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La tesi del giorno

Il Congo non conosce pace

Il Congo non conosce paceLa Repubblica Democratica del Congo è nota per essere una delle zone più instabili dell'Africa.
Il periodo di instabilità è iniziato nel 1960, con la lotta per la liberazione dal dominio coloniale belga, caratterizzato da uno sfruttamento indiscriminato sia delle risorse naturali che della popolazione congolese. Solo pochi giorni dopo la dichiarazione d'indipendenza il Congo deve fare i conti con le spinte autonomistiche della provincia di Katanga, represse nel sangue dal governo di Lumumba. La crisi si inserì nel contesto della Guerra Fredda, e Lumumba, dopo aver chiesto l'intervento dell'ONU, appariva orientato a ricorrere all'appoggio e al sostegno dell'Unione Sovietica. A seguito della vicenda Lumumba perse il suo credito politico e fu destituito. Cinque anni dopo, il generale Mobutu giunse al potere con un colpo di stato e in breve tempo concentrò nelle sue mani tutti i poteri, sospese il parlamento, fondò il partito unico Mouvement Populaire de la Révolution (Mpr) e nel 1971 ribattezzò il Paese con il nome Zaire.

Con Mobutu, che si auto proclama Maresciallo-Presidente con poteri assoluti, inizia un periodo di dittatura lungo 32 anni. Durante la sua dittatura Mobutu sfruttò in modo sistematico le enormi ricchezze minerarie del Paese – lasciandolo allo stremo - per consolidare il proprio potere e per arricchire se stesso e i suoi alleati.
Gli anni '90 furono caratterizzati da un declino del potere di Mobutu e dai conflitti etnici. Il conflitto scoppiato nel vicino Rwanda provocò l'esodo di milioni di profughi Hutu verso la regione Kivu del Congo e nel 1996 scoppiò la "ribellione dei banyamulenge" (etnia di origine tutsi), capeggiata da Laurent Desiré Kabila.
Kabila diede vita ad una coalizione di forze l'Alleance des Forces Démocratiques pour la Libéeration du Congo – l'AFDL - con l'obiettivo di mettere fine alla dittatura di Mobutu.

Nel 1997 Kabila divenne il nuovo presidente del Paese, che rinominò Repubblica Democratica del Congo. Nel 1998 i ribelli Tutsi iniziarono una dura lotta contro le fazioni fedeli al presidente Kabila. Almeno 350 000 le vittime dirette di questo conflitto, 2 milioni e mezzo contando anche i morti per carestie e malattie causate dal conflitto. Nel 2001 Kabila fu assassinato. Gli successe il figlio trentenne Joseph Kabila.
Nel 2006, per la prima volta in 45 anni, i congolesi hanno potuto votare in elezioni multipartitiche. Le elezioni si sono concluse con la vittoria di Kabila, accusato di aver soppresso deliberatamente più di 500 oppositori politici.
Anche la campagna elettorale del 2011 è stata segnata dallo spargimento di sangue. Le forze di sicurezza di Kinshasa hanno commesso gravi violazioni dei diritti umani, inclusi omicidi, sparizioni e arresti arbitrari, contro i sostenitori di Etienne Tshisekedi, principale rivale politico del presidente Kabila.

La tesi della dott.ssa Cristina Fraccalvieri Sicurezza internazionale e peacekeeping operations delle Nazioni Unite: la missione nella Repubblica Democratica del Congo tratta il tema delle operazioni di peacekeeping concentrandosi in particolare sulle missioni nella Repubblica Democratica del Congo.
Nelle missioni in Congo le Nazioni Unite "hanno dovuto affrontare molteplici variabili quali persistenti tensioni etniche, la volontà di appropriarsi e sfruttare le immense ricchezze naturali del Paese, gravi violazioni dei diritti umani, il fenomeno dell'arruolamento dei bambini soldato, l'elevato numero di parti coinvolte e l'ampia disponibilità di armi leggere, un clima generale di impunità e violenza diffusa, la presenza sul territorio di un elevato numero di profughi, associate alla vastità del territorio stesso. Una situazione dunque molto complessa che ha rappresentato e rappresenta un importante banco di prova per il peacekeeping delle Nazioni Unite."
"Tenendo presente tutti questi elementi, il processo di pace che l'Organizzazione hanno avviato nel 1999 mira anche a risolvere i problemi di lungo termine che si sono presentati e si presentano nel Paese. La MONUC, trasformata oggi in MONUSCO, può considerarsi a tutti gli effetti una missione multifunzionale di peacekeeping in quanto accanto alle funzioni militari in senso stretto di controllo dell'attuazione degli iniziali accordi di pace o azioni svolte allo scopo di evitare il riaprirsi delle ostilità, vi sono attività molto ampie che riguardano l'assistenza umanitaria, il rimpatrio dei rifugiati, la promozione e tutela dei diritti dell'uomo e l'indagine sulle violazioni per porre fine alle impunità. Ma anche il rafforzamento delle istituzioni democratiche e dello stato di diritto, la riforma del settore della sicurezza attuata attraverso le attività formazione a tutti i livelli dell'esercito nazionale, il processo di disarmo, la smobilitazione di reintegrazione degli ex combattenti nella società civile. Nel corso degli anni il compito delle Nazioni Unite è stato ostacolato anche dalla mancanza di collaborazione da parte di molti gruppi oggetto del processo di pace, e dalla presenza di notevoli gruppi armati che ancora oggi destabilizzano le zone orientali del Paese, rendendo evidente come le attività intraprese dall'Organizzazione necessitano di una reale volontà di darne seguito e di una serie di sforzi dello Stato che ospita la missione, e di tutti gli attori coinvolti, affinché essa possa essere davvero efficace e apportare i risultati sperati.
A dieci anni dall'avvio della missione nella Repubblica Democratica del Congo, le condizioni del Paese sono sicuramente migliorate, ma l'attuale situazione viene considerata fragile e ancora molta è la strada da fare per giungere ad una solida e duratura pace."

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Sicurezza internazionale e peacekeeping operations delle Nazioni Unite: la missione nella Repubblica Democratica del Congo