La tesi del giorno
Il finanziamento pubblico ai partiti
"I partiti politici sono istituzioni politiche vitali e fondamentali all'interno di un sistema democratico. Essi si presentano innanzitutto come mediatori tra le istituzioni pubbliche e la società civile, tra lo Stato ed i cittadini e hanno una funzione decisiva all'interno della dimensione politica in quanto organizzano interessi ed identità presenti nella società civile.
Ma, per svolgere le loro principali attività, i partiti hanno bisogno di risorse finanziarie adeguate. Il rapporto tra denaro e politica è una delle questioni più serie che le democrazie contemporanee si trovano ad affrontare."
La dott.ssa Lucia Gullà nella sua tesi La legislazione sul finanziamento dei partiti in Italia ripercorre la storia del finanziamento pubblico ai partiti in Italia, introdotto della legge 195/74, per poi concentrarsi sulla sua evoluzione, a partire dalle modifiche apportate alla legge negli anni '80 fino al referendum del 18 Aprile 1993, che abolisce il finanziamento pubblico per l'attività ordinaria dei partiti mantenendo però in vita i rimborsi elettorali che diventano, come si vedrà, una nuova fonte ordinaria di finanziamento dello Stato.
Come ricorda la dott.ssa Gullà, il tema del finanziamento ai partiti viene introdotto negli anni Cinquanta e Sessanta, dopo le elezioni del 18 aprile 1948 diventa "ovvio che l'autofinanziamento proveniente dagli iscritti non può in nessun modo supplire alle necessità finanziarie dei partiti. Ciononostante, già nei primi anni della Repubblica tutti si rifiutarono di affrontare in maniera aperta e trasparente le questioni del costo della democrazia e del finanziamento delle forze politiche."
La questione del finanziamento ai partiti torna a più riprese negli anni Settanta fino a sfociare nell'approvazione della legge 195/74. La legge Piccoli prevedeva "il sostegno all'iniziativa politica come puro finanziamento alle strutture dei partiti presenti in Parlamento, con l'effetto di penalizzare le nuove formazioni politiche. Il flusso di fondi ha anche l'effetto di rafforzare gli apparati burocratici interni dei partiti e disincentivare la partecipazione interna."
La legge venne approvata a Montecitorio con 334 voti favorevoli e 34 contrari (gruppo liberale), in seguito ad un nuovo scandalo tangentizio con fondi attribuiti ai partiti di governo da parte di compagnie petrolifere in cambio del mantenimento di un alto prezzo della benzina.
"Tale legge, intitolata Contributo dello Stato al finanziamento dei partiti politici prevede che il finanziamento pubblico venga sdoppiato su due fronti [...]: da un lato, a favore dell'attività funzionale e ordinaria dei partiti, dall'altro lato, a titolo di concorso nelle spese elettorali."
Negli anni '80, con la legge 659/81, aumentano i contributi statali ai partiti e viene introdotta una nuova forma di pubblicità dei bilanci: i partiti devono depositare un rendiconto finanziario annuale su entrate e uscite, per quanto non siano soggetti a controlli effettivi. Inoltre i partiti e i politici (eletti, candidati o aventi cariche di partito) hanno il divieto di ricevere finanziamenti dalla pubblica amministrazione, da enti pubblici o a partecipazione pubblica.
"Nel ventennio successivo all'entrata in vigore della legge 195/74 si ha un forte deterioramento del finanziamento dei partiti a causa dell'espansione del sistema illecito, ma il Legislatore non vuole o non riesce a intervenire in modo incisivo e radicale. La conseguenza di tutto ciò è che l'equilibrio del sistema politico viene meno. Non è possibile indicare la data precisa del crollo del sistema: si tratta piuttosto di un processo di sgretolamento progressivo che si sviluppa nel biennio 1991-1993 e che ha il suo momento conclusivo, almeno sul piano simbolico, nel referendum del 18 Aprile 1993."
"Il referendum del 18 Aprile 1993 avrebbe dovuto concludere l'esperienza del finanziamento pubblico, almeno per quanto concerne l'attività ordinaria dei partiti, permettendo così anche una diminuzione dei costi della politica. Ma solo pochi mesi dopo dallo straordinario risultato referendario (che, si ricorda, vede il 90,3 per cento degli elettori schierarsi contro il finanziamento pubblico) la questione viene aggirata con la legge 515 del Dicembre 1993 e le successive modifiche (legge 157/99, legge 156/2002 e legge 51/2006), che aumentano i rimborsi elettorali a favore dei partiti."
Fonte dell'immagine: Info Consumatori - Quotidiano Nazionale Online di Informazione al Consumo a cura di Massimiliano Orlando