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La tesi del giorno

Presidente della Repubblica e identità italiana

Presidente della Repubblica e identità italianaIdentità nazionale. Cos'è? Esiste ancora in Italia? Se sì, come viene formata e sostenuta dai discorsi che circolano sui media e nella politica?

Interessante per rispondere a queste domande è l'approfondimento che il dott. Gian Francesco Romano propone nella sua tesi, dove, partendo da una valutazione generale del linguaggio politico-istituzionale odierno in Italia, Romano si sofferma sull'espressione linguistica utilizzata dal Presidente della Repubblica, istituzione che, più di tutte, deve rappresentare anche formalmente, l'unità d'Italia.

"Con la crisi dei partiti di massa, i media si rinnovano e acquisiscono sempre più potere e influenzano il pubblico-cittadinanza perché sono lo strumento primario, se non unico, d'informazione riguardo le principali istituzioni politiche e sociali", sottolinea Romano, e "Da quell'epoca essi hanno assunto il ruolo di pubblica arena in cui si svolgono i fatti della vita pubblica nazionale ed internazionale, e ancor più di prima sono divenuti lo strumento attraverso il quale non solo si rendono note immagini e informazioni, ma anche si forniscono definizioni e interpretazioni della realtà sociale".
Questo provoca, come evidenziato da molti studi di settore, ovvi effetti di spettacolarizzazione e sensazionalismo nella comunicazione politica, che cerca di adeguarsi al mezzo che diffonde il suo messaggio, privilegiando contenuti e troni attraenti e divertenti che possano intrattenere il pubblico.

All'interno di questo contesto comunicativo imperante, il lavoro di Romano risulta ancora più interessante, perché, attraverso l'analisi linguistico-contenutistica dei discorsi dei Presidenti della Repubblica, da Luigi Einaudi a Giorgio Napolitano, mostra una diversa modalità di linguaggio, in cui il prestigio e l'autorevolezza dell'Istituzione vincolano il linguaggio ad uno stile proprio, più composto ed aulico.

Tra i discorsi presidenziali, Romano ha scelto il messaggio di fine anno, in quanto "è l'unica occasione in cui lo Stato, nella persona del suo più alto rappresentante, si rivolge direttamente all'intero corpo sociale e per farlo utilizza tutti gli strumenti necessari al raggiungimento del massimo uditorio: dapprima la radio, poi la televisione (1960). È, dunque, la migliore occasione per far emergere i tratti di similitudine e prossimità all'interno della cittadinanza italiana, costruendo e veicolandone un'identità."
"Individuata la tipologia del messaggio di fine anno, si è provveduto ad una selezione del corpus: oggetto della nostra analisi sono stati il primo discorso che ogni Presidente ha rivolto alla nazione, e quello del quarto anno, a metà mandato presidenziale".

Nell'ultimo capitolo vengono quindi presentate le analisi lessicali e delle strategie discorsive. Tra queste non potevano mancare quella di Oscar Luigi Scalfaro ("[…] effettua una decisa contro-sterzata rispetto all'eloquio di Cossiga, […] frequentissime forme impersonali (40), di cui già abbiamo approfonditamente trattato il valore perentorio e la capacità di esprimere idee e considerazioni a livello generico, dando per scontato che siano condivise da tutti, […] pare quasi del tutto disinteressato a ricercare una forma di unificazione simbolica con il resto della comunità nella forma espressiva più evidente, quella fornita dai aggettivi e dai pronomi possessivi espressi alla prima persona singolare; tali elementi, infatti, sono del tutto minoritari") e quella di Giorgio Napolitano ("Venendo a succedere a Carlo Azeglio Ciampi, […] il Presidente più popolare della storia repubblicana, anche per Napolitano si è riproposto il quesito […] come relazionarsi con il proprio predecessore. […] si può dire che Napolitano trattenga molti degli elementi oratori propri di Ciampi e che, in buona sostanza, ne preservi la linea, […] mantiene i caratteri propri del discorso solenne e dello stile asciutto, quasi da comunicato, […] adopera un gran numero di costruzioni impersonali (42), sia per esprimere valori ed opinioni date per acclarate […], sia per dare indicazioni generali a tutta la comunità […] La solennità dei discorsi non comporta però né un'estrema lunghezza dei testi, né un'eccessiva presenza di forme nominali […], un'alta presenza di forme verbali (489) che rendono agevole la comprensione […] l'elevata frequenza di verbi alla prima persona plurale (26) e di pronomi e aggettivi possessivi nella medesima persona (23) che paiono spostare i meccanismi d'inclusione sull'asse della comprensione della cittadinanza […] costruisce molto del suo progetto identitario nell'analisi delle sfide del momento").

Visita la tesi:

Strategie discorsive del Presidente della Repubblica. Analisi dell’identità nazionale