La tesi del giorno
La violenza sulle donne
Qualcuno ha proposto di chiamarlo, semplicemente, "femminicidio". Questo è. Senza troppi giri di parole. Il fenomeno della violenza sulle donne nel nostro Paese è qualcosa di allarmante. E non si può più fingere che non esista.
Come ci spiega bene
Nadia Orsi nella sua tesi
La violenza sulle donne, "questa è una piaga che colpisce l’intera umanità e come tale va affrontata. E’ presente sia nei Paesi industrializzati sia in quelli in via di sviluppo. Non conosce differenze sociali o culturali; le vittime e gli aggressori appartengono a tutte le classi sociali e a tutti i ceti economici. Anche un’interazione patologica, fondata su esperienze infantili penose, può essere assimilata e creare adulti maltrattati o maltrattanti".
Per rimediare all’enorme danno che la violenza sulle donne provoca sia a livello sociale sia personale della vittima occorrerebbero
più fondi da investire negli enti che si occupano di donne maltrattate e dei loro bambini. E' dimostrato infatti che "se le persone che subiscono abusi incontrano un sostegno esterno, che faccia loro vedere il problema da un altro punto di vista e le aiuti, l’accaduto può essere elaborato e superato".
I maltrattamenti inferti alle donne possono essere fisici, per cui, nella famiglia, l’aggressione si manifesta in casi di disagio personale quali l’
alcol-dipendenza,
tossicomania,
stato di disoccupazione. Ma possono anche essere psicologici. "Rappresentano tutti un fenomeno in forte aumento che richiede interventi investigativi alquanto complessi, da un punto di vista giuridico, perché si basano sulla lettura dei dati forniti dalla vittima".
In questa categoria rientrano la
violenza economica, ovvero quando l’uomo usa il denaro per sottomettere la donna, il
mobbing sul luogo di lavoro, che si manifesta con insinuazioni sessuali o dequalifica, per scopi sessisti, da parte di colleghi o superiori, lo
stalking, ovvero condotte aggressive e a volte violente, invettive scritte o verbali, minacce, telefonate continue, pedinamenti, ecc., perché non si accetta una eventuale rottura del rapporto di coppia.
Per quanto riguarda quest’ultima sfera di violenze, è emerso che la pena è limitata e non prevede l’applicazione di misure coercitive. Questo pone la vittima di fronte a situazioni drammatiche, essa si deve, in qualche modo, adattare alle persecuzioni e ad una situazione che può in qualsiasi momento aggravarsi, senza la possibilità di intervenire in tempo. Occorre quindi che si prendano delle misure che vadano a modificare la nostra legislazione, soprattutto per quanto concerne i reati di stolking e mobbing, perché le vittime vanno cautelate e protette. Come i fatti di cronaca ci confermano, queste violenze si concludono, spesso, con la morte della vittima.
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