La tesi del giorno
Nella Russia di Putin vietato parlare
Manipolazione dell'informazione, pressione nei confronti di chi denuncia e elezioni poco trasparenti. La Russia di Putin non ha mai smesso di far sentire la sua forza. Karim Antonietta Marazzina ha analizzato la situazione nella sua tesi Giornalismo russo: proibito parlare, da cui emerge tutta la fragilità e la parzialità dei media nazionali.
"Il sistema mediale sotto Putin", scrive, "può essere meglio compreso in senso «
neoautoritario»: tollera il pluralismo dell’informazione, ma pone dei limiti, in particolar modo nei confronti di questioni di particolare importanza per il regime, come la sicurezza nazionale e le elezioni. Per far tacere le critiche lo Stato non ricorre più alla semplice censura, ma preferisce la
pressione economica, leggi espresse in termini generali che prevedono sanzioni criminali e civili nei confronti dei giornalisti in merito a diffamazione, azioni contro gli interessi dello Stato, pericolo per la sicurezza nazionale e per quella del capo dello Stato".
La nostra autrice fa un'interessante riflessione sulle analogie tra i vecchi giornalisti russi, cresciuti sotto il regime sovietico, e i nuovi, nati a partire dagli anni Novanta. Ciò che maggiormente li differenzia è il modo diverso di porsi nei confronti delle notizie e del loro lavoro: "I primi vedono nella loro professione un importante compito sociale da portare a termine attraverso la naturale collaborazione con le autorità, mentre quelli di nuova formazione sono orientati verso il ruolo contemporaneo di
intrattenimento, promuovendo beni e servizi all’interno di un mercato che indirizza l’acquirente, ma allo stesso tempo sono
al servizio della verità". Secondo degli studi svolti nel 2007, la Russia occupa il secondo posto al mondo, dopo l’Iraq, per quantitativo di giornalisti «morti in circostanze misteriose».
Ciò che spinge i giovani giornalisti a cercare la verità a tutti i costi è la "consapevolezza di avere a che fare con un pubblico nuovo rispetto all’età sovietica, un pubblico che vuole essere informato, che vuole sentirsi cittadino del mondo, oltre al cambiamento di valori avvenuto con il crollo del comunismo". Da qui nasce un giornalismo libero e incondizionato, che insegna la
denuncia creativa, politica e non standardizzata, la cosiddetta
publicistika, che osserva le regole del gioco dettate dai proprietari dei media.
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Giornalismo russo: proibito parlare

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