Skip to content

La tesi del giorno

Padri oggi

Padri oggiL'arrivo di un bambino rappresenta per tutte le coppie un momento delicato in cui i rapporti vengono riconfigurati: orari e abitudini cambiano radicalmente e si vivono emozioni nuove e inaspettate. Un’esperienza entusiasmante che i genitori vivono con trasporto, anche se non sempre nello stesso modo.

La tesi di Emilio Castaldi, Diventare padri oggi: Un percorso relazionale verso l'evento parto, esplora la figura paterna postmoderna attraverso le fasi che intercorrono tra la comunicazione della notizia e il momento del parto, analizzando l'esperienza del sentirsi padre dal punto di vista antropologico, psicologico e sociale.

L'autore parte dalla definizione della sindrome couvade, termine inteso come "parola derivante dal francese couver che significa "incubare, far nascere, covare" e indica appunto l'attrazione dell'uomo verso il nascituro, rappresentando uno dei costumi più remoti e diffusi tra le popolazioni della terra", per passare alla vera e propria descrizione del rito della couvade in antropologia, con la quale ci si riferisce ad una serie di rituali che nelle società tribali riassorbivano in maniera indolore i possibili disagi legati al passaggio di stato verso la paternità. Seppure le sue manifestazioni siano molto diverse, questi rituali appaiono simbolici nel tentativo di concedere alcuni "privilegi" ai futuri papà.

L'elaborato di Emilio risponde a importanti domande sulle attuali caratteristiche della paternità come i modelli di riferimento dei futuri padri, i privilegi a loro concessi e la rivalità espressa nei confronti della figura materna.

"Così come per i padri dei riti della couvade, i padri di oggi sono tenuti a costruire il loro ruolo e la loro funzione sulla base del modello femminile, la cui funzione è collocata per natura. I padri di nuova generazione non hanno imparato infatti il mestiere imitando le gesta autoritarie del proprio padre in quanto "assente" (Mitterlisch, 1977), ma "hanno assecondato la nascita della paternità nella relazione d’amore e di coppia con la propria compagna, che ha fecondato prima il ruolo paterno e poi il prodotto generativo" (Pietropolli Charmet, 2009, p.12). I nuovi padri quindi vengono addestrati all’esercizio del loro ruolo non dai loro padri, che piuttosto sono serviti da modelli di controidentificazione, ma prima dalle loro partner e poi dai loro figli."

Questa controtendenza rispetto al passato ha generato l'avvento di una nuova modalità maggiormente partecipativa dell'essere padre, così descritta: "l’aver costruito la propria idea di paternità sulla base degli insegnamenti della propria compagna e dei bisogni del figlio ha importanti conseguenze sulla declinazione del ruolo paterno e conseguentemente sul clima familiare stesso. Il nuovo padre si è "materializzato" perché ha saputo riconoscere nella madre (inteso come la propria madre e la compagna) una maggiore competenza nella comprensione e soddisfazione dei bisogni del figlio e nella gestione dei suoi affetti più profondi. Il figlio dei papà di oggi e dei padri della couvade, nasce quindi all’insegna di valori femminili e materni fin dall’inizio, gli incontri precoci con il figlio durante la gravidanza e il parto hanno promosso nell'uomo l’attivazione di capacità nuove ed esclusive, che gli consentono di sintonizzarsi con tenerezza verso i bisogni del bambino, predisponendolo così a una relazione di accudimento, fortemente empatica, sostenendone la crescita affettiva e relazionale (Pietropolli Charmet, 2009)".

Alla crescente partecipazione dell'uomo in merito dell'accudimento del bambino corrisponde anche la necessità sempre più sentita in Italia di riconoscere alla figura paterna una maggiore importanza e tutela legate grazie a una serie di provvedimenti atti a rispettare i diritti del padre.

Uno degli esempi riportati dall'autore è il congedo parentale, disciplinata in Italia dalla legge 53/2000 ("legge Turco") che prevede il riconoscimento dell'astensione facoltativa della lavoratrice o del lavoratore. Il diritto di assentarsi dal lavoro per congedo parentale e il relativo trattamento economico sono riconosciuti anche nel caso in cui l'altro genitore non ne abbia diritto. Tale diritto spetta ai genitori, anche congiuntamente, durante i primi 8 anni di età del bambino per un periodo complessivo di massimo 10 mesi.

Dall'analisi della ricerca denominata "Soprattutto padri" emerge che solo il 35% del campione analizzato ha usufruito del congedo per un periodo superiore a un mese.

Infine, l'autore traccia le cause piritiche e sociali del limitato uso del congedo nel nostro paese: "si può pensare che fra i vari motivi del suo limitato utilizzo nel diventare pratica "normale" ci sia l’aspetto retributivo previsto dall’attuale legislazione (un’indennità pari al 30% della retribuzione), ma anche le durevoli resistenze culturali da parte dei padri nel richiedere il congedo e molte volte, sono condizionati dai datori che considerano per lo più inaccettabile e una prova di scarso attaccamento al lavoro il fatto che i padri chiedono il congedo genitoriale cui avrebbero diritto. Così molti padri che desiderano, o si trovano nella necessità di condividere almeno in parte la responsabilità di cura devono farlo di nascosto: utilizzando ferie, chiedendo permessi per altri motivi e così via (Ruspini, Zajczyk, 2008)."

Concludendo, "le ragioni della scarsa effettività della legge stanno non solo nel costume sociale difficile da cambiare ma anche nella situazione del mercato del lavoro nel quale le donne guadagnano meno e dunque, poiché l’assenza dal lavoro determina la perdita di almeno una quota di reddito, ed è preferibile, anche per l’economia familiare, che si assenti la madre invece che il padre per fornire la maggior quota di sostentamento per la famiglia (Istat, 2007)".

Fonte foto: http://www.tuttomamma.com/congedo-paternita

Visita la tesi:

Diventare padri oggi: Un percorso relazionale verso l'evento parto
Argomento tesi successiva
Hollywood e il fenomeno del divismo