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La tesi del giorno

Il valore dell'Erasmus

Il valore dell'ErasmusIl 25esimo anniversario dell'Erasmus, celebrato in tutta Europa con feste e convegni, rappresenta l'inizio di una nuova fase del programma che fino ad oggi ha coinvolto quasi 3 milioni di studenti e docenti universitari creando una fitta rete di relazioni multiculturali tra gli atenei del Vecchio Continente: a partire dal 2013, infatti, il progetto di mobilità verrà esteso per la prima volta a tutto il mondo, diventando "Erasmus for all".

Tra i progetti per il futuro, la Commissione Europa intende aumentare il budget per soddisfare più richieste, incentivando la mobilità con lo scopo di migliorare le competenze e sviluppare le abilità degli aderenti. Il Ministro dell'Istruzione Francesco Profumo, in seguito alla conferenza internazionale di Copenhagen dove è stato elaborato il "manifesto" che sancisce i risultati finora raggiunti dal progetto, auspica la realizzazione di una forma di certificazione europea che permetta agli studenti di seguire un percorso formativo in due Paesi diversi con l'acquisizione di un titolo universitario unico, maggiormente spendibile nel mondo del lavoro.

Oltre all'indiscusso valore formativo del programma, l'Erasmus costituisce un momento di passaggio nella vita di un individuo, dovuto dall'allontanamento dal proprio paese di origine e dall'acquisizione di nuove mansioni e responsabilità.

La dott.ssa Immacolata De Nicola, nella sua tesi Antropologia dell'Erasmus. Partire studenti, vivere sballati, tornare uomini , affronta il fenomeno da un punto di vista antropologico, partendo dalla racconto dell'esperienza di un "erasmusiano", Filippo, proponendo una riflessione critica e interpretativa del vissuto del soggetto.

Come spiega l'autrice, il fenomeno Erasmus può essere considerato un rito di passaggio, concettualizzato dall'antropologo Arnold Van Genepp, il quale percepisce la vita degli individui come "una successione di tappe nelle quali il termine finale e l'inizio costituiscono degli insiemi dello stesso ordine: nascita, pubertà sociale, matrimonio, paternità, progressione di classe, specializzazione di occupazione, morte. A ciascuno di questi insiemi corrispondono cerimonie il cui fine è identico: far passare l'individuo da una situazione determinata a un'altra anch'essa determinata.

In quest'ottica, il passaggio di status da semplice studente a studente Erasmus di Filippo sancisce l'allontanamento dalla vita precedente e segna il suo ingresso in una fase liminale, ampiamente teorizzata dell'antropologo britannico Victor Turner.

Sia Van Gennep che Turner distinguono tra riti di passaggio "individuali", legati al ciclo biologico, che segnano un avanzamento progressivo del soggetto, e riti "calendariali" che si ripetono stagionalmente e coinvolgono la collettività senza alcun cambiamento di status. I primi tendono ad abbassare le persone durante la fase marginale per poi restituirle con una condizione più elevata; i secondi le innalzano temporalmente per riportarle alla condizione abituale. Il nostro Erasmus è un rito individuale.

Il lavoro sul campo di Immacolata è quindi essenziale per comprendere l'importanza del programma Erasmus nella vita di un individuo, rappresentato come un vero e proprio rituale moderno che porta alla maturazione del soggetto e all'acquisizione di un nuovo status sociale al momento del suo ritorno.

Visita la tesi:

Antropologia dell'Erasmus. Partire studenti, vivere sballati, tornare uomini
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