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La tesi del giorno

Il suicidio in carcere

Il suicidio in carcereIl fenomeno dei suicidi in carcere è una piaga che riguarda sempre più anche il nostro Paese. Come ben documentato nella tesi di Federica Cossu Il suicidio in carcere: analisi di alcuni istituti penitenziari sardi, comun denominatore risulta la "situazione di disagio psicologico e umorale in relazione alla detenzione".

La nostra autrice ha indagato le morti volontarie negli istituti penitenziari sardi e ha messo in luce "eventuali comunanze o differenze sui fattori rischiogeni dei diversi ambienti esaminati, in modo da comprendere se e quali elementi strutturali e contestuali della detenzione contribuiscano o meno alla genesi o al rafforzarsi del sentimento di malessere nei detenuti, degli intenti suicidari o di quelli autolesionisti".

Sebbene non ci sia dato sapere con precisione se e quando un detenuto proverà a darsi la morte, tramite alcune accortezze ed uno specifico piano preventivo, "è possibile", scrive, "almeno diminuire sensibilmente il numero di coloro che proveranno a farlo. Ogni programma di prevenzione, oltre ad avere un filo logico comune indipendentemente dal penitenziario di riferimento, deve essere calibrato e programmato su misura di ogni specifico contesto carcerario poiché necessariamente le differenze strutturali ed ambientali andranno ad incidere più o meno diversamente sulle molteplici sfaccettature psico-fisiche, patologiche, relazionali o sociali dei ristretti".

Un esempio efficace di strategie preventive del suicidio in carcere è riportato dal documento della World Health Organization “La prevenzione del suicidio nelle carceri”. Sulla base dei fattori rischiogeni presi in considerazione nel corso dell'elaborato, "un intervento primario andrebbe fatto innanzitutto sull'aspetto ambientale della detenzione, come un miglioramento delle condizioni generali di cibo, igiene e sanità".

Seguendo adeguatamente alcuni principi base, "è possibile migliorare quelle situazioni che più favoriscono l'insorgere il peggiorare del malessere individuale provato dai ristretti, come: una riduzione dei momenti di inattività e degli eventi di isolamento in quanto la maggioranza dei suicidi e tentati avvengono quando il detenuto è completamente solo sia x sistemazione in cella singola o per un provvedimento disciplinare, che per altri motivi come l'ora d'aria; maggiori relazioni interpersonali, soprattutto fra operatori di custodia e detenuti, nonchè fra personale sanitario, educativo e detenuti; un miglioramento delle collocazioni detentive mediante la riduzione del sovraffollamento (possibile grazie a un cambio di rotta delle politiche penali verso un intervento di tipo più sociale che repressivo per andare a trattare le cause stesse della devianza); un miglioramento delle collocazioni che può avvenire anche tramite la separazione fra i detenuti con diversa posizione giuridica (condannati e in attesa di giudizio) o con problemi sanitari e psichiatrici di varia natura; infine, ma non meno importante, è necessario un aumento dei contatti con l'esterno del penitenziario, per esempio con le associazioni e le comunità locali nonchè con i parenti e amici del detenuto".

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