La tesi del giorno
La riforma Biagi, tra precarietà e flessibilità
Negli ultimi vent’anni il mercato del lavoro dei Paesi OCSE ha subito cambiamenti profondi secondo modalità ed intensità diverse in ragione dei diversi contesti nazionali. Il minimo comun denominatore, scrive Sabrina Bologna nella sua tesi Ammortizzatori sociali e tutela del lavoro precario, "è rappresentato dalla flessibilizzazione della disciplina del lavoro, che, alla luce dei dati relativi alle situazioni occupazionali nei diversi Paesi e della presunta inadeguatezza della rigidità del precedente sistema, è apparsa come l’unica via percorribile in vista del superamento dello stallo economico ed occupazionale in atto".
"Occupabilità” per il lavoratore e “prestazioni” per le imprese sono le nuove ragioni di scambio: "si chiede al lavoratore maggiore autonomia e mobilità ma in cambio si offrono minori garanzie. Se da un lato si aprono ampie occasioni per valorizzare le potenzialità professionali del lavoratore, dall’altro la flessibilizzazione del lavoro comporta l’indebolimento delle garanzie e delle tutele, l’affermarsi di disuguaglianze tra gruppi di lavoratori, il rischio di perdita del posto, l’incertezza del futuro, prospettive di inferiorità e di esclusione sul piano economico e sociale, in una parola il rischio dello sconfinamento nel precariato".
Questa è la ragione per cui alla flessibilità/precarietà, bisogna saper contrapporre un’adeguata valorizzazione del capitale umano, attraverso protezioni e tutele contro i rischi e le incertezze, mediante la previsione di nuovi e migliori ammortizzatori sociali. "Coniugare l’esigenza di flessibilità delle imprese con le istanze di tutela del lavoro è uno degli obiettivi che si propone la riforma del mercato del lavoro attuata in Italia con la legge 30/2003", la cosiddetta
legge Biagi, dal nome del docente che la elaborò e per cui, nel 2002, venne ucciso dalle Br.
L’orientamento quasi prevalente valuta la riforma Biagi "in termini di precarietà, di flessibilità fine a se stessa; c’è, però, chi ne propone una diversa lettura, fatta attraverso alcune parole chiave: occupabilità, imprenditorialità, adattabilità e pari opportunità". Si tratta, comunque, dicono altri, "di una riforma pericolosa, che, se non accompagnata da un adeguato rinnovamento di altri importanti aspetti che compongono il sistema del mercato del lavoro, come gli ammortizzatori sociali, può determinare la disgregazione e l’esplosione dell’assetto complessivo occupazionale: la mercificazione del lavoro, e soprattutto la
precarizzazione come condizione inevitabile e accettata della nuova economia".
Visita la tesi:
Ammortizzatori sociali e tutela del lavoro precario

Argomento tesi precedente
Argomento tesi successiva
