La tesi del giorno
Spie contro l'assenteismo
La recente inchiesta di Striscia la Notizia sull'assenteismo in Italia evidenzia la diffusione a livello nazionale di questo malcostume, il cui ultimo episodio rilevato coinvolge i dipendenti dell'ASL di Casoria, in provincia di Napoli, dove alcuni impiegati pubblici sono stati filmati mentre timbravano contemporaneamente il proprio cartellino e quello di altri colleghi al momento non presenti sul posto di lavoro.
Il fenomeno può essere considerato il cancro del pubblico impiego, certificato dal confronto con il settore privato. Secondo gli ultimi dati
Istat, il tasso di assenze nel comparto pubblico si attesta al 20.1%, il 54% in più rispetto alla media nelle grandi aziende (fermo al 13.1). Un rapporto di cinque a uno.
Tra gli enti locali, i comuni italiani si aggiudicano la maglia nera per l'incessante incremento di richieste ex art.104 che dà diritto a tre giorni al mese di assenza per occuparsi di familiari anziani o malati, talvolta immaginari.
Un mito da sfatare è che l'assenteismo nel Belpaese sia maggiore al Sud piuttosto che al Nord: in realtà il Centro Italia mostra il tasso di assenza per malattia maggiore mentre stupisce che Nord-Est e Nord-Ovest abbiano mediamente più assenze per malattia di quanto rilevato nel Sud e nelle isole. Inoltre, osservando i tassi regionali, colpisce il fatto che il tasso di assenza sia superiore in Veneto rispetto alla Campania.
Comprendere i fattori che determinano tale fenomeno è sicuramente il primo passo per combattere il comportamento assenteista attraverso politiche del lavoro mirate.
Come evidenzia la dott.ssa
Stefania Farina, le cause dell'assenteismo sono molteplici: la ricerca condotta dall'autrice, incentrata sulla letteratura economica dell'assenteismo, parte dall'analisi delle teorie di diversi autori in merito ai fattori che influenzano l'assenteismo e la sua variazione tra i diversi gruppi di lavoratori.
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Il primo serio tentativo di analizzare l'assenteismo, come sostiene Treble (1990), è rappresentato da due rapporti redatti dal Medical Research Council di Londra (Vernon e Bedford, 1928, e Vernon, Bedford e Warner, 1931). Questi lavori sono basati su dati relativi a un gruppo di minatori di carbone britannici e esaminano la relazione esistente tra le variabili delle condizioni di lavoro (ad esempio, la profondità, la temperatura, l'umidità dei pozzi) e tre diverse classi di assenza: assenza a causa di malattia, di assenza dovuta a incidenti e assenza volontaria. Entrambi gli studi hanno trovato che l'assenza è significativamente influenzata dalle caratteristiche del contratto di lavoro, come il sistema di remunerazione e la presenza di un regime di indennità di malattia. Si evidenzia, inoltre, una rilevante influenza dell'ambiente di lavoro (temperatura e umidità) sull'assenteismo."
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In particolare, la soddisfazione sul lavoro viene considerata la chiave principale per la decisone d'assenza volontaria. L'evidenza suggerisce, infatti, una forte correlazione positiva tra la soddisfazione sul lavoro e salari (Freeman, 1978; Borjas, 1979). La maggior parte degli studi economici sull'assenteismo si è incentrata sull'offerta di lavoro, ponendo l'attenzione sulle caratteristiche dei contratti di lavoro quali determinanti essenziali del comportamento d'assenza. Interessanti a riguardo i risultati degli studi condotti da Dunn e Youngblood (1986), Drago e Wooden (1992) che esaminano l'effetto prodotto dal salario. In generale, i ricercatori hanno trovato una relazione negativa tra i salari e il comportamento d'assenza."
A questo proposito le aziende hanno risposto attraverso una serie di incentivazioni al fine di incrementare la soddisfazione professionale del lavoratore, grazie a diverse soluzioni contrattuali che si differenziano dal modello tradizionale (multitasking, tornei e team, salari di efficienza, profili salariali crescenti con l'anzianità ecc.), la cui applicazione viene ad essere limitata dalle istituzioni presenti nel mercato del lavoro italiano: Sindacati, RPI e CCNL.
Per arginare il fenomeno delle assenze ingiustificate, alcune imprese italiane hanno recentemente adottato misure anti-assenteismo drastiche: è il caso dell'ingaggio di veri e propri investigatori privati, reclutati per smascherare finti malati e lavoratori che abusano dei permessi della legge 104 (assistenza a portatori di handicap). Nel 2011 in Italia sono state circa 6 mila - secondo la stima di
Federpol, una delle associazioni di categoria - le società che si sono rivolte a un detective privato per far spiare dipendenti fannulloni o fedifraghi.
Generalmente le indagini partono a seguito della denuncia di un collega, per arrestarsi di fronte a prove certe di reato, le quali possono essere punite con il licenziamento da parte dell'azienda o le dimissioni del lavoratore stesso.
Due sentenze della Cassazione civile (la 829 del 1992 e la 7776 del 1996) hanno legittimato lo spionaggio dei dipendenti in caso di assenteismo o di infedeltà aziendale, ma il controllo da parte del datore di lavoro ha ancora dei limiti, specialmente tra gli enti pubblici, i quali non possono ancora rivolgersi a investigatori privati nonostante le numerose segnalazioni.
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Le determinanti dell'assenteismo: evidenza empirica su una banca calabrese

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