La tesi del giorno
Donne in politica
E' di questi giorni la riforma del Senato volta a ridurre il numero dei deputati, dagli attuali 630 a 508.
La decisione è stata presa quasi all'unanimità, ma le voci di dissenso non sono comunque mancate. Nel coro, anche quella di Anna Finocchiaro, che teme che tale scelta non si tramuti mai in legge. Una voce femminile, dunque, una delle poche che si levano dal Senato. Chissà quanti di questi futuri politici apparterranno al gentil sesso se, come richiama Sandra Gliozzo nella sua tesi di laurea, Quote ed altro: problemi della rappresentanza femminile, "in tutti i paesi l’idea di una democrazia paritaria, dove vengano rispettati i principi di uguaglianza tra uomini e donne, è molto lontana dall’essere realizzata. Le donne vengono, sistematicamente, escluse dalla rappresentanza e, di conseguenza, dal processo decisionale."
I dati raccolti dalla dott.ssa si riferiscono all'anno 2008, anno in cui nonostante un incremento delle donne in Senato, la categoria risulta comunque sottorappresentata: "Al Senato le donne rappresentano il 18,1%, tra i senatori eletti", dato che poco si discosta da quello attuale, in quanto ancora nel 2012 le donne rappresentano il 21,4% alla Camera dei Deputati e il 18,6% al Senato.
La dott.ssa Gliozzo si chiede quali possano essere le motivazioni della difficile presenza delle donne in politica e riporta alcuni fattori che possono essere alla base del disequilibrio, evidenziati da una delle numerose ricerche sull'argomento (Asdo - Assemblea delle Donne per lo Sviluppo e la Lotta all’Esclusione Sociale, “Donne in politica”, gennaio 2007).
Vengono individuati otto aspetti di criticità:
"1. la segregazione verticale diffusa
In tutti i Paesi avanzati c’è una bassa presenza delle donne nelle posizioni più importanti. Questo avviene sia nell’ambito politico, che in quello economico e sociale. Ecco perché si parla di “segregazione verticale diffusa”. Tutto ciò è dovuto ad una vera e propria dominanza degli uomini in queste aree e soprattutto in quella politica. È qui, infatti, che le donne incontrano maggiori difficoltà per affermarsi.
2. la disarmonia tra soggetti nell’esercizio della rappresentanza politica
Spesso le donne che riescono ad entrare nel mondo della rappresentanza politica sperimentano un senso di disagio, impotenza e delusione, dovuto a un diverso modo, rispetto agli uomini, di approcciare alla politica e ad un diverso modo di gestire il potere.(…)
3. la frammentarietà della mobilitazione per la leadership femminile
Purtroppo non c’è una mobilitazione sistematica e unita, in grado di superare questa bassa rappresentanza delle donne. Tutte le battaglie organizzate a tal fine sono temporanee. Non si riesce a creare un fronte comune.(…)
4. i vincoli materiali alla presenza delle donne in politica e questione delle risorse
Questi vincoli corrispondono per le donne alle risorse necessarie per intraprendere la carriera politica. Tra queste ci sono, innanzitutto, quelle economiche, dalle quali dipende la possibilità di partecipare alle elezioni e di accedere ai livelli più alti della politica. Altre due risorse sono importanti il tempo e l’organizzazione.(…)
5. l’inerzia normativa e comportamentale
Quest’area di rischio fa riferimento a tutta una serie di norme che contribuiscono a mantenere la situazione attuale, impedendo alle donne una piena realizzazione nel mondo della politica. Questa inerzia, spesso, rende neutre tutte quelle norme volte a favorire la parità tra uomini e donne in politica.(…)
6. i nodi biografici e le diversità curriculari
Ci sono numerose differenze per quanto riguarda i percorsi di accesso e la progressione di uomini e donne in politica.
I percorsi delle donne sono più discontinui, caratterizzati da ritorni e ritardi. Questa situazione penalizza le donne, che rimangono delle outsider.(…)
Infine, come già ricordato, il lavoro di cura all’interno della famiglia è un ostacolo molto difficile da superare.(…)
7. l’ambiguità del consenso dell’opinione pubblica
Nonostante le opinioni generalmente positive degli elettori sull’importanza della presenza delle donne in politica, il loro comportamento di voto tende, poi, a penalizzarle. L’opinione pubblica è in genere molto dura nei confronti delle donne. (…)
8. l’incertezza nella volontà di promozione dell’accesso delle donne
(…) Sono, principalmente, i partiti che, spesso, sottovalutano il problema delle donne. Inoltre, le stesse donne hanno paura di accedere a responsabilità politiche troppo elevate e, a volte possono essere disinteressate o addirittura rifiutare la politica (in quanto organizzata in base agli orari, agli stili di vita e ai valori degli uomini)."
La dott.ssa Gliozzo fornisce poi un'ampia documentazione sulla presenza delle donne ai vertici della politica di tutto il mondo, focalizzandosi sul dato italiano. I risultati sono ancora scoraggianti e la strada per il riconoscimento delle pari opportunità è ancora lunga da percorrere.
Una possibile soluzione analizzata è quella delle quote: assicurando alle donne dei posti nelle istituzioni pubbliche, ne si garantisce la presenza. Questa opzione non è però esente da criticità, non ultime delle controversie filosofiche alla base di una scelta di questo tipo: "Il problema delle quote è così controverso, non solo perché vengono sottratte delle posizioni a chi già le aveva (generalmente gli uomini o una minoranza etnica), ma anche perché, come sottolinea la Lovenduski (Lovenduski J., intervento alla conferenza "Genere e democrazia: idee, sperimentazioni e percorsi", 12-13 marzo 2008, www.radioradicale.it) esistono delle controversie filosofiche più ampie. Le quote, infatti, spesso sono trasversali o contrarie a certi principi radicati di uguaglianza e, inoltre, riconoscono le donne in quanto categoria politica, sollevando interrogativi sulla natura del genere rispetto, invece, ad altre tipologie di identità politica. Tutto ciò provoca dei contrasti anche con le femministe che si sentono trattate come se fossero una categoria separata e debole".
L'autrice esamina poi la situazione degli oltre cento Paesi nel mondo in cui le quote vengono utilizzate e sottolinea come il sistema di quote sia efficace, in particolare quello relativo ai partiti. Una simulazione pensata sulla base dei risultati elettorali dell'aprile 2006 in Italia, dimostrerebbe che in Italia "l’utilizzo delle quote assicurerebbe una maggiore presenza femminile nei luoghi di rappresentanza, con un aumento dell’8.27%, nel caso in cui si adotti l’alternanza uomo-donna nelle liste elettorali e, uno sviluppo del 22.53% utilizzando, invece, la quota del 50% - 50%."
In ogni caso, come conclude la dott.ssa "Naturalmente, la cosa migliore che potrebbe accadere è che le donne possano entrare nelle istituzioni politiche senza dover ricorrere all’ausilio di nessun tipo di azione positiva e che, di conseguenza, siano gli stessi partiti ad includere, volontariamente, nelle candidature un numero sempre maggiore di donne, al fine di poter realizzare un equilibrio nella rappresentanza tra uomini e donne e di poter, finalmente, concretizzare l’ideale di democrazia paritaria da tanti auspicato."
Fonte dell'immagine: http://www.liquida.it