La tesi del giorno
Emo e punk contro la cultura dominante
Emo, punk, gothic, alcuni esempi di subculture giovanili la cui appartenenza è stigmatizzata in 'devianza' e come tale punita, in certi Paesi anche con la morte.
L'accanirsi mediatico contro certi modi di vestire o di atteggiarsi fuori dall'ordinario è tipico di ogni forma di cultura stabilita, tanto più in società illiberali dove l'eliminazione di ciò che, anche solo lontanamente, è diverso, si esprime in forme di violenza cieca e ingiustificata.
Interessanti spunti sull'argomento li troviamo nella tesi della dott.ssa Cinzia Falcade, Antagonismo giovanile e subculture devianti: movimenti punk ed emo a confronto.
"Nel concetto di devianza giovanile", puntualizza infatti Falcade, "si tendono ad inglobare fenomeni che in realtà possono essere molto diversi tra loro: rientrano infatti nella stessa definizione concettuale sia le azioni che violano le leggi in senso proprio, sia i comportamenti non perseguibili dalla legge ma definiti antisociali perché sintomatici di disadattamento".
Falcade cita quindi Stanley Cohen il quale, in Folk Devils and Moral Panics (1980), sostiene che "la società è soggetta a periodi di panico morale, momenti in cui una situazione o un episodio o un gruppo di persone possono diventare una galleria di modelli che la società allestisce per mostrare ai propri membri quali siano i ruoli da evitare, incrementando il senso di ostilità verso il gruppo etichettato come nemico dell'ordine e identificato come il 'cattivo' di turno".
Il fatto che le subculture giovanili siano le prime ad essere additate come responsabili di degenerazioni sociali e "diaboliche" non deve stupire, se si riconosce in loro la carica di ribellione di cui sono spesso espressione.
Nel suo studio Falcade dedica ampio spazio al pensiero di Albert K. Cohen, che "parte dal presupposto che le subculture siano il prodotto di un conflitto tra classe medio borghese e classe operaia".
I giovani delle classi inferiori che vivono in una condizione di marginalità creano un nuovo sistema di valori contrapposto a quello delle classi medie, i cui standard sono anticonvenzionali, ma consentono a questi giovani di risolvere i loro problemi, ne assicurano la sopravvivenza dal punto di vista sociale (contro i gruppi rivali) ed economico, e incrementano la fiducia in se stessi, alleggerendo al contempo il disagio causato dall'eventuale pratica di azioni illegali.
Falcade, proseguendo nel lavoro di tesi, decide di concentrare l'attenzione in particolare su due subculture dai caratteri particolarmente "spiazzanti": il punk e gli emo, una delle derivazioni più recenti di matrice punk-gotica.
Entrambe infatti generano forme acute di rigetto sociale ed allarmismo, in genitori, educatori ed istituzioni.
Fin dalla sua nascita negli anni '70 la subcultura punk si impone sulla scena giovanile nei suoi caratteri sovversivi di rifiuto delle convenzioni, contrapponendosi sia all'ottimismo degli anni '60, sia alle utopie di una società ideale (di stampo comunista) del '68.
I giovani provenienti dalla working class, sottolinea Falcade, collocati ai margini della società, frustrati dal sogno del boom economico che per loro si è rivelato un'illusione, inaugurarono la tendenza alla contestazione attraverso l'esibizione di un rifiuto violento, controcorrente, provocatorio, radicalmente nichilista, sfiduciato verso la società e le sue regole.
Seppur con evidenti differenze, dovute anche alla lontananza spazio-temporale, gli emo si avvicinano al movimento punk in quanto condividono una forte ambiguità, simboli comuni (croci, teschi, morte), l'atteggiamento nichilista e di rifiuto della cultura dominante.
Questi tratti - ovviamente stigmatizzati dalla società perché lesivi dell'ordine costituito, approvato e condiviso (o imposto) - nella subcultura emo si declinano in atteggiamenti maggiormente individualisti, ego-centrici, emozionali, radicalmente distanti da società fondate su maschilismo, oppressione e conformismo.
"Nei punk [l'aggressività] è esagerazione e rivolta verso l'esterno, mentre nel mondo emo è soprattutto autoreferenziale. Il mondo emo si caratterizza per una protesta silenziosa, autoreferenziale, il lesionismo è un autolesionismo rivolto verso se stessi".
Immagine tratta da http://futurewallpapers12.blogspot.com/2010/08/emo-wallpapers.html