si trova tutti allo stesso livello perché l’allievo apprende dal maestro e il maestro riceve dall’allievo. In questo modo si cresce tutti insieme. Inoltre il giovane è sostenuto nella ricerca e valorizzazione dei propri talenti e nella sperimentazione ed adattamento del proprio stile relazionale, tra intimità e isolamento".

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