La tesi del giorno
Il ruolo dei mass media in Siria
"Dopo gli eventi dell'11 settembre, il flusso di informazioni dal e sul mondo arabo, alimentato da una sempre maggiore domanda, è cresciuto notevolmente. Tuttavia, certamente anche per motivi linguistici, la fruizione di informazioni provenienti dal mondo arabo rimane, in Occidente, piuttosto limitata, così come la conoscenza del sistema dei media nei singoli paesi che lo compongono."
Nella sua tesi Mass media e proteste in Siria. Tra schizofrenia mediatica e guerra delle immagini la dott.ssa Milena Paglia analizza la relazione tra media e politica nel mondo arabo concentrandosi in particolare sul ruolo dei mass media nelle proteste in Siria.
"Le turbolenze rivoluzionarie che hanno scosso l'area del Medio Oriente e dell'Africa settentrionale, hanno indubbiamente attratto maggiore interesse internazionale sulla regione, ma la provenienza e la qualità delle informazioni non è stata spesso sufficiente a soddisfare i parametri di trasparenza che il pubblico ormai esige. È necessario, innanzitutto, partire dalla considerazione che i paesi coinvolti conoscono standard di libertà di informazione e di espressione quasi sempre fortemente ristretti, se non del tutto assenti. Diventa difficile, dunque, avere un quadro chiaro sia della situazione mediatica locale, che della copertura degli eventi."
Quali sono le funzioni che svolgono, i media, nei paesi arabi?
"Quelle della trasmissione di informazioni di interesse generale e dell'interpretazione e commento degli eventi, rientrano certamente tra le funzioni basilari che ogni mezzo di comunicazione svolge. Ma se il formato dei media arabi non differisce troppo da quello dei media occidentali, delle reali differenze si possono costatare invece nel contenuto. [...] La motivazione risiede ancora una volta nello stretto legame tra informazione e politica nei paesi arabi: lo scambio di opinioni trova uno spazio piuttosto ristretto nella comunicazione mediatica, e, quando sussiste, spesso avviene a senso unico. Sono rare, ad esempio, le lettere dei lettori agli editori, i sentimenti antigovernativi sono solo raramente espressi, e la funzione che i media occidentali possono svolgere - quella, cioè di attuare una sorta di monitoraggio sull'attività dei governi - non è invece quasi mai garantita da quelli arabi."
Nei media siriani in particolare "la realtà diviene mera opinione e la comunicazione tra le varie fonti di informazione è tutt'altro che coordinata".
Dall'analisi della dott.ssa Paglia emerge una totale mancanza di oggettività e obiettività in quanto, nei media siriani "si rilevano piuttosto continue notizie e smentite, falsi costruiti ad hoc per aumentare la drammaticità dei fatti e renderli più appetibili al pubblico o per fare il gioco di questo o quest'altro attore coinvolto nella crisi - finendo poi, spesso, per avvantaggiare l'avversario".
"Da una parte la propaganda del regime che, attraverso le veline della sua agenzia di stampa ufficiale, la Syrian Arab News Agency, diffonde immagini di una Siria minacciata da una cospirazione internazionale che mina alla sua stabilità e alla sua coesione interna, e che nega invece ogni responsabilità per la morte dei civili durante la repressione, dall'altra la denuncia dei video amatoriali e degli attivisti per i diritti umani, che, trovando voce nei media transnazionali e internazionali, riferiscono giornalmente i numeri delle vittime e i casi di tortura da parte delle forze governative. Nonostante le barriere fisiche - geografiche - e quelle della censura siano state in parte superate dai nuovi meccanismi di
comunicazione - dalle emittenti satellitari ai social media -, la Siria pare rimanere ancora poco visibile nella nebbia che ricopre i fatti."
Nonostante i nuovi media non siano riusciti a portare ad un cambiamento politico e a sconfiggere la censura da parte delle istituzioni, "essi sono certamente riusciti ad ampliare lo spazio mediatico e a fornire nuove opzioni al pubblico".